22 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011trici tennero con Ada Marchesini Gobetti – vedova <strong>di</strong>Piero Gobetti e <strong>di</strong>rettrice del “Giornale dei genitori” –una tavola rotonda invitando giornalisti, pedagogisti, assessori.Fu per la Galleria un evento singolare ma importanteche fece intervenire anche la RAI.La Galleria che prende il nome da Ettore GianFerrari, iniziò la sua attività nel 1936 in via Clerici. Ettoreera figlio del musicista e <strong>di</strong>rettore d’orchestra AngeloFerrari, e in un primo tempo si de<strong>di</strong>cò al teatro, fondandoil teatro sperimentale Arcimbol<strong>di</strong> in via Unione.Questo era un piccolo teatro nel quale si allestivanospettacoli d’avanguar<strong>di</strong>a firmati da Marinetti, Bevilacqua,Roggero, Rognoni (Il dottor Mattia, con le scene <strong>di</strong>segnateda un esor<strong>di</strong>ente Bruno Munari), facendo debuttareuna compagnia <strong>di</strong> giovani e promettenti attoricome Isa Miranda e Marisa Merlini. Curioso e attento atutti i fenomeni artistici, pronto a cogliere quanto <strong>di</strong>meglio avveniva nelle arti anche in campo internazionale,Ettore organizzava nel foyer del teatro delle mostre<strong>di</strong> giovani pittori, tra cui Aligi Sassu e Nicola Benois.Nel giugno del 1936, durante le recite straor<strong>di</strong>narie<strong>di</strong> un dramma <strong>di</strong> Dino Bonar<strong>di</strong>, il Capitan Fortuna (giàrappresentato in altre città italiane, ma per la prima voltaa Milano), in onore del drammaturgo – che, come criticosulle colonne del Corriere della Sera, fu sempre vicino allevicende degli artisti – vennero esposte le opere <strong>di</strong> uncentinaio pittori tra cui C. Carrà, A. Tosi, G. Tallone, A.Salietti, T. Bortolotti.Il successo <strong>di</strong> questa mostra, nata come sostegno allavoro teatrale, contribuì ad alimentare una passione perle arti figurative più che viva in Gian Ferrari: quello cheera un tentativo <strong>di</strong> trovare dei finanziamenti per il teatrosperimentale, <strong>di</strong>venne ben presto un’appassionata attivitàche durò poi per tutta la vita. Nel novembre del 1936dava sfogo a questa passione in via Clerici inaugurando lamostra Prima rassegna della Donna Italiana nel campodelle arti figurative, cui parteciparono 25 artiste con 70opere <strong>di</strong> scultura e pittura. La mostra era curata dalla pittriceNatalia Mola «che, tra l’altro, espone un ritratto <strong>di</strong>re Alfonso XIII <strong>di</strong> Spagna; quest’ultimo presenzia all’inaugurazione,contribuendo al successo mondano dellaserata, nonostante le prevenzioni superstiziose <strong>di</strong> GianFerrari, uomo <strong>di</strong> teatro, nei confronti dell’oscura fama <strong>di</strong>cui godeva la famiglia spagnola» 14 .
novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 23Nella pagina accanto: Eso Peluzzi, Autoritratto, incisione,1969. A destra: copertina del catalogo della mostra<strong>di</strong> Peluzzi alla Gian Ferrari (1967)La Galleria si <strong>di</strong>stinse subito organizzando mostrein cui venivano presentate le migliori personalità dell’arteitaliana e straniera: De Chirico, Wotruba, Spa<strong>di</strong>ni,Viani, Kokoschka, Marussig. Proprio in una retrospettiva<strong>di</strong> quest’ultimo pittore, Gian Ferrari affiancò originalmente,fronte a fronte, <strong>di</strong>pinti autentici e <strong>di</strong>pinti falsi,perché potessero essere meglio stu<strong>di</strong>ati.Tra le esposizioni <strong>di</strong> quel periodo una, importantissimae prima in Italia, fu de<strong>di</strong>cata all’arte finlandesedel XIX e XX secolo. Nel 1955 la Galleria fu costretta achiudere i battenti perché l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> via Clerici dovevaessere abbattutto per far posto a quello nuovo del palazzoOlivetti. Dopo un breve periodo in cui si ritirò invia Filodrammatici, e dove curò eventi culturali <strong>di</strong> ampiorespiro 15 , nel 1959 Ettore riaprì la galleria in via Gesùal n. 19, con una mostra <strong>di</strong> Casorati, cui fecero seguito,tra le altre, una, commemorativa, <strong>di</strong> Renato Birolli,una personale <strong>di</strong> Alberto Mangelli e una celebrativa delgruppo <strong>di</strong> “Corrente”. L’attività della Galleria è proseguitafino ai nostri giorni, grazie all’intelligente e caparbioimpegno della figlia <strong>di</strong> Ettore, Clau<strong>di</strong>a, scomparsapurtroppo poco tempo fa.De Micheli cominciò a collaborare con la GianFerrari negli anni ’60, con una mostra retrospettiva de<strong>di</strong>cataa Aldo Carpi, in omaggio ai suoi sessant’anni <strong>di</strong> pittura16 . «Nella vicenda della pittura italiana del ’900, Carpiè un “irregolare”. È sempre vissuto a Milano, ha visto<strong>di</strong>ffondersi il <strong>di</strong>visionismo, è stato compagno <strong>di</strong> Carrà all’Accademia<strong>di</strong> Brera, ha conosciuto i primi futuristi, hapotuto seguire da vicino il fenomeno del novecentismo,ma nulla <strong>di</strong> tutto ciò ha mai scalfito la sostanza del suo <strong>di</strong>scorsofigurativo. […] Un “irregolare” dunque: uno <strong>di</strong>quegli artisti che se ne vanno da soli, unicamente nutritidalla propria fantasia, dalle proprie immagini, da propripensieri. […] Nel panorama della pittura italiana oggiegli appare come uno dei più significativi e originali fra ipittori del primo ’900: non mortificato, non logorato,non prigioniero della propria gloria. Dopo una vita passataad offrire poesia agli altri, è dunque venuto il tempoche gli si restituisca qualcosa: il nostro consenso pieno,critico ed umano» 17 .L’amicizia tra De Micheli ed Ettore, prima, e poicon la figlia Clau<strong>di</strong>a Gian Ferrari, sarà fedele e proficuaper anni: si succederanno mostre <strong>di</strong> Giuseppe Gorni, SergioBonfantini, Floriano Bo<strong>di</strong>ni, Silvio Benedetto, delraffinato pittore ligure Eso Peluzzi 18 , Mario Molteni, ArturoTosi, Ottavio Salvini, dei teatrini <strong>di</strong> Francesco Casorati,<strong>di</strong> Wanda Broggi, dello scultore Agostino Pisani, dell’argentina-romanaGloria Argelés, Christian Leroy,Normanno Soscia, della scultrice svizzera Cordelia vonden Steinen, Pietro Cascella, Timo e Do<strong>di</strong> Bortolotti 19 .Negli anni ’70, il loro sodalizio li vide uniti comenon mai per una vicenda abbastanza curiosa, che riguardavaalcune false sculture <strong>di</strong> Arturo Martini. Le sculture,acquistate da un collezionista milanese alla GalleriaMarlborough <strong>di</strong> Roma, vennero sottoposte a Gian Ferrariper una perizia sulla loro autenticità. Il gallerista, che<strong>di</strong> questa dubitava, chiamò subito l’amico che purtroppoconfermò i suoi dubbi. Le opere quin<strong>di</strong> furono al centro<strong>di</strong> una querelle tra loro due da una parte (che sostenevanoappunto che fossero false) e dall’altra la Marlborough eGiuseppe Marchiori 20 , come perito <strong>di</strong> parte, (che sostenevanofossero originali).