46la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011PAGINE CHE PARLANO DI LIBRIUn ine<strong>di</strong>to saggio francese che immaginaun nuovo Leopar<strong>di</strong> e un’inutile provocazione<strong>di</strong> matteo noja e matteo tosiDALLA FRANCIA, UNA NUOVALETTURA DI LEOPARDI UOMOGiacomo Leopar<strong>di</strong> muore a Napoliil 14 giugno 1837. Si pensa che la mortesia stata la conseguenza delle numerosimalattie che lo tormentavanodall’infanzia o sia stata causatada un attacco del colera che in queigiorni tornava a farsi minacciosonella città partenopea.Solo Alberto Savinio – nell’articoloche nel 1939 decreta la chiusurada parte delle autorità della rivistalonganesiana “Omnibus”, in modo moltoprosaico intitolato La cacarella – instillail dubbio che causa della morte sia statala gola. Asserisce infatti, documenti allamano, che in quei giorni il romanticoPoeta si fosse deliziato con una quantitàeccessiva <strong>di</strong> sorbetti confezionatiad arte, quell’arte “onde barone è Vito”(Vito Pinto), il celeberrimo sorbettieredella nobiltà napoletana che avevabottega in piazza Carità; da luisi ristoravano soprattutto le belle dameaccaldate e il Poeta, che lo frequentavaassiduamente anche per ammirarle,lo ricorda in una poesia de<strong>di</strong>cataad Antonio Ranieri, I nuovi credenti.E Giacomo muore ospite<strong>di</strong> quest’ultimo, l’amico conosciutoin Toscana, colui che gli ha rallegratocon la sua esuberanza gli anni passatia Napoli, lontani dalle miseriedei parenti <strong>di</strong> Recanati; amico tantovicino da seguirlo in ogni momento,anche i più intimi, della vita.Alla stretta e singolare amiciziatra i due è de<strong>di</strong>cato un interessantesaggio appena uscito in Francia,Noir souci, <strong>di</strong> René de Ceccatty, criticoattento e profondo conoscitoredelle nostre lettere.Drammaturgo e romanziere,esperto soprattutto della letteraturaitaliana moderna e contemporanea,Ceccatty ha già scritto sapientementesulla vita <strong>di</strong> Pasolini e <strong>di</strong> Sibilla Aleramo,come pure ha tradotto e postillatocon maestria Moravia. Rende ora,in uscita contemporanea al saggio, unanuova traduzione dei versi leopar<strong>di</strong>ani,augurandosi che così il Poeta sia piùfacilmente conosciuto anche Oltralpe.Noir souci, titolo del saggio, derivadall’atra cura <strong>di</strong> Orazio (Post equitemsedet atra cura – Orazio, Carm., 3, 1, 40):l’affanno che si cela anche <strong>di</strong>etroalla quiete dopo le tempeste della vita,<strong>di</strong>etro alla felicità fugace dell’attimo,che si nasconde <strong>di</strong>etro i versi perfettie i saggi pensieri che Leopar<strong>di</strong> lascia<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé, ma che non vorrebbefossero ricordati come la sua vita.L’atra cura della ragione il cui usocontorto, proprio dell’uomo civilizzato,si cela <strong>di</strong>etro la semplicità della Natura,che si arrovella alla ricerca del buonoe del bello, ma soprattutto della felicità.«Nemico della natura è quell’uso dellaragione che non è naturale, quell’usoeccessivo ch’è proprio solamentedell’uomo, e dell’uomo corrotto: nemicodella natura, perciò appunto che non ènaturale, né proprio dell’uomo primitivo»(Zibaldone, 3 <strong>di</strong>c. 1820), dove forse“corrotto” è l’uomo moderno.L’atra cura che traspare anche<strong>di</strong>etro quell’affettuosa e innocenteamicizia che lo legherà al valenteletterato e giornalista, ma improvvidopolitico, Ranieri.«Caro Ranieri, ti stringo al miocuore che in ogni evento possibilee non possibile sarà eternamente tuo»gli scrive in una lettera, ritrovatarecentemente in una parrocchiadella campagna <strong>di</strong> Lecce e ora custo<strong>di</strong>ta,insieme al resto dell’epistolarioleopar<strong>di</strong>ano, alla <strong>Biblioteca</strong> Nazionale<strong>di</strong> Napoli.Ceccatty fuga nel suo libro ognisospetto <strong>di</strong> omosessualità tra i due,ma sottolinea come il Poeta, alla ricerca<strong>di</strong> affetti profon<strong>di</strong>, fosse legato
novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 47morbosamente all’amico, vedendoin lui una sorta <strong>di</strong> alter ego al qualefar compiere quelle azioni che eglinon avrebbe mai potuto compiere,seguendolo affamato della vita che lui,Antonio, poteva condurre liberamente,senza invi<strong>di</strong>a ma con la voracità propria<strong>di</strong> chi deve sod<strong>di</strong>sfare un innato bisogno<strong>di</strong> affermazione della propria esistenza.Nella breve introduzione ai Canti,poi, lo scrittore francese sottolineaquanto fosse stata la famiglia la veraorigine dei mali fisici e psicologicidel giovane Giacomo, mali che loaffliggeranno per tutta la vita. Monaldo, ilpadre, lo aveva sepolto in una vastissimabiblioteca composta più badandoall’economia e alla quantità che allaqualità, cercando <strong>di</strong> riscattare con glistu<strong>di</strong> del figlio la propria inettame<strong>di</strong>ocrità. La madre, Adelaide Antici,costretta a gestire il patrimonioper la vaghezza del marito, oltreche dalla religione, era ossessionata dallaparsimonia e vedeva nel figlioe nelle sue ambizioni letterarie solamenteuna voce <strong>di</strong> spesa senza alcun ritorno.Curiosa è un’annotazione nello Zibaldonequando Leopar<strong>di</strong> <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver conosciutobene «una madre <strong>di</strong> famiglia che non erapunto superstiziosa, ma sal<strong>di</strong>ssimaed esattissima nella credenza cristiana,e negli esercizi della religione.Questa non solamentenon compiangeva quei genitoriche perdevano i loro figli bambini,ma gl'invi<strong>di</strong>ava intimamentee sinceramente, perchè questi eran volatial para<strong>di</strong>so senza pericoli, e aveanliberato i genitori dall'incomodo<strong>di</strong> mantenerli» [Zibaldone, 25 nov. 1820].Poche le lettere che Giacomo scriverà<strong>di</strong>rettamente alla madre, nominandola<strong>di</strong> sfuggita nelle epistole agli altrifamigliari e solo per i saluti.Nel parlare della madre<strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>, Adelaide, sovviene un’altramadre: l’autoritaria e opprimente Adele(curiosa somiglianza tra i due nomi…)Lehr, madre <strong>di</strong> Carlo Emilio Gadda.Le somiglianze tra i due sono più<strong>di</strong> quanto non sembri (proprio adessoqualche critico incomincia a farvi luce)e il Gran Lombardo è partecipe deldramma del Poeta – che soffrìin<strong>di</strong>cibilmente, più sensibile <strong>di</strong> altri,del mancato rapporto con la madre –,tanto da farlo coincidere con il suoproiettandone l’ombra in quasi tutti gliscritti: basti ricordare Gonzalo Pirobutirroe l’anziana madre nella Cognizione.In ogni modo, Leopar<strong>di</strong> segnail vero inizio della letteratura modernaitaliana. A lui si ispira, estraneaal vitalismo <strong>di</strong> d’Annunzio e in reazionea esso, gran parte della poesia del ’900,abbeverando assiduamente ai suoi versil’ermetismo, <strong>di</strong>menticando per lui, forsecolpevolmente, un Foscolo o Manzoni.Sarà anticipatore dell’interessepsicologico per i motivi che portanogli uomini a tenere un certocomportamento, a compiere determinateazioni, prevenendo e influenzandocoi suoi pensieri gran parte dei romanziitaliani novecenteschi da Svevo sinoa Moravia e ai suoi epigoni.René de Ceccatty, “Noir souci”, Paris,Flammarion, 2011; p. 264, €22,40Giacomo Leopar<strong>di</strong>, “Chants. Traduit del’italien, préfacé et annoté par Renéde Ceccatty”, Paris, Rivages poche.Petite Bibliothèque; p. 378, €11,60.SCHERZARE SULLA MORTE DEILIBRI FA RIDERE? COSÌ E COSÌÈ quasi un decennio, ormai, checorvi da ogni dove si raccolgono attornoalle riviste più cool per <strong>di</strong>vinare la velocescomparsa della pagina scritta e rilegatain forma <strong>di</strong> libro, neanche e-booke simili avessero riscosso un successoplanetario <strong>di</strong> critica e pubblico da nonpoterne celebrare l’imminente trionfo.Tecnologia o non tecnologia, ven<strong>di</strong>teo non ven<strong>di</strong>te, comunque sia il libroè dato per spacciato in lungo e in largo,e scommettere sulla sua morte sembral’investimento più sicuro del momento.Tra i tanti, anche il famosoumorista Bruce Mc Call, uno tra i piùfamosi illustratori del New Yorker, si è<strong>di</strong>lettato in questo “nobile” eserciziocon l’appena uscito in Italia “50 coseche puoi fare con un libro” - sottotitolo:“oggi che non si legge più” - per i tipide L’ancora del Me<strong>di</strong>terraneo.Il pe<strong>di</strong>gree dell’autore, bensorretto dalle “alette” e dalla quarta <strong>di</strong>copertina del volume, promette ironiaa raffica e arguzie a ogni pié sospintonell’accanirsi contro «questo pesanteammasso <strong>di</strong> poltiglia d'albero rilegata!»,tanto che “la Repubblica” non avevamancato <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care all’impresa ben duepaginoni due, con<strong>di</strong>ti dall’ormai solitapolemica sull’eccesso <strong>di</strong> titoli e<strong>di</strong>tati.Prima <strong>di</strong> bocciare autore, e<strong>di</strong>toree se<strong>di</strong>cente inserto culturale, toccaalmeno concedere loro il dubbio chevolessero essere d’esempio, e rischiaredel proprio per <strong>di</strong>mostrare che ognigiorno, in Italia e nel mondo, trovanoun e<strong>di</strong>tore testi che non meriterebberonemmeno l’inchiostro <strong>di</strong> una stampantecomune, un giro solo e poi via!Bruce Mc Call, “50 cose che puoi farecon un libro - oggi che non si leggepiù”, Napoli, 2011, L’ancora delMe<strong>di</strong>terraneo, pp.120, €10,00