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18 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Giuseppe Banchieri, senza titolo, 1953 [dall’archiviofotografico <strong>di</strong> M. De Micheli]smo, fece sue le ragioni del movimento realista. Dal1953, anno in cui scrive la presentazione della collettiva<strong>di</strong> Mazzullo, Mirabella, Muccini, e Sughi, Mario DeMicheli collaborò con Renata Usiglio fino al 1956, organizzandomostre <strong>di</strong> Gemignani, Francese, Farulli,Francesconi e Xavier Bueno. L’attività della Galleria siinterruppe nel marzo 1962, quando fu completamente<strong>di</strong>strutta da un incen<strong>di</strong>o nel corso <strong>di</strong> una mostra <strong>di</strong> GabrieleMucchi insieme a tutte le opere.Nel 1956 De Micheli presentava nella neonataGalleria Pater <strong>di</strong> via Borgonuovo 10, la mostra <strong>di</strong> Banchierie Vaglieri che, oltre a varare lo spazio, sanciva la nascita<strong>di</strong> quel movimento che venne chiamato da MarcoValsecchi “realismo esistenziale”(nello stesso anno Kaisserlianpresentava alla Galleria San Fedele, <strong>di</strong>retta dalgesuita padre Favaro, la mostra <strong>di</strong> altri tre esponenti delgruppo: Ceretti, Guerreschi e Romagnoni).Più che un movimento, fu una comunione <strong>di</strong> intentitra <strong>di</strong>versi artisti che interpretavano il <strong>di</strong>sagio esistenzialeper un mondo che si andava delineando in manieranettamente <strong>di</strong>versa da quella che, durante la guerra o nell’imme<strong>di</strong>atodopoguerra, tutti avevano immaginato e auspicato.«Usare le cose, <strong>di</strong>pingerle non a scopo programmaticoo per conferirgli significati estranei alla realtà loro,ma prenderne coscienza» così definiva il proprio lavorouno <strong>di</strong> loro, Giuseppe Banchieri [1927-1994]. Eranogli anni del consolidamento del potere <strong>di</strong> Kruscev inUnione Sovietica, dell’ascesa <strong>di</strong> Kennedy negli USA,dell’avvento al soglio pontificio <strong>di</strong> Giovanni XXIII, maanche gli anni in cui affioravano le prime tensioni dellaguerra fredda, si acuivano gli scontri arabo-israeliani, si<strong>di</strong>ffondeva la paura <strong>di</strong> una guerra atomica <strong>di</strong> portatamon<strong>di</strong>ale. Socialmente, si cominciava a parlare <strong>di</strong> mercificazionedell’uomo, <strong>di</strong> noia <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> incomunicabilità;artisticamente, in tutta Europa nasceva un nuovo linguaggioper descrivere la realtà. Tra i tanti esempi si puòricordare l’opera <strong>di</strong> Giacometti, o <strong>di</strong> pittori come FrancisBacon e Graham Sutherland, Ribeyrolle, Pignon e quellide “La Ruche”; in letteratura scrittori come Michel Butore Alain Robbe-Grillet come pure i nostri Pasolini oDomenico Rea, nel cinema Antonioni, Rosi, il primo Pa-

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