30la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011poeti».Sì, perché se ognuno <strong>di</strong> noi conosce e ricorda i suoimonumentali bronzi - le sue “sfere” e le sue “porte” sututti - ammirati e ammirabili ai quattro angoli del mondo,vale sicuramente la pena celebrarne anche i lavori più intimie “<strong>di</strong>screti”, tanto quelli da<strong>di</strong>cati ad arricchire il potereevocativo della parola altrui con la meticolosa densitàdel proprio “spirito geometrico”, quanto quelli pensatiper raccogliere e incorniciare le riproduzioni fotografichedei propri lavori.Paradossalmente, forse è proprio nell’ideazione dei“suoi” cataloghi - come è successo anche a noi in occasione<strong>di</strong> “Le opere e i libri” - che Arnaldo Pomodoro sublima lapropria vocazione a essere architetto e organizzatore dellospazio a tutto tondo, non trascurando la tri<strong>di</strong>mensionalitàe le sensazioni tattili nemmeno quando si approccia allapagina liscia e patinata. E non limtandosi, quin<strong>di</strong>, al “lavoro”<strong>di</strong> illustratore, ma facendosi a maggior ragione anchegrafico e impaginatore, <strong>di</strong>mostrando un’assoluta <strong>di</strong>mestichezzacon la carta in tutte le sue forme e, soprattutto,dando testimonianza <strong>di</strong> una vera e propria passione peril libro anche come oggetto, spesso progettando in primapersone tanto le copertine quanto le “scatole” <strong>di</strong> alcuniesemplari speciali, e<strong>di</strong>tati in tiratura limitata.«Nell’estate del 1973 - racconta nel catalogo BvS -Richard Gabriel Rummonds, uno dei più noti e apprezzatitipografi contemporanei, che in quegli anni risiedevaa Verona, ove esercitava la professione <strong>di</strong> stampatore <strong>di</strong> libricon il torchio a mano, mi propose <strong>di</strong> illustrare il libro<strong>di</strong> Jorge Luis Borges, autore che stimo e ammiro da sempre.«Accettai con entusiamsmo la proposta, “pensando”a un lavoro che un non vedente potesse sentire e seguireal tatto. Intervenni nelle pagine del libro, sia nel rectoche nel verso della carta, con impronte a secco realizzatecon la tecnica dell’embossing[...]«Ebbe così inizio il <strong>di</strong>fficile e paziente lavoro dellostampatore. Nella copertina in pergamena sono stati postii miei bassorilievi impressi in cera persa sulla variegatae misteriosa pelle d’agnello«Si pose, da ultimo, il problema <strong>di</strong> realizzare unascatola che preservasse la preziosità del libro e, con la tecnicadella serigrafia su metallo, incisi nella lamina d’ottonei segni impressi nel corso del testo e sulla copertina,consentendo sempre una lettura “tattile”».Un tuffo nell’impresa e<strong>di</strong>toriale a trecentosessantagra<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong>, per solleticare tutti i sensi del lettore-spettatore,ma ancor più per coinvolgerlo nella fruizione <strong>di</strong>
novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 31Nell’altra pagina: “La cavatrice <strong>di</strong> patate”, calcografia inacquatinta, acquaforte e rilievi; cm.35x61A destra: coperchio del contenitore in legno per “Sietepoemas sajones” <strong>di</strong> Jorge Luis Borges; cm.44,5x34x4,5un messaggio che, seppur duplice nel linguaggio (poesia eincisione), si rafforza dall’incontro virtuoso delle due tecniche,non una ornamento dell’altra, ma ormai inscin<strong>di</strong>bilmentelegate. Concetto perfettamente esplicitatoquando commenta il proprio approccio all’illustrazione<strong>di</strong> De-cantare Urbino <strong>di</strong> Miklos Varga, propostogli daPaolo Volponi - «Accettai, dopo aver letto le poesie suiluoghi a me così cari. Trascrissi tutti i suoi testi con la miacalligrafia per esprimere unità inscin<strong>di</strong>bile tra il testopoetico e le calcografie. In questo modo mi esprimo conun’opera in un testo poetico, evitando che l’opera stessavenga separata dal libro» - e, ancora, con l’entusiamo cheusa per rendere conto della propria intensa collaborazionecon Bertolucci: «Quando Egi<strong>di</strong>o Fiorin, e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> rarasensibilità, mi propose <strong>di</strong> collaborare a una sua e<strong>di</strong>zione,mi chiese <strong>di</strong> scegliere tra una rosa <strong>di</strong> autori. Scelsi AttilioBertolucci che mi mandò quattro poesie per le quali hoideato altrettante tavole, inscin<strong>di</strong>bili dal corpo del testopoetico. Ancora una volta il mio lavoro si è integrato pienamentealla poesia. Lo stesso Bertolucci in un commentoscritto mi ha espresso la sua “meraviglia, quasi commozione”,nel vedere tradotto nel mio linguaggio quattrosue poesie».Nel suo linguaggio, sì, e l’espressione è ambivalentee al tempo stesso inequivocabile. Perché, evidentemente,non solo si rifà all’interpretazione grafica dellaparola scritta, ma già suggerisce alla perfezione comeil suo stile grafico stia <strong>di</strong>ventando una sorta <strong>di</strong> linguaggio“prealfabetico” (“scrittura sconcertante” lo definisceFlaminio Gualdoni nel suo lungo e articolato saggioin catalogo), istanza che si palesa definitivamente apartire dalla Grande tavola della memoria che incide escolpisce tra il 1959 e il 1965 e si conclama in manieraincontrovertibile in una serie <strong>di</strong> “tavole <strong>di</strong> lettura” a cuisi de<strong>di</strong>ca nel 1974 (tanto in bronzo quanto su carta) e inuna sequenza <strong>di</strong> vere e proprie “lettere” calcografichetirate in 90 esemplari - e XV prove d’artista l’una, lungotutto il 1977. Anno in cui torna a “scrivere” le proprieCronache e Impressioni anche sul bronzo.Un fitto susseguirsi e sovrapporsi <strong>di</strong> segni in bassorilievo,vuoti e pieni, bianchi e neri, che è scrittura e partituramusicale insieme, ritmo compositivo, pagina “data”e poi riletta, rivista, chiosata e rielaborata fino all’estremo.Un lavoro meticoloso e intenso, necessariamentesupportato da uno sforzo critico-teorico (<strong>di</strong> scritturatout-court, quin<strong>di</strong>) a cui Pomodoro non si è mai sottratto,come <strong>di</strong>mostra l’elenco dei suoi scritti in appen<strong>di</strong>ce al catalogoche qui vale la pena riportare:Scritti <strong>di</strong> Arnaldo PomodoroUn nuovo senso della mostra d’arte, “Che fare”, Milano,1967, n.2, pp.132-133; “Flash Art”, Roma, 1967, n.5,pp.1-2Notes on my work since 1966, “Arnaldo Pomodoro”,Museum Boymans-van-Beuningen, Rotterdam, 1969;“Europalia”, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1969Rispondendo come a un’intervista - o su nastro - o tentandouna spiegazione completa con chi sa poco del lavoro dell’arteo molto, “Che fare”, Milano, nn.6-7, 1970, pp.219-221An Exchange of Letters, “Arnaldo Pomodoro: Sculptures1960-1970”, University Art Museum, Berkeley,