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SUONO n° 511

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SELECTOR<br />

John Mayall<br />

BLUES BREAKERS WITH ERIC<br />

CLAPTON<br />

Deram (1969)<br />

Design: John Mayall<br />

È proprio John Mayall, il “padre” del blues inglese, a occuparsi del design<br />

di questa copertina. Il disco, che vanta la presenza di Eric Clapton, offre<br />

la foto dei John Mayall’s Bluesbreakers in compagnia di “Slowhand”.<br />

I quattro sono seduti su un muretto, e hanno alle spalle una parete di<br />

cemento con delle macchie di colore e delle scritte. Probabilmente si tratta di una location in qualche<br />

quartiere periferico inglese. La band ha lo sguardo fisso nell’obiettivo mentre Clapton sta leggendo<br />

un numero di Beano, un fumetto inglese, e per questo motivo il disco è anche conosciuto con il titolo<br />

di “The Beano Album”. È un’immagine piuttosto insolita per la disinvoltura che mostrano i quattro in<br />

copertina e per la location scelta, ma che di sicuro è apprezzabile per la sua originalità e per il senso<br />

di “sobborgo” che emana.<br />

Elton John<br />

TUMBLEWEED CONNECTION<br />

Rocket/Island (1970)<br />

Foto, artwork e design: David Larkham<br />

Straordinaria copertina per un giovane Elton John. Un “quasi” bianco<br />

e nero virato da una leggera tinta color coloniale immortala l’artista<br />

seduto per terra nell’angolo di un vecchio e deserto bar-tabaccheria.<br />

Il tipico e vecchio “spaccio” degli States nel deserto californiano. Particolari e affascinanti le vecchie<br />

insegne pubblicitarie in metallo, che ornano per intero il negozio al quale John è poggiato. Pensieroso<br />

e in solitudine attende, forse, l’apertura della “bottega”. Se una copertina generalmente funge da riflesso<br />

dell’anima di un album, in questo caso è azzeccata. Si tratta infatti di un disco rock blues con forti<br />

influenze gospel-pop, e la foto con la grafica da whiskey del Tennessee non poteva riflettere meglio<br />

queste caratteristiche. In seguito l’artista avrebbe optato per copertine molto più commerciali.<br />

John Lennon<br />

IMAGINE<br />

Capitol (1971)<br />

Foto, supervisione e design: Yoko Ono<br />

Una patina ricopre il primo piano di John Lennon e lascia intravedere<br />

appena i capelli a caschetto e i suoi classici occhialetti tondi. La<br />

velatura azzurrina sembra essere l’immagine di un cielo nuvoloso,<br />

che potrebbe far riferimento alla canzone Imagine, in cui Lennon canta “Above us only sky” (“sopra di<br />

noi solo il cielo”). All’interno di una nuvola bianca compare il nome dell’artista e il titolo dell’album.<br />

Lo sguardo del cantante sembra triste e allo stesso tempo assente, lontano mille miglia. Imagine, il più<br />

famoso – e a oggi il più venduto – tra gli album post Beatles di Lennon, offriva un’immagine malinconica<br />

dell’artista, ritratto dalla moglie Yoko Ono. Una curiosità: gli occhiali indossati da John Lennon hanno<br />

un valore che gira intorno al milione di sterline, circa un milione e mezzo di euro, e sono esposti al<br />

Beatles Story Museum di Liverpool.<br />

Joni Mitchell<br />

BLUE<br />

Reprise (1971)<br />

Foto: Henry Diltz<br />

Direzione artistica: Gary Burden<br />

l quarto LP della Mitchell è contraddistinto<br />

dal titolo: Blue. In effetti la<br />

foto è “filtrata” da un blu che mette<br />

in risalto i tratti della cantautrice canadese.<br />

Penetrante, elegante, signorile,<br />

questa foto è un raggio di luce<br />

“aristocratico” sul vasto panorama<br />

delle copertine d’autore, quelle più belle e importanti. Ma Blue è molto<br />

più di questo. Tra morbide chitarre acustiche e accordi di pianoforte che<br />

illuminano l’album, i testi poetici della Mitchell dipingono l’immagine di<br />

una donna vulnerabile e tormentata (“Blue” vuol dire anche triste). Joni<br />

Mitchell aveva solo 28 anni quando registrò questo disco eppure sentiva la<br />

forte necessità di mettere a nudo i suoi sentimenti, di far sapere al mondo<br />

che aveva voglia di sfuggire alla solitudine per ritrovarsi tra le braccia di<br />

qualcuno che la amasse. E la foto che la ritrae in copertina mostra tutto<br />

questo trasformando l’album in un magnifico lavoro di onesta bellezza.<br />

Jackson Browne<br />

JACKSON BROWNE<br />

Asylum (1972)<br />

Foto: Henry Diltz<br />

Direzione artistica: Gary Burden for<br />

R.Twerk<br />

Ricordate i vecchi manifesti<br />

(“wanted”, ovvero “ricercato”)<br />

stampati nell’ufficio dello sceriffo<br />

nei film western? Ebbene,<br />

Jackson Browne, nel 1972, si fa<br />

fotografare dal celebre Henry<br />

Diltz (già all’opera con gli America, Tim Buckley, The Doors, Grateful<br />

Dead e tanti altri. Diltz conta più di 200 copertine di album nella sua<br />

carriera come fotografo). Lo scatto è stato poi rielaborato con china<br />

e il risultato è quello che si può notare e che ricorda molto da vicino<br />

i manifesti in stile “wanted”. La scritta in alto al centro della copertina,<br />

“Saturate Before Using” (“riempire al massimo prima dell’uso”), è<br />

stata spesso fraintesa come titolo dell’album, ma in realtà è la scritta<br />

originale del “desert water bag”, l’otre d’acqua sulla quale è stato<br />

realizzato il disegno. Una trovata davvero originale.<br />

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