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SUONO n° 511

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LE COPERTINE CHE HANNO FATTO LA STORIA<br />

David Bowie<br />

ZIGGY STARDUST<br />

RCA (1972)<br />

Foto: Brian Ward<br />

Artwork: Terry Pastor<br />

Le foto per l’album Ziggy Stardust sono state scattate in una fredda<br />

e piovosa notte nel gennaio del 1972 da Brian Ward, fuori dal<br />

suo studio a Heddon Street, a Londra. Per la realizzazione è stata<br />

usata una pellicola in bianco e nero e le foto sono state colorate<br />

in seguito. L’artwork fu a cura di Terry Pastor. In tutto vennero scattate 17 foto, di cui sei sono dei<br />

primi piani, sette riprendono Bowie in posa davanti al numero 23 di Heddon Street e quattro<br />

mostrano il cantante fuori e dentro una cabina telefonica. Nella foto di copertina Bowie sembra<br />

brillare, come se arrivasse da un altro pianeta. È in piedi di fronte a un portone, con una chitarra a<br />

tracolla, sotto un’insegna con su scritto “K. West”. Molti dettagli della copertina hanno contribuito<br />

a rendere affascinante quanto mistico il personaggio di Ziggy, come il nome del cantante sopra il<br />

titolo dell’album nella parte alta, a sinistra dell’immagine, scritti con lo stesso carattere e la stessa grandezza, che fanno pensare che Bowie sia Ziggy Stardust.<br />

Lou Reed<br />

TRANSFORMER<br />

RCA (1972)<br />

Foto: Mick Rock<br />

Mick Rock cattura un Lou Reed pressoché irriconoscibile sul palco del<br />

Kings Cross Cinema di Londra: espressione assente, trucco colante e lo<br />

stesso abito stazzonato indossato per giorni e giorni di seguito. Il tutto<br />

dava l’idea di un film tedesco muto in bianco e nero. Rivedendo insieme i provini, qualche giorno dopo, fu<br />

proprio il fondatore dei Velvet Underground a indicare questo scatto come uno dei suoi preferiti – e nessuno<br />

dei presenti fece caso al fatto che fosse fuori fuoco. Così lo ricorda Mick Rock: “Non notai il fatto che la foto<br />

fosse sfocata quando la guardai attraverso l’ingranditore durante i primi provini di stampa ma ricordo ancora<br />

il formicolio che provai quando vidi il risultato di quella trascuratezza prendere forma nello sviluppatore”. Si è<br />

trattato, quindi, di un errore involontariamente azzeccato.<br />

Premiata Forneria Marconi<br />

PHOTOS OF GHOSTS<br />

Manticore Records (1973)<br />

Foto: Angela Williams<br />

Design: Nick Darke e Julia Fryer<br />

Illustrazione: Julia Fryer<br />

Questo album, nato e concepito per il mercato internazionale (Photos Of<br />

Ghosts è la versione inglese di Per un amico e comprende il meglio dei<br />

due album precedenti della Premiata Forneria Marconi), offre l’occasione<br />

unica per una band italiana di essere messa a stretto contatto con due<br />

noti designer come Nick Darke e Julia Fryer. Il risultato è eccellente: la<br />

copertina è curata esattamente sullo stile progressive dell’epoca, con tanto di rondini, cupole seminascoste<br />

dalla vegetazione, sole, montagne lontane. Il tutto circondato da diciotto rose che ornano il disegno. Le tinte<br />

usate sono pastello e non vanno oltre il crema dai contorni marroni. Una curiosità sull’album: negli Stati Uniti<br />

è entrato nella classifica di “Billboard” mentre in Giappone ha ottenuto il premio della critica come miglior<br />

album dell’anno.<br />

Eric Clapton<br />

461 OCEAN BOULEVARD<br />

Universal (1974)<br />

Foto: David Gahr<br />

Direzione artistica: Bob Defrin<br />

461 Ocean Boulevard non è altro che<br />

l’indirizzo della casa a Miami Beach,<br />

in Florida, dove Eric Clapton e la sua<br />

band vivevano durante le registrazioni<br />

del disco che prese lo stesso<br />

titolo. Ed è proprio quella casa, una<br />

bellissima villa bianca con un’enorme palma sul davanti, a essere la protagonista<br />

di questa copertina. Eric Clapton è sì presente, ma si intravede<br />

appena accanto alla palma. Il chitarrista – che tornava alla ribalta dopo aver<br />

smesso di fare uso di eroina – aveva dato ascolto a Maurice Gibb che gli<br />

aveva consigliato di tornare al Criteria Studios – dove i Bee Gees avevano<br />

registrato il loro album di ritorno sulle scene – e di affittare la stessa casa, al<br />

461 Ocean Boulevard. La palma che fronteggia la villa riporta alla memoria<br />

le palme dell’album dei Texas, The Hush, ma soprattutto quelle presenti<br />

sulla copertina di Hotel California.<br />

Led Zeppelin<br />

PHYSICAL GRAFFITI<br />

Swan Song (1975)<br />

Foto: Elliot Erwitt<br />

Design e concept: Mike Doud e Peter<br />

Corriston<br />

Un doppio album, una copertina<br />

identica davanti e dietro: un palazzo,<br />

con tante finestre. La grande<br />

particolarità è che i contenitori<br />

cartonati all’interno, per il vinile,<br />

raffigurano, oltre ai volti dei componenti<br />

della band, gatti, donne moderne e antiche (Marlene Dietrich, la<br />

regina d’Inghilterra, Charles Atlas, Lee Harvey Oswald), angeli, sequenze<br />

di film western, ecc. Presa da un’abitazione a St. Mark’s Place a New York,<br />

questa copertina ha un profondo significato per il disco stesso. Da tempo<br />

Page affermava che i Led Zeppelin si stavano sforzando di trovare il<br />

perfetto equilibrio tra luce e ombra. Con Physical Graffiti riuscirono nel<br />

loro intento, e tutte quelle finestre e quei molteplici personaggi stavano<br />

a indicare che era un disco pieno di sonorità diverse fra loro. Inoltre<br />

questa copertina, innovativa quanto geniale, ispirò anche altri artisti.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2016 111

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