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TEST<br />
Lo stadio di uscita è collocato nella parte superiore dell’apparecchio ed è<br />
realizzato in modo abbastanza tradizionale con l’alimentazione dedicata,<br />
due condensatori da 10.000μF da 63V e l’adozione di una coppia di transistor<br />
finali ON Semiconductors NJL 3281DG e NJL 1302DG dotati della tecnologia<br />
ThermalTrack che tiene sotto controllo costante la temperatura del dispositivo<br />
di potenza. Il segnale di potenza che va ai trasformatori di uscita per la sezione<br />
cuffia viene prelevato direttamente ai capi dei morsetti prima di un relè che<br />
disattiva l’uscita diffusori quando è inserita una cuffia.<br />
forma” (dimensioni ridotte, estetica<br />
tipica del Mac) che rendevano<br />
<br />
nostro malgrado: se la razionalità<br />
ci induce a cercare di non essere<br />
schiavi di certi stilemi, l’attrazione<br />
esercitata dall’oggettino, credeteci,<br />
era davvero notevole! Quasi<br />
da non credere il potere iconico<br />
di quel frontale in vetro e di quei<br />
Vu-Meter; eppure, è così e, anzi,<br />
qui assume una valenza ancor più<br />
grande: se per un attimo si riesce a<br />
eludere la logica del tanto al pezzo<br />
(che con un apparecchio di ridotte<br />
dimensioni è comunque svantaggiata),<br />
siamo di fronte a uno degli<br />
oggettini più piacevoli che ci siano.<br />
Ripartiamo allora proprio da<br />
qui, da un aspetto che è anche<br />
forma-funzione (nell’ascolto in<br />
<br />
limitare gli ingombri è importante!):<br />
ovviamente in McIntosh si<br />
sono guardati bene dal cambiare<br />
qualcosa e l’MHA 150 è assolutamente<br />
identico nell’aspetto al suo<br />
predecessore. Parzialmente lo è<br />
anche a livello circuitale visto che<br />
vengono confermate sia la scelta<br />
di utilizzare gli autotrasformato-<br />
<br />
che il fatto di non farlo su quella<br />
<br />
è invece la sezione digitale: nel<br />
MHA 100 il DAC non era in grado<br />
di processare segnali DSD mentre<br />
la versione attutale è in grado di<br />
farlo: con una insospettabile logica<br />
“usa e getta”, in McIntosh si<br />
è deciso di sviluppare una nuova<br />
architettura piuttosto che aggior-<br />
<br />
versione (il chip e l’architettura lo<br />
avrebbero probabilmente consen-<br />
che<br />
di ottimizzazione aziendale e<br />
valutare questa scelta che appare<br />
plausibile in funzione della rapida<br />
obsolescenza del digitale ma poco<br />
consona alle abitudini McINtosh<br />
(un Mac è per sempre… oppure<br />
no?). A confortare l’appartenenza<br />
al club contribuisce comunque<br />
anche la tradizionale l’interfaccia<br />
uomo/macchina che prevede,<br />
come d’abitudine, la presenza sul<br />
frontale di due manopolone rotative<br />
coassiali, disposte ai due lati<br />
del display, di grandi dimensioni<br />
rispetto allo spazio a disposizione,<br />
dove spicca il caratteristico tasto<br />
rosso per lo stand-by. Quella a sinistra<br />
consente di selezionare gli<br />
ingressi: due soli quelli analogici,<br />
uno RC e l’altro XLR, poi USB,<br />
coassiale, ottico e quello proprietario<br />
MTC, che consente di ac-<br />
<br />
del segnale SACD da un lettore<br />
apposito, nessuno però delle dimensioni<br />
compatibili con l’MHA<br />
150. Lo stesso comando seleziona<br />
<br />
tra tre intervalli (8 – 40, 40 - 150<br />
e 150 - 600 Ohm) e consente di<br />
accedere al menu. La manopola<br />
di destra, invece, regola il volume,<br />
inserisce l’HXD (ne parleremo a<br />
<br />
possono essere salvati un discreto<br />
numero, tra quelli ottenuti personalizzando<br />
i settaggi dell’apparecchio<br />
(il sistema funziona come<br />
un compensatore per la gamma<br />
bassa selezionabile a passi di 2.5<br />
<br />
con caratteristiche decisamente<br />
<br />
ogni volta l’interfacciamento è<br />
una comoda facility.<br />
<br />
primaria dell’apparecchio è quel-<br />
<br />
promesso a parlare del filtro<br />
Headphone Crossfeed Director<br />
(HDX), anche questa una soluzione<br />
brevettata e, come dice il nome<br />
stesso, decisamente orientata alla<br />
<br />
questo sistema, infatti, è quello di<br />
rendere più stabile la scena sono-<br />
<br />
ma diminuisce anche la sensazione<br />
di avvolgimento attorno alla<br />
testa del campo sonoro. L’entità<br />
dell’effetto è assai mutevole in<br />
zata,<br />
e varia da modello a modello<br />
più che da marca a marca:<br />
con Audeze, ad esempio, varia da<br />
percepibile a evidente mentre con<br />
varie Sennheiser risulta comunque<br />
poco marcato e, soprattutto,<br />
modestamente realistico. Di fatto<br />
quando si attiva la funzione<br />
HXD si percepisce una riduzione<br />
più o meno marcata della scena<br />
virtuale, con una concentrazione<br />
dell’emissione sonora abbastanza<br />
centrale. Si tratta di una sensazione<br />
che se da un lato rende<br />
più plausibile la riproduzione, al<br />
tempo stesso la colloca al centro<br />
della testa, tra le orecchie. L’ef-<br />
<br />
quanto accade quando si collegano<br />
<br />
altri fattori intervengono sul risul-<br />
-<br />
<br />
post produzione interagiscono con<br />
po<br />
sonoro riprodotto e riportando<br />
centrale l’argomento relativo ai<br />
canoni del mastering che, soprattutto<br />
in un’era come quella digitale,<br />
dovrebbero essere ad hoc per il tipo<br />
di ascolto. L’HDX è solo un sistema<br />
che cerca di ovviare a ciò che<br />
dovrebbe essere risolto alla radice!<br />
La conferma di una chiara destinazione<br />
d’uso viene avvalorata anche<br />
dalle note relative all’utilizzo<br />
dove, al di là delle valutazioni sulla<br />
scelta tecnica dell’infrastruttura<br />
digitale della macchina e pur apprezzandone<br />
l’attuale possibilità<br />
di accettare sostanzialmente qualsiasi<br />
formato ad alta risoluzione<br />
almeno tra quelli più diffusosi,<br />
avendo risolto la querelle sulla<br />
mancata compatibilità con il DSD,<br />
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