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INTERVISTA FAUSTO CAPORALI<br />
sibile trovare anche un’esecuzione migliore, o solo le inevi-<br />
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Non esiste nessuna esecuzione esatta ma tante quante sono gli esecutori:<br />
la sostanza, però, resta che ogni esecuzione è una possibilità di<br />
declinare l’autore: come ognuno di noi è un prisma che è visto in tanti<br />
modi dalle altre persone, così una partitura è eseguita in tanti modi,<br />
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ripetizione; per me interpretare vuol dire rivestire di un tratto nuovo<br />
l’autore, come per esempio faceva Bach con Vivaldi, Busoni con Bach,<br />
i New Trolls con Bach; non lo è chi esegue con l’idea di “rispettare<br />
l’autore”: è come se si mettesse al posto di un altro.<br />
Pensi che aver relegato l’organo in un luogo sacro possa aver<br />
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poi, con il “Motu Proprio” del 1903, documento con cui è stato imposto<br />
uno stile alla musica in chiesa, vi è stata certamente un’involuzione,<br />
per cui la storia della musica organistica ha seguito un percorso molto<br />
ecclesiastico; questo è avvenuto meno laddove i musicisti erano geo-<br />
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nel momento in cui si possiede un titolo accademico o meno; ma colgo<br />
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rovesciata: trovo Vasco Rossi un grande musicista, e immagino sia un<br />
dilettante dal punto di vista culturale, mentre trovo poverissimo di<br />
musica un Lang Lang che esegue perfettamente, come una macchina da<br />
scrivere, le partiture più complesse: il primo è interprete del suo tempo,<br />
quali che siano i contenuti complessi o meno, non importa, le emozioni<br />
sono lì da vivere; il secondo, con tanti altri, riporta musiche non sue.<br />
L’approccio alla composizione.<br />
Il mio approccio è di rispettare l’orecchio del pubblico e, dunque, di non<br />
complicare il linguaggio in autoreferenzialismi incomprensibili; creare<br />
condivisione, restare in ambiti di gioco e di retorica semplici usando,<br />
quando possibile, commistione di suoni antichi e suoni moderni, suoni<br />
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In genere leggo poesia, da Leopardi a Ungaretti e Montale, i classici.<br />
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Per me è piuttosto un mestiere, ossia so di avere a disposizione un<br />
vocabolario di armonie, forme, atteggiamenti retorici, abilità digitali,<br />
e di volta in volta cerco la migliore espressione di quel momento<br />
particolare; solo la melodia esce inaspettata, nel senso che spesso ci<br />
si abbandona al canto e si cercano contorni espressivi in relazione al<br />
tema proposto; la mia idea è che comunque l’improvvisazione sia tanto<br />
migliore quanto più è dentro a una forma, non quando viene lasciata<br />
al puro gesto incontrollato.<br />
In una playlist quali tuoi brani o compositori consiglie-<br />
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Il mio consiglio è di ascoltare la musica di oggi, ossia vivere il proprio<br />
tempo e agganciarsi all’oggi, salvaguardando la cifra dello strumento<br />
organo, naturalmente: consiglierei Arvo Pärt e i minimalisti in genere,<br />
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Poulenc, Shostakovich.<br />
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Il mio esempio ideale è Bach, ossia un musicista che assimilò musiche<br />
da tutta Europa fondendole in uno stile proprio, imparando sempre<br />
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all’ultimo.<br />
Come hai scoperto il fascino e la bellezza eterea del canto<br />
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tuto<br />
Ambrosiano di Musica Sacra; un grande maestro, Luigi Agustoni,<br />
uno dei padri della moderna semiologia, faceva letteralmente amare<br />
le melodie gregoriane con il suo entusiasmo e la sua competenza.<br />
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Penso di sì, ma resta una sovrapposizione che prescinde da una comprensione<br />
del pubblico: il gregoriano risponde a una sensibilità di<br />
pochi competenti, pur restando intatta la suggestione che crea.<br />
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Per un certo periodo ho suonato jazz: trovo che sia un linguaggio di<br />
altissimo valore, di altrettanta complessità, inevitabilmente per pochi<br />
appassionati; certo è terra di musicisti autentici.<br />
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In genere apprezzo quelli che rischiano con qualcosa di nuovo, sia<br />
come compositori che come improvvisatori, purtroppo sulla propria<br />
pelle, perché è molto più facile seguire l’onda della musica antica,<br />
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e scontato, per non dire ripetitivo. Diverso invece è mettere a nudo<br />
la propria anima e cercare di essere originali; ci sono ragazzi che<br />
promettono molto bene, in questa direzione.<br />
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Certamente, la musica è linguaggio che armonizza l’uomo con se<br />
stesso e con il creato.<br />
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I progetti sono tanti: in autunno registrerò musiche di Ulisse Matthey,<br />
uno degli ultimi grandi organisti italiani a cui mi ricollego idealmente,<br />
e poi un altro con musiche di Louis Vierne; in aprile un CD con gli<br />
Ottoni della Scala; sto curando la pubblicazione di una “Guida all’improvvisazione”<br />
di Remondi; lavorerò con un grande jazzista, Gianluigi<br />
Trovesi. In mezzo concerti e masterclass di improvvisazione. Non<br />
ultima l’attività in Duomo, pur sempre una cattedrale che obbliga a<br />
un continuo alto livello qualitativo.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2016 37