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SUONO n° 511

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INTERVISTA FAUSTO CAPORALI<br />

sibile trovare anche un’esecuzione migliore, o solo le inevi-<br />

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Non esiste nessuna esecuzione esatta ma tante quante sono gli esecutori:<br />

la sostanza, però, resta che ogni esecuzione è una possibilità di<br />

declinare l’autore: come ognuno di noi è un prisma che è visto in tanti<br />

modi dalle altre persone, così una partitura è eseguita in tanti modi,<br />

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ripetizione; per me interpretare vuol dire rivestire di un tratto nuovo<br />

l’autore, come per esempio faceva Bach con Vivaldi, Busoni con Bach,<br />

i New Trolls con Bach; non lo è chi esegue con l’idea di “rispettare<br />

l’autore”: è come se si mettesse al posto di un altro.<br />

Pensi che aver relegato l’organo in un luogo sacro possa aver<br />

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poi, con il “Motu Proprio” del 1903, documento con cui è stato imposto<br />

uno stile alla musica in chiesa, vi è stata certamente un’involuzione,<br />

per cui la storia della musica organistica ha seguito un percorso molto<br />

ecclesiastico; questo è avvenuto meno laddove i musicisti erano geo-<br />

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-<br />

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nel momento in cui si possiede un titolo accademico o meno; ma colgo<br />

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rovesciata: trovo Vasco Rossi un grande musicista, e immagino sia un<br />

dilettante dal punto di vista culturale, mentre trovo poverissimo di<br />

musica un Lang Lang che esegue perfettamente, come una macchina da<br />

scrivere, le partiture più complesse: il primo è interprete del suo tempo,<br />

quali che siano i contenuti complessi o meno, non importa, le emozioni<br />

sono lì da vivere; il secondo, con tanti altri, riporta musiche non sue.<br />

L’approccio alla composizione.<br />

Il mio approccio è di rispettare l’orecchio del pubblico e, dunque, di non<br />

complicare il linguaggio in autoreferenzialismi incomprensibili; creare<br />

condivisione, restare in ambiti di gioco e di retorica semplici usando,<br />

quando possibile, commistione di suoni antichi e suoni moderni, suoni<br />

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In genere leggo poesia, da Leopardi a Ungaretti e Montale, i classici.<br />

<br />

Per me è piuttosto un mestiere, ossia so di avere a disposizione un<br />

vocabolario di armonie, forme, atteggiamenti retorici, abilità digitali,<br />

e di volta in volta cerco la migliore espressione di quel momento<br />

particolare; solo la melodia esce inaspettata, nel senso che spesso ci<br />

si abbandona al canto e si cercano contorni espressivi in relazione al<br />

tema proposto; la mia idea è che comunque l’improvvisazione sia tanto<br />

migliore quanto più è dentro a una forma, non quando viene lasciata<br />

al puro gesto incontrollato.<br />

In una playlist quali tuoi brani o compositori consiglie-<br />

<br />

Il mio consiglio è di ascoltare la musica di oggi, ossia vivere il proprio<br />

tempo e agganciarsi all’oggi, salvaguardando la cifra dello strumento<br />

organo, naturalmente: consiglierei Arvo Pärt e i minimalisti in genere,<br />

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Poulenc, Shostakovich.<br />

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Il mio esempio ideale è Bach, ossia un musicista che assimilò musiche<br />

da tutta Europa fondendole in uno stile proprio, imparando sempre<br />

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all’ultimo.<br />

Come hai scoperto il fascino e la bellezza eterea del canto<br />

<br />

tuto<br />

Ambrosiano di Musica Sacra; un grande maestro, Luigi Agustoni,<br />

uno dei padri della moderna semiologia, faceva letteralmente amare<br />

le melodie gregoriane con il suo entusiasmo e la sua competenza.<br />

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Penso di sì, ma resta una sovrapposizione che prescinde da una comprensione<br />

del pubblico: il gregoriano risponde a una sensibilità di<br />

pochi competenti, pur restando intatta la suggestione che crea.<br />

<br />

Per un certo periodo ho suonato jazz: trovo che sia un linguaggio di<br />

altissimo valore, di altrettanta complessità, inevitabilmente per pochi<br />

appassionati; certo è terra di musicisti autentici.<br />

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In genere apprezzo quelli che rischiano con qualcosa di nuovo, sia<br />

come compositori che come improvvisatori, purtroppo sulla propria<br />

pelle, perché è molto più facile seguire l’onda della musica antica,<br />

<br />

e scontato, per non dire ripetitivo. Diverso invece è mettere a nudo<br />

la propria anima e cercare di essere originali; ci sono ragazzi che<br />

promettono molto bene, in questa direzione.<br />

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Certamente, la musica è linguaggio che armonizza l’uomo con se<br />

stesso e con il creato.<br />

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I progetti sono tanti: in autunno registrerò musiche di Ulisse Matthey,<br />

uno degli ultimi grandi organisti italiani a cui mi ricollego idealmente,<br />

e poi un altro con musiche di Louis Vierne; in aprile un CD con gli<br />

Ottoni della Scala; sto curando la pubblicazione di una “Guida all’improvvisazione”<br />

di Remondi; lavorerò con un grande jazzista, Gianluigi<br />

Trovesi. In mezzo concerti e masterclass di improvvisazione. Non<br />

ultima l’attività in Duomo, pur sempre una cattedrale che obbliga a<br />

un continuo alto livello qualitativo.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2016 37

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