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SUONO n° 511

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INDULGENCE SHOW<br />

Location atipica quella della sala di ascolto Focal-Naim: una zona di passaggio<br />

che metteva in comunicazione due spazi dedicati all’esposizione statica di alcuni<br />

propri prodotti. Una sala senza nessun trattamento acustico e con una disposizione<br />

dei diffusori forse un po’ esagerata nella distanza tra di essi: eppure il<br />

suono che arrivava dalle piccole Sopra 1 era di altissimo livello.<br />

chitarre, concorsi a premi, Wi-Fi, foto di rockstar… In queste (ma anche<br />

altre) poche parole c’è la sintesi di quello che è stata la prima edizione<br />

della manifestazione, a prescindere da quelli che sono stati i suoi numeri,<br />

dal pubblico molto probabilmente inferiore ai 10.000 attesi (a 10<br />

<br />

evento, nato “diverso” e realizzato fuori dai rigidi schemi ai quali siamo<br />

abituati che sono, in linea di principio: sala o saletta, prodotti che suonano<br />

sempre la stessa musica (non è un modo di dire, sono sempre gli<br />

stessi e pochi dischi), senso di massima sacralità. La scelta della location<br />

dell’Hammersmith Novotel è stata di aiuto nella delocalizzazione degli<br />

spazi, ma altrettanto coraggiosa è stata la decisione degli organizzatori<br />

di utilizzare anche spazi “diversi” che non fossero sempre e soltanto le<br />

classiche camere di albergo riadattate alla bella e meglio a sale di ascolto<br />

dal dubbio risultato acustico.<br />

L’Indulgence Show ha utilizzato sale grandi e piccole, ma anche zone di<br />

Un buon numero di produttori di cuffie in-ear incoraggiavano una prova dei loro modelli:<br />

dopo ogni ascolto, un’accurata pulizia degli auricolari assicurava la giusta igiene. Computer<br />

come sorgente preferita dagli espositori delle cuffie, chiaramente con playlist ad alta<br />

risoluzione. In alternativa al computer molti utilizzavano Tidal e Qobuz come streaming<br />

di buona/alta qualità così da mostrare direttamente cosa si può fare con una buona cuffia,<br />

un adeguato amplificatore e un collegamento wireless che funziona (qui funzionava...).<br />

passaggio (come quella di Focal e Naim), grandi spazi dove far convivere<br />

diverse piccole realtà che diventano quasi una piazza da vivere girovagando<br />

alla ricerca del prodotto più interessante. Quest’ultima soluzione<br />

è stata utilizzata per la maggior parte dell’esposizione di Headroom,<br />

tatili,<br />

cavi e tanti accessori. In questo spazio il tema dell’informalità, già<br />

comunque avvertibile nel resto dello show, era particolarmente spinto, si<br />

respirava proprio l’aria da “piazza”, con le aziende che hanno allineato i<br />

loro prodotti su banchi come un mercatino (magari qualcuno in maniera<br />

più elegante) pronti per essere toccati, utilizzati e soprattutto ascoltati.<br />

<br />

pronti per un ascolto veloce o a comparazione diretta con altri simili posti<br />

accanto. Un modo per coinvolgere anche chi non ha una propria collezione<br />

di musica ma è propenso a spendere qualche soldo per ascoltare<br />

in modo soddisfacente, magari per realizzare in questo modo il proprio<br />

“Seminare per fare crescere la pianta”: un tema che a sud delle Alpi sembra essere stato dimenticato e che, invece, eventi come l’Indulgencde si pongono come obiettivo principale.<br />

Un esempio, anzi due, di questa affermazione è arrivato da KEF e Dynaudio, quindi non proprio gli ultimi della fila, che allo show hanno mostrato una gamma di prodotti decisamente<br />

ampia e in grado di coinvolgere un pubblico il più eterogeneo possibile. KEF, ad esempio, ha messo in bella esposizione le gigantesche Muon, con i 18 altoparlanti e oltre due quintali<br />

di peso per ogni coppia, ma ha creato anche spazi per i nuovi arrivati LS50 Wireless, i piccoli Muo e la linea creata in collaborazione con il centro stile Porsche (Gravity One, Motion One<br />

e Space One). Da una parte il monumento (nel vero senso della parola) all’audio di altissimo livello tecnico, dall’altra prodotti facili da utilizzare e acquistare, belli e tecnologici, quelli<br />

che vedi in vetrina e li compri d’impulso per il loro design, scoprendo solo dopo quanta sostanza c’è dietro.<br />

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