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DOSSIER MOBILETTI<br />
IKEA<br />
Il concetto dell’assemblaggio a casa non può non far venire in mente chi di<br />
questo stile ne ha fatto una bandiera: la mitica Ikea! In tanti hanno iniziato<br />
a orientarsi proprio verso Ikea per cercare una sistemazione low-cost per<br />
i propri dischi in vinile, trovando nei vari tagli del modello Expedit un’ottima<br />
soluzione, soprattutto se teniamo conto del suo costo ridotto e della<br />
modularità. Si è creato un vero e proprio mondo intorno a Expedit, una<br />
specie di popolo trasversale, lo stesso che ha sbraitato (via social media)<br />
quando il produttore ha recentemente deciso di sostituire la linea Expedit<br />
con la nuova Kallax. Non sono nemmeno servite le puntualizzazioni di Ikea<br />
in merito alle misure (identiche) che avrebbero permesso di continuare<br />
a utilizzare il nuovo modello come perfetto porta-vinili. I più oltranzisti<br />
hanno contestato una certa riduzione dello spessore perimetrale del mobile,<br />
cosa che potrebbe portare, secondo loro, a un certo indebolimento<br />
sotto il peso di centinaia e centinaia di dischi. Un fenomeno, quello della<br />
risoluzione delle problematiche pratiche di tutti i giorni con i prodotti di<br />
Ikea, che ha portato allo sviluppo di una comunità che definiremmo una<br />
via di mezzo tra il genio puro e la follia conclamata (forse l’uno non esclude<br />
l’altro) e che ha dato vita a un sito che mostra come customizzare a proprio<br />
uso specifico alcuni dei prodotti di Ikea (ikeahackers.net) con una sezione<br />
dedicata proprio al media storage.<br />
un “protocarico acustico”, pur tenendo conto del fatto che la trattazione<br />
dell’acustica degli altoparlanti era ancora allo stato embrionale.<br />
L’impianto Hi-Fi, dunque, era visto come un tutt’uno e, anzi, buona<br />
parte del budget per realizzarlo era dedicato al suo “vestito”. A cavallo<br />
tra gli anni ’40 e ’50, infatti, nonostante buona parte dei sistemi per la<br />
riproduzione sonora fossero costituiti dalle cosiddette consolle e i sistemi<br />
completi da pavimento, l’impianto Hi-Fi era comunque visto come<br />
un tutt’uno, rappresentava una soluzione abbastanza costosa a causa<br />
dell’ingente investimento di risorse nella “carrozzeria” (generalmente<br />
di legno, spesso sagomato) più che nei componenti, in genere gli stessi<br />
reperibili nei kit per auto-costruttori. L’accettazione dell’ingombrante<br />
sistema di riproduzione musicale era dunque condizionats a una piacevolezza<br />
destinata a favorirne l’ingresso nell’ambiente domestico che ne<br />
rappresentava la chiave di accettazione. Proprio questo sbilanciamento<br />
degli investimenti verso soluzioni formali più che sostanziali rispetto<br />
alla qualità della riproduzione sonora, consentì nel secondo dopoguerra<br />
a diversi progettisti (molti le cui conoscenze si erano formate proprio<br />
sotto le armi...) di sviluppare nuovi prodotti pensati da un punto di vista<br />
<br />
utilizzati. Proprio in ragione dell’approccio pionieristico di questi nuovi<br />
<br />
sul mercato della riproduzione audio, quel che proponevano erano<br />
componenti separati, al più studiati per rappresentare una famiglia,<br />
certamente non dettati da un senso estetico complessivo di quanto<br />
cializzazione<br />
sempre più verticale dei requisiti funzionali, è un processo<br />
che non ha smesso da allora di rappresentare la caratteristica primaria di<br />
questo settore (con qualche ripensamento in atto, a partire dalla nascita<br />
della musica liquida e dal recupero di alcune soluzioni tecniche antiche<br />
abbinate ad altre completamente nuove che, con sorgenti che mutano e<br />
che cosa<br />
metterò davvero in un mobiletto?). Anche nel caso dei primi separati<br />
Hi-end esisteva comunque un problema legato al “vestito”: McIntosh<br />
e tanti altri sono stati pensati e disegnati per essere “incassati” e ciò<br />
veniva descritto nei manuali di istruzioni con attenzione, soprattutto<br />
alle modalità idonee di ventilazione.<br />
Per lungo tempo (e forse tuttora) gli apparecchi sono stati pensati per<br />
essere inseriti in un mobile piuttosto che per essere poggiati su un piano<br />
<br />
o l’esegesi sullo spessore del pannello anteriore di quello stesso apparecchio!).<br />
Dopo l’Hi-end arrivò l’Hi-Fi, nella sua versione “democratica”,<br />
seguita dalla sostituzione della fonte da analogica a digitale, e il contenitore<br />
perse gran parte delle sue caratteristiche funzionali per diventare<br />
il “mobiletto” dell’impianto stereo! Chi ha qualche anno sulle spalle<br />
<br />
agli anni ’70, gli anni della “sonorizzazione di massa”, dove avere un<br />
impianto audio era un momento di condivisione familiare, un acquisto<br />
da fare con l’accordo di tutti. Erano tempi in cui il mercato rispondeva<br />
con tanti prodotti nella fascia media, prodotti dalle discrete caratteristiche<br />
tecniche: magari gli stessi che oggi spuntano quotazioni un po’<br />
troppo ottimistiche nei vari mercatini dell’usato. Tempi in cui spesso<br />
l’impianto era monomarca o quasi, se vogliamo una sorta di evoluzione<br />
del compattone di qualche anno prima con tutti gli aggiornamenti del<br />
caso che derivavano da nuove tecnologie e nuovi modi di ascoltare la<br />
musica. Gli anni successivi sarebbero stati quelli del boom degli inglesi,<br />
con i loro prodotti dall’alto rapporto qualità-prezzo, quelli che avrebbero<br />
iniziato una nuova stagione che poi sarebbe diventata un settore stabile<br />
del mondo dell’audio. In mezzo, quindi, i sistemi monomarca che hanno<br />
avuto il grande merito di aver fatto da nave scuola a tanti che, con un<br />
investimento sostanzialmente moderato, hanno iniziato ad allenare<br />
l’orecchio all’ascolto. Un avvenimento familiare, magari il regalo dei<br />
<br />
<br />
elementi di base del sistema audio di partenza, il tutto ben confezionato<br />
nel suo mobiletto su misura. In realtà non era proprio un “su misura”:<br />
numero e dimensioni dei vari componenti erano abbastanza standardizzati,<br />
anche il monomarca aiutava a realizzare un sistema abbastanza<br />
<br />
rivestito (spesso nel triste marrone o nero), nei casi più lussuosi qualche<br />
elemento in vetro, le rotelle un optional, tutto qui. Una linearità che<br />
ben si combinava con l’arredamento tipico degli anni ’70, quello degli<br />
arancioni e dei marroni e delle forme morbide, così da esser sostanzialmente<br />
esteticamente poco invasivo. Cambiano le misure e le forme dei<br />
componenti Hi-Fi, soprattutto viene meno il tema del monomarca e gli<br />
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