Virginia de Winter - nonsolofantasy

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Eloise scoppiò a ridere. Alla fine del suo
turno era mezzanotte e lei aveva fame e nessuna
intenzione di aspettare che le cucine del
Collegio di Aldenor accendessero i forni.
«Mangia, ragazzina umana, ti sei meritata
la cena».
«Mi spiace solo di aver stretto tanto i
lacci del corsetto».
«Così impari a costringerti in quelle gabbie
insalubri».
Eloise rise ancora, per nulla toccata.
«Non cercare di avere mai ragione della vanità
di una donna Blackmore, potresti avere
delle brutte sorprese».
«A proposito di vanità, abbiamo
compagnia».
Così lei lo aveva definito una volta: il suo
peccato di vanità, e scorgere adesso il
bagliore della sua presenza, oltre una massa
di volti ancora impastati di sonno prima
dell’inizio del giorno, era un incendio che divampava,
inatteso, nella quiete della notte.