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anni. Perché uno pensa “vabbè, suora si fa suora, pazienza.”<br />
E invece quella parte, diventa novizia, va in convento,<br />
lassù, Bressanone... e poi, invece...<br />
Non si è mai saputo perché sia tornata, esattamente.<br />
Storie se ne son dette, certo. Ma, con certezza, nessuna.<br />
Prima pare si fosse legata a un tale, uno che stava attorno<br />
al convento, uno di Bressanone. Questo tale la aspettava<br />
fuori, di nascosto.<br />
Come vanno le cose, la carne è carne. Maddalena deve<br />
aver pensato che un matrimonio con Dio, a quel punto,<br />
era impossibile, visto che un altro matrimonio era stato<br />
consumato, con banchetto, immagino.<br />
Ma quella torna, senza il tale di Bressanone, e man mano<br />
che passano gli anni si vede sempre più chiaro che i<br />
maschietti proprio non le piacciano. Anzi, la vicinanza<br />
dei maschi le provoca reazioni di rigetto, di disgusto.<br />
Allora la storia è venuta fuori diversa, più ambigua.<br />
Hanno cominciato a dire di questa sua compagna di<br />
cella, lassù in convento, a Bressanone, una novizia bella e<br />
alta e buona, e il letto stava proprio affianco a quello di<br />
Maddalena, a furia di vedersi, bardate di nero, in preghiera<br />
e in pianto, e poi nude e allegre e giovani, i letti si<br />
sono avvicinati, e chissà... certo non erano cose per un<br />
padreterno che imponeva veste e castità...<br />
Così è tornata: al punto esatto di prima di partire. Studentessa<br />
magistrale. E nuovamente tutta la famiglia a<br />
sgobbare per lei, per farla studiare, l’intellettuale di casa.<br />
E lei che continuava a sprecare gli anni. Due anni per classe,<br />
con contorno estivo di ripetizioni. Insomma, quando è<br />
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arrivato il diploma magistrale – che ormai eravamo tutti<br />
maestri, in famiglia – i trent’anni erano lì a due passi.<br />
Tu dirai, arrivato il diploma, finiti i sacrifici. Avrà cominciato<br />
finalmente a lavorare e a restituire. Macché.<br />
Tutti convinti che avesse finito di scroccare, che potesse<br />
finalmente aiutare. E quella se ne va a insegnare al Corno<br />
della Forca, un paesino sperduto in montagna, dove affitta<br />
una casetta, con l’impegno della padrona di casa a lavarle<br />
le mutande – lei li aveva sempre disprezzati, i lavori<br />
manuali, capirai, l’intellettuale – e a prepararle i pasti.<br />
Noi, in conclusione, non vedevamo una lira.<br />
Lassù al paese è ingrassata. Ingrassata. Al punto che a<br />
baciarla, quando la incontravamo, ci faceva schifo. Perché<br />
la pelle del viso ce l’aveva tanto grassa che produceva<br />
un olio con odore di pane di casa e di fritto misto. Motivo<br />
per cui abbiamo smesso di baciarla. Per lei, una pacchia.<br />
Perché disdegnava il contatto fisico, con chiunque. Pareva<br />
che tutti le facessero schifo.<br />
L’ho spiata, una volta, a quel tempo, mentre si calava<br />
nella vasca da bagno. Uno spettacolo imponente. Come il<br />
varo di una nave. Come una piattaforma di cemento gettata<br />
dentro lo stagno. Una enormità di carne bianca arrotolata<br />
a cuscinetti uno sull’altro, sul ventre. Due cascate<br />
di lardo sulle natiche. Le tette due pere cicciotte che le<br />
arrivavano allo stomaco. E le cosce come fisarmoniche di<br />
lardo ambulante. Un incubo lardoso.<br />
Anche Ibrahim, quel bastardo, io non credo che se la<br />
scopasse. Secondo me voleva esporla in qualche macelleria,<br />
giù in Africa, dove mangiano i cristiani.<br />
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