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interiore, anelante libertà: «Come indiani d’America. Amici<br />

dell’animale. (Dell’anima, dell’animale, di questo amico cavallo),<br />

senza sella, fratellino, correremo meglio».<br />

Il doppio, il diverso, lo straniero, non è dunque altro che la<br />

propria parte d’ombra, un demone che abita dentro se stessi,<br />

non solo da assecondare ma anche, talvolta, da combattere,<br />

perché possa nascere «l’uomo nuovo». Sarà forse un «caino»,<br />

un «cristo dei rifiuti», un «barabba» di periferia, una<br />

«pecora nera», ma infine libero: «La maschera che mi cuciranno<br />

addosso, lo straniero, l’isolano, il mendicante, mi nasconderà,<br />

occulterà il nome, sarò uomo fra uomini... Chi è<br />

mite compatisce i persecutori, ne vede la fragilità, le ferite<br />

nascoste e non si lamenta del male che subisce» 37 .<br />

Nella sofferenza si rivela una saggezza antica, che si riconosce<br />

in quella, lapidaria, di Eraclito: «La propria qualità interiore<br />

è per l’uomo un demone». È la saggezza di un uomo<br />

che coltiva con tenacia il proprio talento, come un viziaccio<br />

da tener segreto, ma non troppo. Nel frattempo Atzeni scrive,<br />

coniuga il sogno all’azione, «pessimismo della ragione» a<br />

«ottimismo della volontà», secondo la nota espressione di<br />

Romain Rolland fatta propria da un altro ‘prigioniero’ che<br />

occupa una posizione fondamentale nella formazione culturale<br />

e politica dello scrittore, Antonio Gramsci. Gli articoli si<br />

moltiplicano su «Rinascita Sarda» e «l’Unità», sulle pagine<br />

culturali dei due quotidiani sardi, su piccole riviste semisconosciute<br />

come «Altair». Atzeni prepara i suoi racconti con<br />

cura, pronto per il grande duello, l’Apologo del giudice bandito,<br />

il romanzo, il suo sogno di scrittore.<br />

37 ATZENI, Il quinto passo è l’addio, cit., p. 15.<br />

338<br />

Gli anni seguenti passano rapidi e l’autore ‘sommerso’ de<br />

I sogni della città bianca, con una forte idiosincrasia per gli<br />

accenti e qualche incertezza con le lingue straniere, conquista<br />

con i romanzi un pubblico di lettori affezionati, si guadagna<br />

da vivere collaborando con alcune tra le più note case<br />

editrici italiane, per le quali traduce, tra gli altri, autori come<br />

Gérard Genette, Claude Lévi Strauss e Patrick Chamoiseau.<br />

In fondo al pozzo l’assassino e il maestro di scacchi si preparano<br />

all’assalto finale, a un duello ad armi pari, come quello<br />

di Itzoccor e Alì, «che il destino [...] ha fatto fratelli» 38 . Un<br />

combattimento in cui è ammesso anche il ricorso al talento,<br />

al sogno, al fantastico. Un duello vero, leale. Quanto Atzeni<br />

il suo duello lo abbia vinto spetta al lettore dirlo.<br />

38 ATZENI, Apologo del giudice bandito, cit., p. 139.<br />

339<br />

giugno 2005

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