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Non è difficile, per una puttana, sentirsi San Francesco,<br />

dopo che la madre di quel maledetto soldato tedesco che<br />

la stava ammazzando le è uscita dalla figa. E l’ha pestato a<br />

sangue.<br />

Una vera madre. Una donna coi fiocchi.<br />

Ora la signora Puppipepper, rimessa in sesto la situazione,<br />

sparisce, infilandosi nello stessissimo buco da cui<br />

era uscita. Senza alcuna difficoltà. Dentro la pancia della<br />

bionda. Un miracolo.<br />

Puppipepper ha capito la lezione.<br />

Ora sta sul letto, il nostro sergente. Finalmente pronto<br />

all’amore. Come chiunque, stando su quel letto, potrebbe<br />

ben vedere.<br />

La bionda inghiotte l’arnese, col suo ventre magico,<br />

ventre di miracoli. E finalmente, succede: una cosa come<br />

si deve: scopano. Veloci e rabbiosi, predaci. Caldi e umidi.<br />

Ansanti. La bionda celebra un altro miracolo: il miracolo<br />

di un orgasmo – roba conservata nel cassetto delle<br />

occasioni speciali, le occasioni senza lavoro, senza mestiere,<br />

le occasioni d’amore.<br />

Finalmente si danza. Eh? Sergente!<br />

Sposiamoci, perdio. Tendine rosa, alle finestre. Una casetta<br />

sul mare. A Cagliari. O Amburgo.<br />

E quel cane, o ciclista, o pedone? Quello che hai schiacciato<br />

al buio, sul lungomare?<br />

Sergente!<br />

Sveglia, sergente!<br />

“È un fantasma. Non esistono, i fantasmi. Lasciami i coglioni<br />

in pace.”<br />

16<br />

I bambini<br />

La luce dell’alba frugava il giardino.<br />

Lunghi coni di pulviscolo brillante sostenevano i limoni,<br />

colonne di colori.<br />

Quando la luce frugava il giardino, da finestre diverse,<br />

guardavamo il limone.<br />

Prima il limone, poi la panchina.<br />

Poi l’angolo delle rose: tre, le rose. Poi la graticciata delle<br />

campanule: le campanelle.<br />

L’ordine era concordato; primo gioco della giornata, il<br />

gioco di incontrarsi sulle stesse cose guardando da finestre<br />

diverse, da diverse case negli stessi momenti.<br />

I miei occhi, e quelli di Cristina, non dovevano incontrarsi.<br />

La prima complicità.<br />

Il limone-verde pallido, estenuato agrume da giardino;<br />

la panchina-grigiomarrone, tre pezzi squadrati di granitella<br />

ruvida; il roseto cupo, verde, e a volte sanguigno; la<br />

graticciata, scheletrica, in inverno, filo di ferro intrecciato<br />

in un disegno a rombi; erano i punti cardinali di un rettangolo<br />

di giardino sprofondato fra tre palazzi, palazzi giallini<br />

e sbrecciati, case popolari.<br />

Oltre la graticciata il lato aperto, il solo, aperto verso<br />

una campagna selvatica – cardi, acetosella e fango – e in<br />

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