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Primavera, nella città murata<br />
Aveva gli occhi oscurati da una lanugine bianca, quel<br />
Mendicante. Era cieco.<br />
Donna Annalena lo incontrava ogni mattina.<br />
Scendeva verso la chiesa, la Donna, e mormorava un’antica<br />
preghiera, penitenziale e cupa, timorosa e ubbidiente.<br />
Una preghiera spagnola, triste, eternamente disperata.<br />
La preghiera di una nobildonna impoverita nelle case alte<br />
del Castello, nella città murata e bastionata.<br />
All’alba, ogni santo giorno, Donna Annalena scendeva,<br />
dalla vecchia città spagnola, attraverso le Porte della fortezza,<br />
spalancata, verso la chiesa di Sant’Antonio, “in Sa<br />
Costa”.<br />
Sdraiata ai piedi del Castello, Sa Costa (la costa, la costola,<br />
il litorale...) è una via del Centro. È una salita, un<br />
sentiero, che taglia nel mezzo la collina, e divide la città<br />
alta da quella bassa.<br />
Quelli che stavano lassù, nei palazzi del Castello, circondati<br />
dai bastioni, erano prima Pisani, poi Spagnoli.<br />
Ogni notte, gli armigeri stranieri che custodivano le Porte<br />
urlavano: “Il buio è arrivato. Fuori i sardi.”<br />
Giù, in basso, sotto Sa Costa, i vicoli, selciati di pietre<br />
rotonde conficcate nel fango. L’altra città, dei pescatori e<br />
dei mercanti. (Pareva una maschera fenicia, il volto del<br />
mercante, ghigno del diavolo).<br />
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