15.02.2013 Views

7_93_20060703131726

7_93_20060703131726

7_93_20060703131726

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

85<br />

90<br />

95<br />

100<br />

105<br />

110<br />

Alle sei del mattino, attorno alla chiesa del Polpo Rovesciato,<br />

c’era una bella corona di cespugli verdi ornati di<br />

fiorellini rosa. Alle sette c’è un massacro di erba calpestata<br />

e di fiori secchi. Ma il pacchetto non è stato trovato.<br />

“Bisogna calmarsi” pensa Faina “tanto con la rabbia<br />

non si conclude un cazzo” e si accende uno spino coi residui<br />

di libano rosso oppiato – la riserva personale – tratti<br />

dalla vaschetta del cesso questa mattina alle cinque.<br />

Una canna calmante che non calma un cazzo. La paranoia<br />

aumenta: ormai è chiaro che qualche bastardo si è<br />

fottuto l’etto. Un capitale andato in fumo. Un ferragosto<br />

rovinato.<br />

Faina torna sul luogo della maledetta sparizione. E pesta<br />

coi piedi, incazzato, sui resti di quel cespuglio ladrone.<br />

“Oh, non è ora di pestarci sulla testa, questa.” Si, proprio<br />

così. Da sottoterra una voce ha gridato esattamente<br />

queste parole, come se invece di aver pestato un prato<br />

Faina avesse pestato sul pavimento del terzo piano di un<br />

condominio.<br />

Inutile star qui a raccontare la meraviglia del baldanzoso<br />

spacciatore che alle sette e mezzo del mattino di ferragosto,<br />

sotto il sole, sente una specie di venticello di dicembre<br />

che gli corre su dal culo alla schiena.<br />

Insomma, dopo aver smaltito la paura, Faina riesplora<br />

con gli occhi la base del cespuglio maledetto.<br />

Ora vede un aggeggino mai notato prima, una specie di<br />

anello di ferro, di quelli che si vedono nei film e nei fumetti,<br />

sì, proprio quelli che servono a sollevare una botola.<br />

256<br />

“Una botola? E dove cazzo porta? E chi cazzo ci abita,<br />

sotto? Ma guarda che razza di roba stravagante” pensa il<br />

nostro eroe che, se non fosse per via di quel suo etto famoso,<br />

se ne andrebbe di corsa, lasciando a qualcun altro<br />

il compito di scoprire cosa ci faccia una botola a due passi<br />

dall’ingresso della chiesa del Polpo Rovesciato, una botola,<br />

perdipiù, dalla quale emergono anche delle voci di<br />

gente che chiaramente abita sottoterra.<br />

Ma l’interesse dà coraggio – son le condizioni materiali<br />

che fanno la coscienza, quell’etto insomma – e Faina solleva<br />

l’anello. Una botolina sepolta sotto la terra si solleva.<br />

Una botolina da nulla che, sotto, lascia intravedere il<br />

principio di una scaletta di ferro.<br />

“Ormai siamo in ballo” pensa virilmente Faina, e comincia<br />

a scendere. Scalino dopo scalino, ne ha contati ormai<br />

diciotto quando una vocetta stridula e incazzata, da<br />

molto più sotto ancora, una voce d’uomo, ma anche una<br />

voce di donna, (una voce insomma che se avessimo chiesto<br />

a Faina che voce era, lui non ci avrebbe saputo dire<br />

niente di preciso se non osservazioni molto vaghe e generiche)<br />

questa voce ha urlato “Chi è quel coglione che ha<br />

lasciato aperta la botola?”<br />

C’è, in quella voce, una tale quantità di autorità e di comando,<br />

che Faina si sente obbligato a risalire gli scalini fino<br />

al livello del suolo e a chiudere la botola da lui stesso<br />

lasciata aperta.<br />

Poi ridiscende e riconta. Conta fino a trentatre scalini.<br />

Poi, sotto, sente il vuoto. Cerca col piede, al buio, un appoggio<br />

qualunque. Niente.<br />

257<br />

115<br />

120<br />

125<br />

130<br />

135

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!