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ta buona che mi levo dal mercato, dallo spaccio, dalla fifa<br />
di esser preso dalla polizia. E fumerò ogni meraviglia,<br />
roba che a lui gli arriva da tutte le parti del mondo, perché<br />
quello è uno che ha contatti come si deve, mica io<br />
che per un etto di libanese oppiato devo fare i salti mortali,<br />
e poi quella città fra i denti, che razza di personaggio,<br />
e Ganja, e quell’orchestrina...”<br />
Così riflette fra sé e sé, e si avvicina barcollante al cespuglio<br />
incantato, alla botola meravigliosa.<br />
Ma proprio nello stesso punto da cui è entrato in quel<br />
paradiso, proprio in quello stesso punto a due passi dalla<br />
porta della chiesa del Polpo Rovesciato, non c’è più botola,<br />
non c’è più anello, non c’è più traccia del suo viaggio.<br />
Faina ricomincia a pestare “se li disturbo mi faranno<br />
entrare un’altra volta”, pensa. E pesta, e pesta, e pesta.<br />
Finché dalla chiesa non esce il prete e lo guarda. E Faina<br />
gli legge negli occhi che quello sta per girarsi e andare a<br />
telefonare alla neurodeliri. E infatti il prete si gira, e si allontana<br />
verso la sacrestia.<br />
Faina fugge. Ha capito che tanto non c’è nulla da fare,<br />
nulla da ottenere, e che le botole che portano nei mondi<br />
incantati si trovano una sola volta nella vita, ed è anche<br />
troppo.<br />
Qui il racconto è finito. Il lettore attento potrà anche<br />
chiedersi dove diavolo sia la morale da noi promessa nel<br />
corso della narrazione: essa – rispondiamo – è nei fatti,<br />
nelle cose narrate, nelle vicende, ora allegre ora tristi, di<br />
Faina.<br />
Ma per chi da queste vicende non sia in grado di trarre<br />
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il dovuto insegnamento – ci sono anche gli interdetti,<br />
perdio – ricapitoliamo il “succo” didattico della storia –<br />
utile anche ai bambini –: “mai buttare un etto di libanese<br />
rosso – o anche di pakistano nero – in un cespuglio. Ci<br />
perderete l’etto e, per bene che vi vada, la finirete a parlare<br />
con certi orsacci rossi che magari vi costringeranno<br />
persino a ballare la rumba. Vade Retro.”<br />
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