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strada. (Che grazia vuoi, nel racconto? Non certo la grazia<br />

delle vecchie bianche signore scrittrici d’Europa.<br />

Non mi appartiene. Né la grazia degli arditi giocolieri di<br />

parole che abitano il tuo mondo).<br />

Questa mia lingua è povera. Io mi chiamo Nicola. Credi,<br />

signore, esistono anche i Nicola, a questo mondo.<br />

– Attraversa la città, dunque, Nicola, il pirata. È giovane,<br />

e vecchio.<br />

“Giovane? Ho udito bene? È giovane, e vecchio, nello<br />

stesso tempo? E perché?”<br />

– Perdona, messié. Sappi che alla terza interruzione il<br />

viaggio si interrompe, e la nostra storia finisce.<br />

Ti devo, dunque, quest’ultima spiegazione.<br />

È umile, dicevo, la mia lingua. Altrettanto il mio nome.<br />

A me pareva giovane, quel Nicola, e vecchio. E questa<br />

specie di contraddizione non manca di senso, come cercherò<br />

di dirti, se mi lascerai proseguire.<br />

Uso parole povere. Messié. Ma esse pure hanno, voglia<br />

iddio, un significato: quello che hanno in questa lontana<br />

città. In questo borgo di periferia.<br />

(Perdonaci. Ci sforziamo, a parlare nella tua lingua<br />

straniera. Eppure abbiamo letto bei libri).<br />

Credimi, messié: un’altra interruzione, e concludo il<br />

narrare.<br />

“Starò ad ascoltarla, la tua storia.<br />

Con pazienza.<br />

Anche se vorrei sapere di te, e il nome di tuo padre.<br />

E perché credi ti debba dare ascolto, magari per ore.<br />

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Come pure cercherò di fare e perché mi chiami signore,<br />

e mi parli col tu.<br />

Una terza domanda, la porrò a suo tempo. Accetto. Si<br />

chiamava Nicola. Era giovane, e vecchio.”<br />

Era, dunque, Nicola.<br />

Potremmo chiamarlo anche A. E B. Un nome qualunque<br />

da un elenco telefonico. Dall’elenco telefonico di<br />

questa città. Della mia.<br />

Tullio. Alfredo. Antonio. Dio, quanti Antonio, quaggiù,<br />

al mio paese.<br />

Aurelio. Aventino. Cesare. E Bruno, Cecilia, Daniele.<br />

Efisio, quanti Efisio.<br />

Giovanni, e Giuseppe.<br />

Luigino e Maddalena. Mario e Maria.<br />

Quaggiù, eccolo, un Nicolò. Toscano, diresti?<br />

Vive in questa mia città. Col mio stesso cognome. Forse<br />

viene dal paese di mio padre. Aveva un padre innamorato<br />

di vecchie scritture italiane?<br />

Guardiamoli, i nomi del paese di mio padre. Tullio e<br />

Virgilio, messié.<br />

Si chiamano così, alla bocca della miniera. Tullio e Virgilio.<br />

E Nicolino. Eleoterio e Remigio. Quinzio e Rodolfo.<br />

Ulisse. E Filippo. Venanzio e Nino.<br />

C’è una Malvina, e un Guerino. Virgilio, e nuovamente<br />

Virgilio. Sull’elenco telefonico del paese di mio padre.<br />

Son pochi i Nicola?<br />

Vediamo al paese di Umberto, allora, sui monti, fra i<br />

banditi, in Barbagia.<br />

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