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Ha un lavoro da compiere, Nicola. Un lavoro difficile,<br />

attraverso la città: condurre un clandestino, un dirigente<br />

nazionale di un fantomatico gruppo di guerriglia. Un<br />

operaio torinese. Raggiungere un’auto. Correre all’aeroporto.<br />

“Partirai fra mezzora, in aereo.”<br />

“Ti ringrazio di tutto, Nicola. Anche la riunione è andata<br />

bene. Mi sembrate a buon punto, quasi pronti a colpire.”<br />

“Abbiamo lavorato.”<br />

Attraversa la città, Nicola, coll’ospite. Dieci passi più<br />

avanti, una coppia, Luigi e Mariantonia, abbracciati. La<br />

testa sulla testa, come giovani, teneri innamorati. Lenti e<br />

dolci. Mariantonia ha in mano, nascosta sotto uno scialle<br />

nero, una pistola.<br />

Camminano lenti, gli innamorati. La testa della processione.<br />

Dieci metri più in fondo, affiancati e quasi muti,<br />

Nicola – e Oreste, il dirigente nazionale.<br />

Camminano sui ciottoli. Fra i vicoli della marina. Nella<br />

strada profumi, di erbe e maestrale, di frittura di pesce.<br />

Ogni tanto, dietro il tettuccio a tegole di una vecchia casa,<br />

uno scorcio di mare.<br />

È buio presto, a Novembre. Il vento fresco porta la<br />

gente all’aperto, fuori per strada. E gli amanti, sul mare.<br />

Lasciano i portici, pieni di folla, alle spalle. La folla delle<br />

sette del pomeriggio. Sotto i portici, nei caffè, alla luce,<br />

di fronte al mare. Cento metri più in fondo, il primo orizzonte:<br />

ciminiere di navi.<br />

Di lassù, dalla parte alta della città, dove va Nicola, dal-<br />

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la Marina al Castello, sempre sui ciottoli, per scalinate<br />

scure, pare già mezzanotte.<br />

Di lassù il mare è nero. Attraversato dalle luci delle fabbriche,<br />

dai lampi di fuoco delle ciminiere lontane, e da<br />

una luna straordinaria e immensa.<br />

Perdonami, messié, se dico argentea. I riflessi sul mare,<br />

della luna, sono bianchi, e d’argento.<br />

Ancora cammina, la processione dei mimi. Avanti a tutti,<br />

i fanciulli innamorati. Quindi gli amici silenziosi.<br />

In fondo, a chiudere il corteo – ancora dietro, dieci metri<br />

alle spalle di Nicola – un tale, solitario, fuma una sigaretta<br />

dietro l’altra. Ha un cappotto elegante, sulle spalle.<br />

Cammello. E sotto l’ascella, un mitra corto. Carico.<br />

Basta spostare la sicura, tirare sulla destra il cappotto.<br />

In venti secondi è pronto a sparare. Rinaldo. Addestrato<br />

a Beirut. Anche a vederlo in faccia: un palestinese.<br />

Questa storia ci porta, messié, fin sulla piazza della Cattedrale.<br />

Si sono arrampicati, a piedi. Attraverso tutta la città<br />

vecchia, in salita, dal porto ai rifugi nobili. Antichi, cupi<br />

palazzi spagnoli. Palazzi scuri a chiudere vicoli stretti,<br />

umidi, e squarci di mare. Dai piani alti, tutto il mare negli<br />

occhi, e la città sdraiata, in basso, illuminata.<br />

Un gomito, il passaggio in un cunicolo, sul retro della<br />

grande chiesa.<br />

Infine, improvvisa apertura, la piazza luminosa della<br />

Cattedrale.<br />

I gradini di marmo.<br />

E in fondo, nell’ombra, un parcheggio di auto, davanti<br />

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