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Storia del carnevale<br />

Una sera. Fuori un maledetto temporale tuonava indifferente,<br />

indifferente al destino di chi lavora all’aperto,<br />

sulle impalcature o sui tralicci, agli angoli dei vicoli sporchi,<br />

o davanti a vecchi portoni anneriti, elettricisti e muratori,<br />

carbonai e puttanelle.<br />

Pioveva. Noi stavamo al riparo coi gomiti strisciosi su<br />

un impasto di gocce di vino, di gocce di sugo, di gocce di<br />

chissàcosaltro, di gocce di pioggia portate dai gomiti di<br />

chi piombava dentro, spinto dalla pioggia. Quello strano<br />

impasto di gocce e polvere e fango impiastrava il ripiano<br />

di un tavolaccio da vecchia osteria dei miserabili. Stavamo<br />

tutti attorno, poggiati coi gomiti sul tavolo. Io e gli altri.<br />

Al riparo dal temporale. A preparare il carnevale.<br />

Carnevale. Avevamo già deciso tutto, per il carnevale,<br />

che arrivava proprio questa domenica, e bisognava farsi<br />

trovar pronti. Avevamo già deciso tutto, quando Fisio<br />

salta su, si pesta le mani con gesto da ubriaco senza ritorno,<br />

e strilla: “Tonino, poi, lo vestiamo da matto.” E si piega<br />

sulle gambe, e pesta i piedi e gli zoccoli sul pavimento<br />

di fango, e saltella sulla sedia, folletto spiritato a contorcersi<br />

dalle risate, e tutti attorno che sembrano presi da accessi<br />

di tosse, da quanto ridono.<br />

Tonino, bisogna sapere, è uno che ti struscia in piazzetta<br />

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