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Il vento, dicevano. Tutti. Anche gli amici. Anche i carabinieri.<br />

Ma il vento è come Dio, pensavo. Il vento non si vede.<br />

Non mi riusciva di immaginare questa mano che prende<br />

il vecchio, lo strappa alle sue radici e lo butta giù. Perché<br />

era vecchio – ma quattro sere prima che venisse il vento<br />

aveva dato una battuta, lui, il vecchio, ad un coatto ventenne<br />

grande come un armadio, bravo a pestare, coraggioso<br />

quanto basta. E il vecchio l’aveva piegato, con quelle<br />

braccia come alberi secchi, che nella lotta diventavano<br />

ferro.<br />

Il vento può portare via un uomo-uccello, un uomopiuma,<br />

anche un uomo-fiore. Ma il vento non riuscirà<br />

mai a muovere un uomo-roccia, un uomo-pietra.<br />

Il vento, dicevano. Ma io sapevo che mai nessun vento<br />

al mondo ce l’avrebbe fatta, con quel vecchio bestione<br />

selvatico ch’era mio padre.<br />

E così mi sono dato la prima parte della risposta. Il vento<br />

non l’ha ucciso. Se non è stato il vento, chi...?<br />

La seconda parte della risposta tardava ad arrivare.<br />

Poi è arrivato il funerale. Io stavo pronto a prendere il<br />

posto in prima fila dietro la bara nera e dorata portata<br />

sulle spalle – a turno – da tutti i pescatori del porto. Ero<br />

pronto ad occupare il posto che mi spettava, il primo dietro<br />

la bara, attraverso tutti i vicoli della Marina, a passo<br />

lento, e le donne piangevano alle finestre. Piangevano<br />

tutti. Tutti piangevano il vecchio padrone buono che dava<br />

gli incarichi sulle barche, e decideva il prezzo del pesce<br />

al mercato, e quanto ad ogni venditore, e quanto ad<br />

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ogni pescatore. Un padrone buono: con la sua parte di intermediazione<br />

(su tutto quello che passava nel porto)<br />

aveva pagato, per vent’anni, tutti i funerali di tutti i morti<br />

in mare. Più un padre che un padrone. Per questo lo<br />

piangevano.<br />

E io, io che sono l’unico figlio maschio, io che non ho<br />

paura di sobbarcarmi il peso dell’eredità di mio padre, io<br />

che camminando dietro la bara per primo avrei comunicato<br />

al mondo la mia volontà. Io sono stato mandato in<br />

terza fila.<br />

Dietro la bara solo la moglie addolorata, avevano deciso.<br />

Subito dopo, i più importanti fra gli uomini che avevano<br />

obbedito al vecchio in questo ventennio. E fra loro,<br />

proprio al centro e mezzo passo avanti, Nicola “senzapelo”.<br />

Nicola “senzapelo” mezzo passo avanti, con le lacrime<br />

agli occhi, e piangeva mio padre, come fosse stato suo padre.<br />

Tutti l’hanno visto. E hanno capito tutti che non doveva<br />

essere stata una decisione difficile. In due giorni di<br />

veglia al morto, avevano già deciso la faccia del nuovo padrone.<br />

Nicola “senzapelo”, che mio padre, quando stava<br />

con gli amici più fidati, diceva: “Nicola, un mezzouomo”,<br />

e sputava in un angolo il suo disprezzo.<br />

E infatti, mio padre era stato appena appena infilato in<br />

un tombino di cemento nel cimitero nuovo, un tombino<br />

di cemento fra altri cinquecento, come un morto qualunque,<br />

trattato peggio dei suoi pescatori, mio padre era stato<br />

appena infilato in quello schifo di tombino, e già Nico-<br />

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