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Lo abbiamo provato, con le parole. Rimbalzavano su di<br />
lui come oggetti magici, i pensieri gli scivolavano dalla testa.<br />
Lo abbiamo provato con gli oggetti: li manipolava con<br />
fatica, e le pietre gli scivolavano dalle mani.<br />
Una sera si è aggiunto alla comitiva dei guardoni.<br />
Maria abbracciava le lunghe cosce tornite e magre di un<br />
marinaio, si chinava a brucare il suo pane, Maria rideva<br />
sommessa cavalcando un uomo liscio e glabro, un uomo<br />
di pane, morbido e buono.<br />
Ha visto, Antonello, come si guardano ombre cinesi: la<br />
volpe mangia il gatto, la papera ride, il cagnolino morde<br />
la mano del padrone. Ha visto, senza capire, e tutto in lui<br />
è entrato, forse, come un sogno indistinto, un sogno d’ombra.<br />
“Silenzio. Su tutto quello che hai visto. È segreto. Se<br />
parli finisce il gioco. Soprattutto a casa. Se lo racconti morirai<br />
bruciato. Silenzio.”<br />
Altre notti in adorazione di Maria e dei suoi amanti: Cristina<br />
ha cominciato a carezzarlo Antonello.<br />
“Buono, buono, non ridere.”<br />
Finché una vitalità che si era espressa soltanto con le<br />
corse, ha preso la forma. Una vitalità imponente – il suo<br />
cazzo è il più grande, più di quello di qualsiasi amante di<br />
Maria, sembra un tronco. Silenzio, non parlare con nessuno,<br />
vieni che ti carezzo. Come un pupo, docile, docile.<br />
L’unico rischio: che scoppiasse in qualcuna di quelle<br />
sue urla gutturali che esprimevano gioia. Avrebbe spaventato<br />
Maria, e l’amante.<br />
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Il bue ha cominciato a bazzicare attorno a Maria. Maria<br />
cucinava, Antonello pelava le patate; Maria lavava il pavimento,<br />
Antonello andava avanti e indietro con un secchio<br />
colmo d’acqua; Maria leggeva Grand Hotel, Antonello<br />
si accucciava ai suoi piedi e commentava i fatti di<br />
amore e gelosia; Maria rassettava il letto, Antonello stava<br />
immobile come una statua sulla porta della stanza, gelato,<br />
teso.<br />
Piegarla con forza o fuggire?<br />
Una sera. Domenica sera, silenzio, tutti gli adulti al<br />
Centro Sociale per guardare la televisione, tutti gli adulti<br />
e tutti i bambini, silenzio nel giardino e nel mondo, silenzio<br />
da abbassare la voce per non disturbare.<br />
I giochi di pietre, dimenticati.<br />
La noia, perché Maria la domenica non riceve clienti, la<br />
domenica va a messa.<br />
Domenica sera: Maria alla finestra, noi tre in giardino,<br />
annoiati attorno a un mazzo di carte.<br />
“Antò” canta la voce della puttana “oggi mi hai abbandonato,<br />
oggi che ho bisogno di qualcuno che mi aiuti. C’è<br />
da lavorare, Antò, da sola non riuscirò mai.”<br />
Siamo in quattro nel mondo; due entrano nella casa; gli<br />
altri due si appostano alla finestra, nell’imbrunire.<br />
Il gigante sposta gli armadi; pulizia di primavera.<br />
Il gigante, però, ha esaurito la pazienza. Chissà i sogni,<br />
nella sua testa: prende Maria e la piega.<br />
Mai Maria così felice di farsi piegare per amore.<br />
La trascina sul letto e la spoglia.<br />
Giuro che le risate si sentano fino in America, e solo i<br />
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