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I pensieri di un questore
Rondò Final
Un attimo di sospensione, nell’aria: come la pausa di silenzio
di un’orchestra, un attimo prima del rondò final. I
bambini, muti, sgranano gli occhi a una straordinaria meravigliosa
apparizione sull’asfalto: i cavalli.
Sui cavalli, sorridenti – allegri diavoli rossi, sorridenti –
stanno gli uomini dai lunghi fucili, i miliziani, i guerrieri.
I miliziani rossi a cavallo stanno arrivando, li hanno veduti
sbucare su, lassù, sulla strada.
Comincia la commedia. Fra le urla di gioia dei bambini.
Il questore stringe la mano a un cretino, e sorride al cretino,
e ride – quasi – e con la coda dell’occhio sbircia la
consorte.
– Sul palco drappeggiato di rosso delle autorità. I maggiori
col culo protetto da un telo rosso di antiche consuetudini.
Consuetudini create da nobili finissimi volgari estenuati
spagnoli – spagnoli estenuati spesso di malaria – che
hanno goduto quaggiù dell’ultimo dominio prima della
caduta, l’ultimo – casareccio – oriente. Consuetudini raccolte
da contadini ricchi piemontesi, che quaggiù hanno
conquistato tardive nobiltà, e da nobili si sono estenuati,
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