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Il SDC, data la totale assenza di altri corpora per il sardo dovrebbe quindi essere<br />

un corpus di riferimento, basato rigorosamente sui due criteri di campionamento e<br />

bilanciamento.<br />

Il corpus si propone, almeno in una fase iniziale, come un corpus aperto,<br />

continuamente aggiornabile con nuove acquisizioni, sempre e comunque coerenti con<br />

la pianificazione iniziale.<br />

Infine, il corpus dovrà essere annotato. A questo proposito, proponiamo qui anche<br />

una prima ipotesi di annotazione del SDC secondo gli standard internazionali.<br />

2.2 Acquisizione dei dati<br />

Per quanto riguarda la raccolta dati, non vi sono particolari differenze rispetto<br />

a lingue ufficiali e standardizzate. Bisogna pertanto adottare gli accorgimenti tipici<br />

della ricerca sul campo.<br />

Problemi ben più importanti si pongono invece per quanto riguarda la codifica<br />

dei dati. Bisogna infatti arrivare a una normalizzazione grafica che evidentemente<br />

comporta, per i testi non standardizzati, una scelta da parte di chi codifica.<br />

Il sardo rappresenta, sotto questo punto di vista, un caso emblematico. Le differenze<br />

tra le diverse varietà sono, infatti, numerose, soprattutto sul piano fonetico. In quale<br />

varietà devono essere inseriti i testi nel corpus? E sino a che punto è possibile ridurre<br />

le diverse varietà del sardo a una unica macrovarietà?<br />

La questione della standardizzazione della lingua sarda è stata oggetto, negli ultimi<br />

anni, di una robusta polemica. Nel 2001 l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della<br />

Regione Sardegna ha pubblicato una prima proposta di standardizzazione denominata<br />

Limba sarda unificada (LSU). Tale proposta è stata elaborata da un’apposita commissione<br />

e si tratta in sostanza di una varietà che, per ammissione della stessa commissione,<br />

per quanto si ponga come obiettivo la mediazione tra le diverse varietà presenti<br />

nell’isola, è “rappresentativa di quelle varietà più vicine alle origini storico-evolutive<br />

della lingua sarda” (LSU: 5). Di fatto, i tratti scelti per la LSU sono perlopiù logudoresi<br />

e sono stati percepiti dai parlanti come tratti “locali” piuttosto che conservativi. Ciò<br />

ha portato a una netta opposizione allo standard soprattutto da parte dei parlanti<br />

campidanesi: le motivazioni di questa reazione sono analizzate dal punto di vista<br />

sociolinguistico in Calaresu (2002) e Puddu (2003, 2005).<br />

Di recente, la Regione Sardegna ha incaricato una nuova commissione di elaborare<br />

una lingua standard per usi solo burocratici-amministrativi e, nel contempo, di creare<br />

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