Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore
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RElaziONi<br />
genesi il target per incrementare la sopravvivenza libera da<br />
progressione delle pazienti con carcinoma dell’ovaio alla<br />
prima diagnosi.<br />
Sempre piu’ spesso oggi le caratteristiche biologiche e biomolecolari<br />
del tumore dell’ovaio rendono questa patologia<br />
quanto mai variegata e indirizzano i successivi trattamenti<br />
Sala Botticelli – 10.30-12.30<br />
Patologia ginecologica 2<br />
Patologia vulvare<br />
Moderatori: Alfredo Fabiano (Roma), Domenico Ientile (Palermo)<br />
Approccio clinico alla patologia vulvare<br />
L. Micheletti, M.C. Zanotto Valentino, O. di Pumpo, E. Palmese,<br />
V. Frau, C. Bondi, F. La Monica<br />
Dipartimento di Discipline Ginecologiche e Ostetriche dell’Università<br />
di Torino<br />
Introduzione<br />
In linea generale una superspecialità, (subspecialty in lingua<br />
inglese), prende corpo e diviene ufficialmente accettata nel<br />
momento in cui si riconosce la necessità di organizzare dal<br />
punto di vista terminologico e metodologico una massa di<br />
conoscenze, talora pertinente ad ambiti specialistici differenti,<br />
ma riguardante uno specifico organo od apparato.<br />
La vulva, per le sue caratteristiche embriologiche, anatomiche<br />
e funzionali, rappresenta un organo di interesse sia ginecologico<br />
che dermatologico e richiede anche una specifica<br />
competenza istopatologica. Dal punto di vista clinico-pratico<br />
sicuramente la donna affetta da disturbo vulvare consulterà<br />
preferibilmente il ginecologo ed è pertanto utile che questo<br />
riceva una specifica preparazione di tipo interdisciplinare.<br />
La “Vulvologia”, da alcuni anni identificata come una vera e<br />
propria superspecialità a carattere interdisciplinare specificatamente<br />
dedicata allo studio e all’approccio clinico-terapeutico<br />
delle malattie della vulva 1 , riveste un ruolo utile nella<br />
formazione del ginecologo e di altri specialisti che per pratica<br />
clinica si interessano di malattie vulvari.<br />
Grazie alla vulvologia è possibile oggi fornire delle indicazioni<br />
più precise sulla metodologia dell’approccio diagnostico<br />
alle malattie vulvari eliminando metodiche ed atteggiamenti<br />
radicati nella pratica clinica soprattutto ginecologica e ritenuti<br />
ormai inadatti e talvolta fuorvianti.<br />
Anamnesi generale<br />
L’anamnesi generale deve essere rivolta ad evidenziare tutte<br />
quelle situazioni che possono avere ricadute vulvari specifiche.<br />
Tra queste vanno ricercate diatesi allergiche, presenza di malattie<br />
dermatologiche con loro localizzazione in altri distretti<br />
corporei, presenza di malattie sistemiche e metaboliche, ecc.<br />
Utile investigare anche sulla presenza di malattie sessualmente<br />
trasmesse, sia della paziente che del partner, su eventuali terapie<br />
mediche topiche pregresse o in atto, sull’uso di prodotti<br />
per l’igiene personale e su abitudini igienico-comportamentali<br />
(uso di salva-slip, biancheria intima sintetica e colorata, collant,<br />
pantaloni stretti, ecc.).<br />
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medici e chirurgici. Appare sempre piu’ evidente come oggi<br />
il tumore dell’ovaio sia una miscellanea di malattie completamente<br />
diverse che condividono il sito anatomico di origine e<br />
la clinica e la chirurgia si vanno sempre piu’ orientando verso<br />
trattamenti personalizzati in base anche solo alla caratteristica<br />
piu’ “ banale” rappresentata dall’istologia della malattia.<br />
Anamnesi sintomatologica<br />
L’anamnesi sintomatologica, a causa della aspecificità dei<br />
sintomi vulvari, deve essere rivolta ad evidenziare le caratteristiche<br />
peculiari.<br />
Infatti dal punto di vista soggettivo tutte le malattie vulvari si<br />
esprimono attraverso due fondamentali sintomi, il prurito e il<br />
dolore, che possono assumere differenti connotazioni. Sia per<br />
il dolore che per il prurito esiste una rielaborazione corticale<br />
che influenza la percezione e la modulazione di questi sintomi.<br />
Pertanto particolare attenzione deve essere posta nel separare<br />
la componente emozionale da quella più strettamente organica<br />
legata ad una vera e propria lesione vulvare correlabile<br />
al sintomo riferito (ad esempio, una condilomatosi florida,<br />
di per sé lesione asintomatica, in un soggetto con particolare<br />
labilità emotiva, può essere associata ad una sintomatologia<br />
pruriginosa o dolorosa di origine reattivo-emozionale e non<br />
direttamente correlabile alla lesione).<br />
Ispezione clinica<br />
L’ispezione clinica deve essere condotta ad occhio nudo, con<br />
eventuale buona illuminazione, e seguire una metodologia<br />
standardizzata.<br />
Una modalità può essere iniziare ad ispezionare l’area vestibolare,<br />
le piccole labbra, il cappuccio clitorideo, lo spazio<br />
interlabiale, per poi procedere verso l’esterno ispezionando<br />
le grandi labbra, le pieghe genito-crurali, la regione pubica<br />
e quella inguinale; non va dimenticata la regione perineale e<br />
perianale sino ad una parte del solco intergluteo. L’ispezione<br />
ricerca eventuali alterazioni cromatiche sotto forma di macchie<br />
rosse, bianche o pigmentate, la presenza di rilievi sulla<br />
superficie quali papule, placche, noduli, vegetazioni, vescicole,<br />
pustole e perdita di sostanza quali ulcere e fissurazioni.<br />
All’ispezione va associata una delicata palpazione tesa a rilevare<br />
spessore, infiltrazione, fissità, dolorabilità delle lesioni<br />
vulvari.<br />
Generalmente l’ispezione vulvare viene definita in letteratura<br />
ginecologica come vulvoscopia intendendo con ciò l’ispezione<br />
colposcopica della vulva dopo applicazione di acido<br />
acetico al 3-5%. Tuttavia l’utilizzo dell’acido acetico risulta<br />
scarsamente utile nella diagnostica delle malattie vulvari ed<br />
in alcuni casi addirittura fuorviante, in quanto il rivestimento<br />
mucoso e cutaneo della vulva non possiede epitelio di trasformazione<br />
ed è nettamente diverso dall’epitelio mucoso cervico-vaginale.<br />
Pertanto per vulvoscopia non si deve intendere<br />
l’ispezione colposcopica della vulva ma l’ispezione ragionata<br />
e consapevole, condotta ad occhio nudo e con eventuale buo-