11.12.2012 Views

Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore

Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore

Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

RElaziONi<br />

epitelio spesso con superficie relativamente liscia e piatta e<br />

con grado variabile di ipercheratosi ma mai tanto marcata<br />

come nella forma condilomatosa. L’epitelio è caratterizzato<br />

dalla presenza di cellule atipiche immature di tipo parabasale<br />

(similmente a quanto avviene nel carcinoma in situ della<br />

cervice) con bordi citoplasmatici indistinti, scarso citoplasma<br />

e nucleo ingrandito, ipercromatico. Le mitosi anche atipiche<br />

sono numerose e la coliocitosi, presente in superficie, è meno<br />

evidente che nella forma condilomatosa. Al pari della forma<br />

condilomatosa è frequente l’interessamento degli annessi<br />

cutanei.La VIN differenziata interessa prevalentemente donne<br />

anziane e si presenta come lesione unica. Dal punto di vista<br />

morfologico si osserva aumento di spessore dell’epitelio<br />

con paracheratosi e allungamento delle creste epidermiche<br />

che tendono anche ad anastomizzarsi. L’atipia citologica,<br />

assente o lieve, è limitata agli strati basale e parabasale,<br />

mentre sono presenti cheratinociti di grandi dimensioni con<br />

citoplasma eosinofilo, con nucleo vescicoloso e con evidenti<br />

ponti intercellulari. Queste cellule, al pari delle perle cornee,<br />

possono essere presenti anche nella parte più profonda delle<br />

creste epidermiche. Le cellule degli strati basale e parabasale<br />

generalmente appaiono di piccole dimensioni con cromatina<br />

nucleare densa e con nucleolo evidente.La VIN differenziata è<br />

spesso associata con lichen sclerosus o con iperplasia di cellule<br />

squamose ed è caratterizzata dalla positività delle cellule di<br />

tutti gli strati per la proteina p53, al contrario di quanto accade<br />

nelle VIN indifferenziate nelle quali non si osserva positività<br />

per questa proteina. Questa forma di VIN evolve verso una<br />

neoplasia invasiva in una bassa percentuale di casi (stimata in<br />

percentuali variabili dal 3-4% al 20% a seconda del lavori) e<br />

quasi sempre sottoforma di microinvasione.<br />

Delle lesioni in situ merita un cenno anche la malattia di<br />

Paget, relativamente semplice dal punto di vista diagnostico<br />

anche perché certamente meno rara dell’altra lesione che può<br />

entrare in diagnosi differenziale e cioè il melanoma in situ.<br />

Tuttava alcuni recenti lavori hanno descritto una forma di<br />

displasia con caratteristiche morfologiche simili alla malattia<br />

di Paget e che vengono definite come VIN pagetoidi 6 7 . Inoltre<br />

non va dimenticata la possibilità che la malattia di Paget sia<br />

secondaria a neoplasie ghiandolari di altri distretti viciniori<br />

alla vulva, nel qual caso la conoscenza della storia clinica e<br />

i risultati delle indagini strumentali rappresentano fattori imprescindibili<br />

per la diagnosi.<br />

Per quanto riguarda le lesioni non neoplastiche, nel 1987 la<br />

ISSVD propone una nuova classificazione delle lesioni vulvari<br />

definendole “ alterazioni epiteliali vulvari non neoplastiche<br />

“ comprendenti:<br />

- lichen sclerosus;<br />

- iperplasia di cellule squamose;<br />

- altre dermatosi.<br />

La successiva revisione della classificazione è del 1989 e<br />

nasce dalla collaborazione della ISSVD con la ISGP. Questa<br />

classificazione è sovrapponibile a quella del 1987 ma<br />

prevede l’aggiunta dei termini “atroficus” al lichen sclerosus<br />

e “non altrimenti specificata” all’iperplasia di cellule<br />

squamose.L’aggiunta della precisazione “non altrimenti<br />

specificata” all’iperplasia di cellule squamose è finalizzata a<br />

definire come tali soltanto quelle lesioni iperplastche aspecifiche<br />

che non rientrano in altri quadri anatomo-clinici noti;<br />

la diagnosi di iperplasia di cellule squamose diventa cioè<br />

una diagnosi di esclusione. Tuttavia questa aggiunta rischia<br />

di creare una zona d’ombra nella quale confinare quadri<br />

anatomo-clinici che patologi poco esperti non riescono a<br />

classificare in modo corretto. Probabilmente una revisione<br />

critica della terminologia sarà alla base di una rivisitazione<br />

2<strong>27</strong><br />

della classificazione oggi in uso.Anche l’aggiunta del termine<br />

“atrofico” al lichen sclerosus non trova tutti d’accordo dal<br />

momento che pare dimostrato come il lichen sclerosus sia<br />

una lesione evolutiva e non “atrofica” (come viene descritto<br />

in altri distretti cutanei) e con potenzialità di sviluppare una<br />

neoplasia.L’etiologia dell’iperplasia di cellule squamose e del<br />

lichen sclerosus è ancora sconosciuta. L’iperplasia di cellule<br />

squamose rappresenta forse una risposta aspecifica a patologie<br />

sistemiche (diabete, epatopatie, linfomi, ecc.) e/o a fattori esogeni<br />

(infettivi, fisici, chimici, ecc.) che innescano un circolo<br />

vizioso: prurito- grattamento-iperplasia epiteliale. Lesioni<br />

specifiche (psoriasi, infezioni da Candida, lichen planus, ecc.)<br />

che comportano iperplasia cellulare non dovrebbero pertanto<br />

essere incluse in questa categoria.<br />

Nel gruppo delle altre dermatosi vengono inserite lesioni infiammatorie,<br />

bollose, ecc. riscontrabili in altri distretti cutanei<br />

e mucosi.La più recente classificazione del 2006 è totalmente<br />

diversa dalle precedenti in quanto basata esclusivamente<br />

sull’aspetto morfologico della lesione, raggruppando lesioni<br />

con pattern spongiotico, acantotico, lichenoide, con omogeneizzazione<br />

o sclerosi del derma, vescicolo-bolloso, acantolitico,<br />

granulomatoso, vasculopatico 8 9 .<br />

Per il lichen sclerosus l’ipotesi più accreditata è che si tratti<br />

di una lesione autoimmunitaria sostenuta da una variazione<br />

genetica sul sistema HLA anche se ancora non è dimostrata<br />

la presenza di un anticorpo specifico.La letteratura più recente<br />

dimostra una stretta associazione tra lichen sclerosus e<br />

carcinoma squamoso non correlata ad infezione da HPV ma<br />

passando per la fase di VIN differenziata. La flogosi cronica e<br />

i processi cicatriziali, in un particolare assetto immunogenetico,<br />

sarebbero responsabili dello sviluppo del carcinoma [10].<br />

Una paziente affetta da lichen sclerosus mostra un rischio di<br />

sviluppare un carcinoma 300 volte maggior erispetto ad una<br />

donna non affetta da lichen. Tuttavia la diagnosi precoce, le<br />

terapie farmacologiche e l’escissione di lesioni ispessite certamente<br />

riducono il rischio di progressione. Alla luce di questi<br />

dati è opportuno identificare dei marcatori di progressione:<br />

utili Mib 1 (LI > 50%) e p 53 (mutazione della p 53 è stata<br />

dimostrata nel 40% di lichen non associato a carcinoma e nel<br />

90% di lichen associati a carcinoma), mentre non ha alcun<br />

significato statistico la p 16 11 12 . Anche fattori che regolano<br />

l’angiogenesi e gli enzimi della ciclossigenasi sembrano<br />

svolgere un ruolo nella patogenesi del carcinoma in contesto<br />

di lichen sclerosus (aumento della densità microvascolare e<br />

espressione di VEGF e di COX-2) 13 .<br />

Bibliografia<br />

1 Jeffcoate TN, Woodcock AS. Premalignant conditions of the vulva,<br />

with particular reference to chronic dystrophies. Br Med J<br />

1961;2:1<strong>27</strong>-34.<br />

2 New nomenclature for vulvar diseas. Am J Obstet Gynecol<br />

1976;124:325-6.<br />

3 Preti M, et al. Inter-observer variation in histopathological diagnosis<br />

and grading of vulvar intraepithelial neoplasia: results of an European<br />

collaborative study. Br J Obstet Gynecol 2000;107:594-9.<br />

4 Hart WR. Vulvar intraepithelial neoplasia: historical aspects and current<br />

status. Int J Gynecol Pathol 2001;20:16-30.<br />

5 Sideri M et al. Squamous vulvar intraepithelial neoplasia: 2004 modified<br />

terminology, ISSVD Vulvar Oncology Subcommittee. J Reprod<br />

Med 2005;48:845-61.<br />

6 Raju RR, et al. Pagetoid squamous cell carcinoma in situ (pagetoid<br />

Bowen’s disease) of external genitalia. Int J Gynecol Pathol<br />

2003;22:1<strong>27</strong>-35.<br />

7 O’Neil CJ, et al. p16 expression in the female genital tract and its<br />

value in diagnosis. Adv Anat Pathol 2006;13:8-15.<br />

8 Lynch PJ. 2006 International Society for the Study of Vulvovaginal<br />

Disease classification of vulvar dermatoses: a synopsis. J Low Genit<br />

Tract Dis 2007;11:1-2.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!