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Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore

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zienti asintomatici, la sede più frequente è la porzione laterale<br />

sinistra della parete aortica, tra 2 e 5 cm dall’origine delle arterie<br />

renali. La conseguente emorragia si può estendere nello<br />

spazio retroperitoneale e provocare uno shock ipovolemico, o<br />

risultare contenuta dai tessuti molli periaortici per un periodo<br />

di tempo non prevedibile.<br />

Le alterazioni e il rimaneggiamento della parete aortica<br />

nelle placche estese e complicate possono coinvolgere la<br />

tonaca media, determinando la c.d. ulcera penetrante dovuta<br />

all’estensione dell’ulcerazione di una placca per un breve<br />

tratto nella media con formazione di un cratere sulla superficie<br />

luminale, senza distensione della superficie esterna del vaso.<br />

La frequenza di tale lesione non è nota ma sembra essere poco<br />

comune. La sede preferenziale è l’aorta addominale.<br />

Nell’aorta, l’anatomia del vaso (in particolare il suo calibro)<br />

fa sì che abbiano in genere rilevanza i fenomeni di trombosi<br />

e di embolizzazione distale, ma non le stenosi. L’aorta ateromatosa<br />

può essere una fonte di emboli periferici o viscerali;<br />

le placche si possono ulcerare rilasciando (soprattutto<br />

i fibroateromi) il loro contenuto nel torrente circolatorio e<br />

provocare embolizzazione distale con la possibilità che gli<br />

organi distali vadano incontro ad atrofia, ischemia o infarto.<br />

Le conseguenze cliniche dipendono dalla presenza di vasi<br />

collaterali.<br />

Aortiti<br />

G. D’Amati<br />

Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche ed Anatomo Patologiche,<br />

Sapienza, Università di Roma.<br />

Con il termine di aortite definiamo un’infiammazione della<br />

parete aortica che coinvolge invariabilmente la tonaca media.<br />

La flogosi è associata in maniera variabile ad altri reperti istopatologici,<br />

come la distruzione delle fibre elastiche, la necrosi<br />

e la fibrosi. L’interessamento della giunzione medio-intimale<br />

e dell’intima è frequente, mentre quello dell’avventizia è<br />

variabile. La classificazione più seguita delle aortiti, adottata<br />

anche da questo gruppo di esperti, si basa sulla suddivisione<br />

in forme infettive e non infettive ed offre il vantaggio di essere<br />

funzionale alla terapia di queste affezioni.<br />

Verranno trattati i principali quadri istologici delle aortiti, i<br />

contesti in cui il patologo si trova a fare diagnosi di queste<br />

affezioni, i problemi di diagnostica differenziale, gli accorgimenti<br />

tecnici per ottimizzare la diagnosi.<br />

zone grigie ed implicazioni future<br />

O. Leone<br />

Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Orsola-Malpighi, Anatomia<br />

ed Istologia Patologica, Bologna<br />

Le aortopatie sono numerose ed eterogenee ed alla loro genesi<br />

concorrono complessi sistemi cellulari e molecolari, che interagiscono<br />

nel determinare il danno parietale ed i conseguenti<br />

eventi clinici delle aortopatie acute (dissezione o rottura) e<br />

croniche (aneurismi/cronicizzazione di quadri acuti) e la loro<br />

progressione/estensione. L’aumento delle conoscenze sulla<br />

struttura e funzione della parete aortica e sulla sua fisiopatologia<br />

ed istopatologia sta delineando un più complesso<br />

approccio conoscitivo alla patologia dell’aorta, tale che l’osservatorio<br />

clinico non rappresenta più oggi l’unica prospettiva<br />

di valutazione.<br />

Le problematiche emergenti investono tematiche classificative,<br />

patogenetiche e diagnostiche, che rendono meno univoca<br />

CONGRESSO aNNualE di aNatOmia patOlOGiCa SiapEC – iap • fiRENzE, 25-<strong>27</strong> OttOBRE <strong>2012</strong><br />

l’interpretazione di quadri dapprima valutati in modo più<br />

grossolano e sbrigativo. Ci poniamo quindi più domande,<br />

alle quali possiamo per ora dare solo risposte parziali: da qui<br />

l’esistenza di zone grigie, che stiamo imparando a valorizzare<br />

come aree conoscitive in evoluzione, che potranno comportare<br />

importanti cambi di paradigma nell’approccio clinicoterapeutico<br />

alle aortopatie.<br />

L’osservatorio istopatologico<br />

La transizione intervenuta negli ultimi due decenni dallo<br />

studio anatomo-patologico preminentemente macroscopico<br />

ad un più approfondito studio istopatologico ha consentito<br />

di ampliare la realtà clinica della patologia aortica, creando<br />

un ponte con i complessi meccanismi biologici operanti nella<br />

parete vasale e le basi per un inquadramento nosografico più<br />

aderente ai reali meccanismi patogenetici in gioco.<br />

Due esempi paradigmatici:<br />

l’acquisizione che il capitolo delle aortopatie infiammatorie<br />

sia caratterizzato da un ampio spettro di quadri infiammatori,<br />

non più limitati solo alle classiche aortiti;<br />

la sempre maggiore consapevolezza che il capitolo delle aortopatie<br />

degenerative non infiammatorie accomuni, all’interno<br />

di un’unica etichetta, malattie molto eterogenee sia dal punto<br />

di vista eziologico che clinico.<br />

Le zone grigie<br />

Riconoscono differenti problematiche:<br />

l’esistenza di quadri overlapping (aterosclerosi infiammata,<br />

periaortite cronica, aneurisma infiammatorio, alcune forme di<br />

aortite) nel contesto di uno spettro eziopatogenetico, patologico<br />

e clinico-evolutivo variegato;<br />

la presenza di entità nosologiche non ancora ben definite dal<br />

punto di vista eziopatogenetico e patologico (es. periaortite<br />

cronica);<br />

l’effettiva possibilità che si realizzino quadri patologici misti,<br />

in cui coesistono aortopatie differenti (un’aortopatia con classiche<br />

lesioni degenerative può complicarsi con l’aterosclerosi<br />

o un’aortite);<br />

lo stesso processo evolutivo delle aortopatie, che può condizionare<br />

la comparsa di aspetti istopatologici differenti da<br />

quelli della malattia di base.<br />

Implicazioni future<br />

Alcuni spunti di riflessione su possibili futuri cambi di paradigma<br />

nell’approccio conoscitivo e clinico-terapeutico rispetto<br />

alle conoscenze classiche sulla patologia aortica, possono<br />

essere così riassunti:<br />

L’aorta come organo con ampio spettro di funzioni e non come<br />

semplice condotto passivo, le cui peculiari caratteristiche<br />

biologiche e le importanti funzioni emodinamiche consentono<br />

la regolazione dell’omeostasi parietale.<br />

Dalla globalità alla distrettualità. Le diverse caratteristiche<br />

embriologiche, strutturali, bioumorali e meccaniche dell’aorta<br />

toracica e addominale sono alla base della sostanziale eterogeneità<br />

dei vari segmenti, che determina corrispettivi funzionali<br />

e patologici differenti.<br />

Dall’aterosclerosi all’infiammazione. Il binomio aterosclerosi-infiammazione,<br />

ben noto in letteratura e documentato<br />

da alcune indubbie evidenze clinico-laboratoristiche, ha la<br />

sua massima evidenza nell’aorta e, come tale, può costituire<br />

un modello di lavoro per ottenere informazioni utili sotto il<br />

profilo della stratificazione prognostica e dell’individuazione<br />

di nuovi target terapeutici.<br />

Dall’intima all’avventizia: andata e ritorno. Per quanto l’intima<br />

abbia attirato per molti anni l’attenzione dei ricercatori<br />

e dei clinici, costituendo il bersaglio iniziale dell’insulto alla<br />

parete vascolare, si sta oggi rivalutando sempre più il ruolo<br />

dell’avventizia come sede finale dell’elaborazione della

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