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Sabato 27 ottobre 2012 - Pacini Editore

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L’incidenza media complessiva di eventi avversi è stata determinata<br />

del 5,2%, quella mediana del 5,5%: è coerente con l’atteso<br />

nel protocollo di studio e si colloca a un livello in media più basso<br />

rispetto al tasso mediano degli studi internazionali (9,2%).<br />

La distribuzione di eventi avversi per specialità è risultata prevalente<br />

in area medica (37,5%); contrariamente ad altri studi,<br />

la chirurgia è in seconda posizione (30,1%), seguita da pronto<br />

soccorso (6,2%) e ostetricia (4,4%).<br />

CONGRESSO aNNualE di aNatOmia patOlOGiCa SiapEC – iap • fiRENzE, 25-<strong>27</strong> OttOBRE <strong>2012</strong><br />

Sala Brunelleschi – 11.30-12.30<br />

Riguardo alle conseguenze degli eventi avversi, essi possono<br />

essere di più tipologie: prevale il prolungamento della degenza<br />

come conseguenza più frequente, seguito dalla presenza<br />

di una disabilità al momento della dimissione, mentre il decesso<br />

del paziente ha un’occorrenza mediana del 9,5%. La<br />

concordanza tra revisori è risultata piuttosto elevata (in media<br />

superiore al 95%).<br />

Qualità e sicurezza nei servizi di anatomia patologica – Parte II<br />

Moderatori: Domenico Ientile (Palermo), Fabio Vecchio (Roma)<br />

L’errore di diagnosi e variabilità diagnostica in<br />

anatomia patologica<br />

A. Fabiano<br />

Ospedale S. Giovanni Calibita Fatebenefratelli, UOC Anatomia Patologica,<br />

Roma<br />

La diagnosi clinica di un patologia si basa sull’analisi dei<br />

segni clinici e sintomatici di un paziente e dal risultato di<br />

specifiche indagini strutturali. La diagnosi istopatologica è un<br />

documento medico di importanza notevole che deve descrivere<br />

in modo meticoloso e conciso tutte le rilevanti caratteristiche<br />

del caso e trasmetterle al clinico, deve essere formulata<br />

rapidamente, deve essere accurata, deve essere una sintesi<br />

interpretativa degli aspetti morfologici strutturali e delle caratteristiche<br />

istocitopatologiche che costituiscono la lesione. Nel<br />

referto il patologo deve evitare termini tecnici, istologici, che<br />

non hanno importanza clinica e concentrarsi su quegli aspetti<br />

relativi alla terapia e alla prognosi che possono essere utilizzati<br />

dal clinico per un miglior inquadramento terapeutico.<br />

Con la consegna di un prelievo un anatomia patologica si<br />

innesca una serie complessa di eventi che hanno come fine<br />

la diagnosi istopatologica. I processi che costituiscono tale<br />

percorso risultano potersi riassumere in processi pre-analitici,<br />

analitici e post-analitici. In tutte queste fasi di accettazione,<br />

allestimento, formulazione della diagnosi e consegna della<br />

diagnosi è possibile che si possano inserire degli eventi che<br />

determinano un errore. “L’errore consiste semplicemente nel<br />

fatto che non sembra essere tale “ (Cartesio) e in medicina<br />

“si parla di errore quando l’esito di un’azione (prestazione o<br />

procedimento più complesso) non ha raggiunto i risultati che<br />

ci si era prefissati” (Carta sicurezza 2001) o anche lo si può<br />

interpretare come “un evento inatteso correlato a processo<br />

assistenziale e che comporta un danno al paziente non intenzionale<br />

e indesiderabile” (Ministero della Salute 2006). Noi ci<br />

occuperemo esclusivamente dell’errore nella diagnostica istocitopatologica.<br />

Varie possono essere le cause di errore, si possono<br />

riassumere in errore di distrazione, errore di sufficienza,<br />

errore di arroganza, errore da ignoranza. Si definisce errore<br />

medico un’omissione di intervento o un intervento inappropriato<br />

a cui consegue un evento avverso per il paziente e<br />

clinicamente significativo. Evidentemente errore diagnostico<br />

l’aver interpretato un carcinoma invasivo della mammella G3,<br />

ad esempio, come fibroadenoma; è invece un errore di diversa<br />

rilevanza clinica se un lipoma è stato interpretato come lipoma<br />

atipico o liposarcoma ben differenziato, in questo caso si<br />

parlerà di variabilità diagnostica che appartiene ad un gruppo<br />

di diagnosi istopatologiche che non hanno una riproducibilità<br />

accertata e la cui variabilità diagnostica non determina risvolti<br />

clinici gravi per il paziente. Esempi di variabilità diagnostica<br />

sono praticamente riportabili in tutte le patologie e possono<br />

raggiungere in alcuni casi livelli di discordanza anche elevata.<br />

Tale variabilità diagnostica che è valutata come detto in<br />

maniera anche percentualmente significativa non determina<br />

variazioni cliniche rilevanti ed è legata alla capacità interpretativa<br />

del singolo patologo, alla sua sensibilità diagnostica,<br />

dato personale non riproducibile e non incontrovertibile. Al<br />

contrario della variabilità diagnostica la cui possibilità di verifica<br />

è stata accertata da diversi lavori, la percentuale di errore<br />

in anatomia patologica risulta praticamente mai accertata, gli<br />

unici lavori si riferiscono ad errori che hanno determinato<br />

verifiche medico-legali.<br />

In linea di massima l’errore in anatomia patologica risulta<br />

nettamente inferiore rispetto all’errore clinico e da valutazioni<br />

generali emerse in alcuni lavori recenti non dovrebbe superare<br />

0,5-1% di tutta la diagnostica anatomo-patologica. Ottimisticamente<br />

l’errore ha anche un valore pedagogico intrinseco che<br />

può riassumersi dallo “sbagliando si impara” legato al comune<br />

buon senso all’”accrescimento della conoscenza e specialmente<br />

della conoscenza scientifica consiste nell’imparare<br />

dagli errore che abbiamo commesso “ (K.Popper).<br />

Eliminare l’errore è praticamente impossibile, possiamo<br />

però limitarlo con controlli di qualità intra-laboratorio ed<br />

inter(extra) laboratorio. A nostro parere nel controllo di qualità<br />

intra-laboratorio occorre scegliere un metodo in cui ci sia<br />

una revisione che preveda una revisione di preparati istologici.<br />

Tra i metodi più seguiti sono: a)Revisione con doppia firma<br />

di tutti i casi positivi; b) Revisione con doppia firma di tutti<br />

i casi; c) Revisione del 10% random dei casi; d) Discussione<br />

collegiale dei casi difficili; e) Revisione con doppia firma dei<br />

casi sentinella, intendendosi casi che il collega ritiene degni di<br />

essere rivisitati e ridiscussi con un collega dello stesso reparto.<br />

Buona norma è: 1) non firmare una diagnosi se non è stata<br />

mai diagnosticata dal gruppo; 2) avere per alcuni settori diagnostici<br />

un gruppo di patologi di riferimento; 3) certificare la<br />

lista dei consulenti esterni; 4) valutare in modalità critica la<br />

diagnosi del consulente esterno.<br />

Una delle conclusioni a cui possiamo giungere su un argomento<br />

che sarà ed è fonte di enorme discussione è che dell’errore<br />

non dobbiamo impaurirci, dobbiamo soltanto capire ed<br />

apprendere che esiste. Occorre seguire procedure che tentino

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