Adesso sono nel vento - Comune di Rimini
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giornata della Memoria<br />
L’arrivo ad Auschwitz-Birkenau <strong>nel</strong> ricordo <strong>di</strong> un sopravvissuto<br />
Scendemmo dai carri e la prima cosa istintiva era quella <strong>di</strong> cercare i nostri cari che avevano<br />
viaggiato in altri carri.<br />
Con mio padre e mio nonno stavamo insieme e vedemmo subito i miei fratelli. Uniti a<br />
loro andammo a cercare mia madre e mia sorella e c’era anche mio zio.<br />
A un certo punto le vedemmo da lontano.…Si tenevano per mano mia madre e mia<br />
sorella, strette, e andammo loro incontro.<br />
Mia madre ci abbracciò e ci mise le mani sul capo per darci la bene<strong>di</strong>zione.<br />
Aveva capito che era arrivata la fine e <strong>di</strong>sse: “ non ci vedremo più”. I tedeschi che urlavano,<br />
bastonavano e mia madre ebbe paura, ebbe paura non per lei, ebbe paura per noi<br />
e <strong>di</strong>sse: “<strong>Adesso</strong> andate!”.<br />
Non l‘ho più vista.<br />
La “selezione iniziale” ad Auschwitz-Birkenau <strong>nel</strong> ricordo <strong>di</strong><br />
alcuni sopravvissuti<br />
“Sceso dal treno ho sentito gran<strong>di</strong> rumori, abbaiare, urlare…<br />
Una scena <strong>di</strong>fficile da riportare in questo momento perché c‘era un fatto terribilmente<br />
emotivo, traumatico. Siamo stati calati in un mondo… in un mondo indescrivibile, un<br />
mondo che non aveva una spiegazione, che poi, piano piano, sotto i nostri occhi si è<br />
<strong>di</strong>panata. Hanno cominciato a <strong>di</strong>videre gli uomini dalle donne e, quin<strong>di</strong>, fra un abbaiare<br />
<strong>di</strong> cani, fra uomini prigionieri che aiutavano a <strong>di</strong>videre le famiglie, c‘erano le mogli che<br />
non volevano lasciare i mariti, le madri non volevano lasciare i figli…<br />
In questo frastuono tremendo, fra urla, c‘era qua una postazione con tre graduati nazisti<br />
i quali passavano…facevano una rapida e sommaria visita a uno per uno dei prigionieri,<br />
li mandavano o dentro al campo o <strong>di</strong> là, verso il crematorio”.<br />
“Guardando il campo da qui, si rivive proprio che cosa era, però non si può né filmare<br />
né descrivere quello che era la paura, lo stress e l’emozione. Quelle <strong>sono</strong> cose che non<br />
si potranno mai descrivere in nessun libro”.<br />
(Settimia Spizzichino)<br />
“Oggi che, grazie a Dio, ho <strong>di</strong>eci nipoti, penso e mi riviene <strong>nel</strong>la mente quando vi<strong>di</strong> un<br />
trasporto con circa 200 bambinette piccole così, che portavano delle bambolette <strong>di</strong><br />
pezza, si avviavano verso i forni crematori. La fiamma del crematorio stette accesa per<br />
più <strong>di</strong> due giorni”<br />
(Romeo Salmoni)<br />
“Non si ritorna ad Auschwitz per tenere dentro come se fosse una proprietà personale.<br />
Si ritorna ad Auschwitz per comunicare agli altri e renderli partecipi <strong>di</strong> questa esperienza<br />
unica…Noi non riusciamo ad apprezzare fino in fondo il dono della libertà”.<br />
(Nedo Fiano)