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Adesso sono nel vento - Comune di Rimini

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Gli altri campi, invece, erano stati lasciati per anni in uno stato <strong>di</strong> totale abbandono<br />

(Gusen) oppure volutamente rasi al suolo, occultati e trasformati in zone urbanizzate<br />

(Ebensee), o ancora cammuffati in luoghi ibri<strong>di</strong> e inquietanti (Hartheim fino a qualche<br />

anno fa, fungeva da sorta <strong>di</strong> centro <strong>di</strong> assistenza sociale). L’assoluto <strong>di</strong>sprezzo, l’in<strong>di</strong>fferenza,<br />

la voglia <strong>di</strong> occultare una memoria scomoda per la storia austriaca non mancava<br />

<strong>di</strong> colpire gli studenti, soprattutto ogni qualvolta ci si fermava per chiedere in<strong>di</strong>cazioni<br />

stradali ad un passante e lo si vedeva scuotere il capo e far finta <strong>di</strong> non capire.<br />

Gli stessi cartelli con i nomi dei campi, piccoli e non ben visibili, erano motivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

e <strong>di</strong> stupore.<br />

Quando si arrivava a Gusen con il pullman, si era soliti accostare un attimo il mezzo e<br />

scendere per prelevare la chiave del memoriale presso il bar attiguo, particolare che non<br />

passava certo inosservato agli occhi curiosi e attenti dei ragazzi. Di quello che era un<br />

campo gran<strong>di</strong>ssimo e terribile oggi resta solo un memoriale con poche lapi<strong>di</strong> e due forni<br />

crematori, il tutto recuperato e conservato dagli stessi ex deportati o dalle famiglie delle<br />

vittime a proprie spese.<br />

Nel 1977 Luciano Gambini organizzò un altro viaggio ai lager, ma questa volta non in<br />

qualità <strong>di</strong> assessore, ma come insegnante dell’Istituto Magistrale.<br />

“Avevo incominciato tre anni prima, <strong>nel</strong> 1974 a chiedere sol<strong>di</strong> alle studentesse, pagavano<br />

un tanto al mese per raggiungere la somma necessaria a pagarci il viaggio. Anche la<br />

preparazione durò molto e servì a renderle ben informate su quello che avrebbero poi<br />

visto. Siccome non avevamo nessuna risorsa da investire, chiesi aiuto a tutti”. Gambini<br />

mi mostra tutte le lettere che ha conservato, scrisse ai partiti politici, alla Fiera <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>,<br />

al Consorzio del Latte, al Ministero della Pubblica Istruzione, all’’Anpi. Trovò poche risposte<br />

positive, alcune <strong>di</strong>tte fornirono viveri per il viaggio. Il Ministero rispose che i viaggi <strong>di</strong><br />

istruzione all’estero non erano autorizzati.<br />

“Riuscimmo a partire lo stesso. Quando arrivammo a Gusen con Fabello, aprimmo il cancello<br />

del memoriale e scoprimmo che era appena successo il vandalismo che <strong>di</strong>strusse<br />

tutto, lapi<strong>di</strong> spezzate, iscrizioni danneggiate. Le mie ragazze si misero a piangere <strong>di</strong>sperate,<br />

Fabello era tremendamente <strong>di</strong>spiaciuto e preoccupato perché qualche giorno dopo<br />

avrebbe dovuto accompagnare i famigliari delle vittime del campo in visita. Fu una giornata<br />

tremenda e in<strong>di</strong>menticabile che rimase certo scolpita <strong>nel</strong>la mente delle studentesse.”<br />

Erano anni <strong>di</strong>fficili per la costruzione <strong>di</strong> una memoria collettiva della deportazione. Un<br />

anno dopo gli atti vandalici commessi a Gusen, <strong>nel</strong> 1978, esplose in Francia il caso<br />

Faurisson, poi <strong>di</strong>ffuso in tutta Europa, dal nome del professore associato <strong>di</strong> letteratura,<br />

considerato il padre del revisionismo negazionista per le sue tesi che negavano le gassazioni<br />

omicide <strong>di</strong> massa nei campi <strong>di</strong> sterminio. Correnti revisioniste – intendendo qui il<br />

termine <strong>nel</strong>la sua accezione negativa <strong>di</strong> occultamento della storia, <strong>di</strong> giustificazione del<br />

nazismo e dei suoi crimini – iniziarono poi a circolare anche in Europa, conquistando i<br />

movimenti dell’estrema destra e, purtroppo, anche alcune fasce <strong>di</strong> giovani.<br />

La stampa degli anni Ottanta si occupò più volte <strong>di</strong> questo preoccupante fenomeno e,<br />

in particolare, dell’aumento dei gruppi nazi-skin, non solo in Germania ed Austria, ma<br />

anche in altri paesi a forte immigrazione straniera.<br />

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