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Adesso sono nel vento - Comune di Rimini

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La strage degli innocenti<br />

Segre, non può più venire a scuola con noi perché è ebrea”. Non sapevano bene neanche<br />

loro quello che voleva <strong>di</strong>re e tutto sommato non lo sapevo neanche io. Famiglia<br />

agnostica la mia, non frequentavamo né la Sinagoga né ambienti ebraici. Fu ancora più<br />

<strong>di</strong>fficile accettare la realtà delle leggi razziali.<br />

Cominciò una nuova vita, una nuova scuola. Non parlavo mai con le compagne dei problemi<br />

della mia famiglia; sentivo crescere le preoccupazioni e scrutavo i visi amati, intristiti<br />

a volte umiliati da situazioni che non mi venivano spiegate, ma che intuivo, dolorosamente.<br />

Quando, dopo l’8 settembre 1943, i tedeschi occuparono l’Italia del Nord, furono<br />

le leggi <strong>di</strong> Norimberga a condannarci. Mio papà decise <strong>di</strong> mettere in salvo me. Avevo<br />

i documenti falsi e facevo una gran fatica ad imparare le nuove generalità. Fu terribile<br />

lasciare (e per sempre) la mia casa ed i miei nonni.<br />

Fui accolta da amici eroici che rischiarono la vita per nascondermi: prima fui a Ballabio<br />

in casa Pozzi e poi a Castellanza, casa Civelli. Mio papà, rischiando moltissimo, veniva<br />

ogni tanto a trovarmi. Io ero malata <strong>di</strong> nostalgia e lo supplicavo <strong>di</strong> partire con me per la<br />

Svizzera, ma lui non voleva abbandonare i suoi genitori.<br />

Nel novembre1943 i nonni ebbero il permesso dalla Questura <strong>di</strong> Como <strong>di</strong> risiedere ad<br />

Inverigo, sotto la responsabilità dei padroni <strong>di</strong> casa; il nonno era malato terminale del<br />

morbo <strong>di</strong> Parkinson e la nonna era debole e smarrita. Mio papà credette in quel permesso<br />

e decise <strong>di</strong> partire con me. I nonni furono poi deportati <strong>nel</strong> maggio successivo e<br />

uccisi al loro arrivo ad Auschwitz”.<br />

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