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Adesso sono nel vento - Comune di Rimini

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valore dell’altro. Trasforma in esigenza esistenziale la non uniformità.<br />

L’appren<strong>di</strong>mento biologico<br />

L’appren<strong>di</strong>mento <strong>nel</strong> teatro è fondamentalmente biologico; è, cioè un appren<strong>di</strong>mento nei<br />

muscoli e <strong>nel</strong> sangue, oltre che <strong>nel</strong>la mente. L’idea entra <strong>nel</strong> ritmo, <strong>nel</strong>la relazione, <strong>nel</strong><br />

rapporto tra vuoto e pieno, tra silenzio e parola, entra non solo come concetto ma come<br />

esperienza fisica.<br />

Questi caratteri del laboratorio teatrale hanno trovato una nuova, significativa verifica <strong>nel</strong>l’esperienza<br />

che si è vissuta tra il 2002 e il 2003. La giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del ’95 è tornata in<br />

mente a chi curava, per il comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, le iniziative per la giornata della memoria 2003.<br />

Così ci è stato chiesto <strong>di</strong> mettere nuovamente in scena Il comando dell’alba, creando un<br />

gruppo nuovo. I referenti previsti erano gli studenti delle scuole superiori <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, quelle<br />

stesse scuole che, a turno, partecipano ai pellegrinaggi ai campi <strong>di</strong> sterminio. Voleva essere<br />

un’occasione <strong>di</strong> continuità, per favorire la percezione dei pellegrinaggi come eventi non<br />

episo<strong>di</strong>ci. In effetti, se l’esperienza dei viaggi determina sempre nei partecipanti un’emozione<br />

intensa, un approfon<strong>di</strong>mento, una memoria forse incancellabile, solo in qualche<br />

occasione il coinvolgimento si estende alle scuole <strong>di</strong> appartenenza, alle famiglie, agli<br />

ambienti <strong>di</strong> vita. Si è pensato che un lavoro teatrale, che avrebbe comportato mesi <strong>di</strong> attività,<br />

che avrebbe coinvolto amici e familiari dei partecipanti, che sarebbe stato presentato<br />

ai ragazzi delle scuole e alla città, avrebbe favorito la continuità.<br />

Ma subito si è avvertita l’urgenza <strong>di</strong> allargare la proposta anche al <strong>di</strong> fuori delle scuole. Così<br />

si è formato un gruppo <strong>di</strong> trentotto persone, studenti e no, la cui età variava da se<strong>di</strong>ci ad<br />

oltre sessant’anni.<br />

Questa varietà, <strong>di</strong> ambienti <strong>di</strong> provenienza, <strong>di</strong> ruoli sociali, <strong>di</strong> età, ha rappresentato dapprima<br />

una <strong>di</strong>fficoltà: non era facile l’amalgama. Si è reso necessario vincere quei pre-giu<strong>di</strong>zi<br />

che le <strong>di</strong>fferenze comportavano. E proprio questa <strong>di</strong>fficoltà si è <strong>di</strong>mostrata, alla fine, la carta<br />

vincente. L’incontro – soprattutto tra giovani e meni giovani – ha rappresentato la materializzazione<br />

dell’obiettivo del laboratorio.<br />

Lo spettacolo con cui il laboratorio si è concluso è stato il coronamento <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong><br />

incontro ra<strong>di</strong>cale, autentico, tra persone che avevano insieme deciso <strong>di</strong> cercare.<br />

Il significato dell’esperienza è ben sintetizzato dalle osservazioni <strong>di</strong> alcuni degli stessi partecipanti.<br />

Pier Paolo Paolizzi - Serra Teatro<br />

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