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Adesso sono nel vento - Comune di Rimini

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ilmente sincero, consistente <strong>nel</strong> pubblico ringraziamento ed elogio per l’opportunità<br />

offerta dal <strong>Comune</strong>, l’altro certamente più incisivo ma comunque limitato <strong>di</strong>datticamente,<br />

consistente <strong>nel</strong>la promozione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione all’interno delle classi e degli istituti,<br />

talvolta anche con la presenza degli stessi rappresentanti dell’Amministrazione.<br />

“La ricaduta scolastica del viaggio <strong>di</strong>pendeva soprattutto dal livello <strong>di</strong> sensibilità e <strong>di</strong> passione<br />

che avevano gli insegnanti su questi argomenti. Quelli che si sentivano personalmente<br />

coinvolti continuavano, al ritorno, a promuovere iniziative all’interno della scuola,<br />

accettando e convi<strong>di</strong>vendo il nostro obiettivo che era quello <strong>di</strong> trasmettere l’esperienza<br />

della visita ai lager anche agli altri studenti”, riferisce Giovagnoli <strong>nel</strong> nostro recente colloquio.<br />

Purtroppo il ruolo degli insegnanti rimase spesso marginale, ma questo costituì a mio<br />

avviso un grosso limite non solo dei docenti riminesi, ma della scuola italiana in genere<br />

Non si può, del resto, non constatare una generale passività della scuola al riguardo e<br />

per averne conferma basterebbe sfogliare tutti i manuali <strong>di</strong> storia in uso <strong>nel</strong>le me<strong>di</strong>e e<br />

<strong>nel</strong>le superiori negli anni ‘70-80-’90 dove molto spesso si è taciuto sulla deportazione e<br />

sullo sterminio oppure, <strong>nel</strong>la migliore delle ipotesi, limitandosi a qualche vago e frettoloso<br />

cenno sulle violenze <strong>di</strong> guerra, in cui ci stava tutto, il bombardamento, la <strong>di</strong>struzione,<br />

la rappresaglia armata, la gassazione, l’annientamento tramite il lavoro, ecc., <strong>nel</strong>l’ambito<br />

del capitolo de<strong>di</strong>cato alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Solo dalla fine degli anni 80 – grazie anche all’enorme <strong>di</strong>vulgazione e me<strong>di</strong>atizzazione<br />

della Shoah – la scuola ha incominciato a pensare al fenomeno della deportazione e<br />

dello sterminio come nodo cruciale per insegnare la storia del Novecento, come argomento<br />

considerato (anche se non da tutti) irrinunciabile <strong>nel</strong>la programmazione <strong>di</strong> un curricolo<br />

<strong>di</strong> storia e cultura del XX secolo e non più come semplice parentesi.<br />

Anche per le scuole riminesi, dalla fine degli anni Ottanta circa incominciò un periodo <strong>di</strong><br />

maggiore coinvolgimento e attenzione per questi argomenti, tanto che, al rientro dei<br />

viaggi ai lager, aumentarono in maniera sensibile i lavori <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> rielaborazione<br />

prodotti dagli studenti: mostre, ricerche, lavori teatrali e <strong>di</strong> video, poesie, fotografie, ecc.<br />

Malgrado lo sforzo compiuto dalle scuole per rielaborare l’esperienza del viaggio, va rilevato<br />

che <strong>nel</strong>la maggior parte dei casi gli studenti realizzavano un lavoro in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong><br />

ricerca personale, quasi mai <strong>di</strong> gruppo, un lavoro spesso generico e non a tema specifico,<br />

<strong>di</strong> commento libero e non <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento ragionato. Segnale questo dell’assenza<br />

dell’insegnante come guida <strong>di</strong> un percorso educativo pensato proprio per rielaborare<br />

l’esperienza dell’universo concentrazionario, dell’assenza del necessario ed in<strong>di</strong>spensabile<br />

ruolo del me<strong>di</strong>atore che deve essere svolto dall’educatore.<br />

Leggendo molti temini o ricerchine (il <strong>di</strong>minutivo si giustifica con la brevità degli elaborati<br />

ricevuti dalle scuole) si ha come l’impressione <strong>di</strong> un tema assegnato frettolosamente<br />

dall’insegnante del tipo ”scrivete i vostri commenti sul viaggio che avete vissuto”, un<br />

tema trattato quasi senza cognizione <strong>di</strong> causa, ma semplicemente riportando (ricopiando?)<br />

notizie ed informazioni ricevute o lette in viaggio, mescolando commenti, impressioni,<br />

qualche citazione famosa <strong>di</strong> ex deportati, primo fra tutti il citatissimo Primo Levi,<br />

in una sorta <strong>di</strong> abile, ma superficiale, “copia e incolla”. Raramente ho visto, per esem-<br />

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