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Adesso sono nel vento - Comune di Rimini

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sterminio, mutarono profondamente in Italia.<br />

Non a caso, allora, torno a ricollegare <strong>Rimini</strong> e la sua esperienza territoriale con il panorama<br />

generale della storia della memoria della deportazione e della Shoah.<br />

Più del processo ad Eichmann del 1961 in Israele – che per la prima volta e davanti alle<br />

telecamere <strong>di</strong> tutto il mondo chiamò sul banco dell’accusa centinaia e centinaia <strong>di</strong> testimoni<br />

ebrei sopravvissuti allo sterminio – fu il feuilleton televisivo americano Olocausto,<br />

prodotto alla fine degli anni Settanta e trasmesso alla televisione italiana <strong>nel</strong> 1979 che<br />

ebbe una forza immensa <strong>nel</strong> riattivare la memoria <strong>di</strong> questa deportazione agli occhi della<br />

gente comune e non solo degli esperti. In effetti fu proprio l’irrealtà della raffigurazione<br />

delle scene nei lager, gli stereotipi e le innumerevoli inesattezze dell’opera che provocarono<br />

in tutti i Paesi e anche in Italia una reazione <strong>di</strong> stupore, sdegno, <strong>di</strong>ssenso e finalmente<br />

anche <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> questa storia troppo a lungo taciuta.<br />

Negli anni Ottanta, ma solo dopo la morte <strong>di</strong> Primo Levi che per quarant’anni suo malgrado<br />

aveva parlato a nome <strong>di</strong> tutti, in particolare verso la fine <strong>di</strong> quel decennio, anche<br />

gli ebrei italiani uscirono dal silenzio ed incominciarono a prendere la parola pubblicamente;<br />

molti accettarono anche <strong>di</strong> tornare là, <strong>nel</strong> campo dove avevano visto morire tutti<br />

i loro cari, la loro giovinezza, le loro speranze, per accompagnare i giovani e raccontare<br />

loro cosa avevano vissuto.<br />

Le opere della Fondazione C.D.E.C., per altro già menzionate, in particolare il bel filmdocumentario<br />

Memoria <strong>di</strong> Ruggero Gabbai <strong>sono</strong> stati tasselli fondamentali per ricostruire<br />

questi eventi e contribuire a far conoscere agli italiani questa storia accaduta sotto<br />

casa e, talvolta, con la complicità e la collaborazione <strong>di</strong> altri Italiani.<br />

Il pericolo <strong>di</strong> una nuova ondata <strong>di</strong> silenzio e <strong>di</strong> mistificazioni sulla storia della deportazione<br />

e dello sterminio spinse allora i sopravvissuti, le istituzioni pubbliche, la scuola a<br />

rompere il silenzio per de<strong>di</strong>carsi al racconto e allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi tragici eventi, seppur<br />

con mille dubbi e mille interrogativi sulle modalità <strong>di</strong> trasmissione e <strong>di</strong> educazione della<br />

memoria.<br />

Personalmente mi <strong>sono</strong> occupata più volte <strong>di</strong> sollecitare a <strong>Rimini</strong> un <strong>di</strong>battito sul tema<br />

delle <strong>di</strong>fficoltà della scuola <strong>nel</strong>l’affrontare l’educazione <strong>di</strong> Auschwitz.<br />

E’ vero che oggi, rispetto a venti o trent’anni fa, gli insegnanti non hanno più problemi <strong>di</strong><br />

informazione: i seminari, i convegni, le pubblicazioni si <strong>sono</strong> moltiplicate e hanno reso<br />

accessibile a tutti la storia della Shoah e del fenomeno concentrazionario.<br />

Eppure, anche a causa <strong>di</strong> questa abbondanza dell’informazione, va riconosciuto che il<br />

compito degli insegnanti, chiamati a raccontare un orrore incommensurabile, ma <strong>nel</strong><br />

contempo a fornire un senso, è del tutto complesso.<br />

In un contributo fornito ai docenti <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> in occasione del Giorno della Memoria 2003<br />

ho tentato <strong>di</strong> analizzare i <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà a mio avviso incontrati dagli insegnanti,<br />

accennando anche ad alcune possibili soluzioni.<br />

Na<strong>di</strong>a Baiesi 15 per il Lan<strong>di</strong>s <strong>di</strong> Bologna, Laboratorio nazionale per la <strong>di</strong>dattica della storia,<br />

cita giustamente Primo Levi come interlocutore arguto, capace <strong>di</strong> anticipare meglio<br />

<strong>di</strong> tanti altri il clima degli anni ’80, periodo in cui appunto maturò in Italia maggiore consapevolezza<br />

sull’importanza <strong>di</strong> trasmettere in maniera efficace alle giovani generazioni la<br />

storia dello sterminio.<br />

Nel 1986 Levi, all’uscita della sua ultima opera I sommersi e i salvati, venne intervistato<br />

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