Paludi di Arsago - Delizie del Ticino - Parco del Ticino
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Piano <strong>di</strong> Gestione SIC “<strong>Palu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Arsago</strong>”<br />
per l’Italia si stima una <strong>di</strong>minuzione non superiore al 20% tra 1990 al 2000, mentre a livello europeo una<br />
<strong>di</strong>minuzione ben maggiore si ebbe tra il 1970 ed il 1990. All’interno <strong>del</strong> SIC la specie è stata rilevata come<br />
ni<strong>di</strong>ficante nella porzione più occidentale, nell’area <strong>di</strong> ecotono a margine <strong>del</strong> tiro a segno.<br />
CONSERVAZIONE, FATTORI DI IMPATTO E AZIONI GESTIONALI<br />
I principali motivi <strong>del</strong> declino sono verosimilmente imputabili alla <strong>di</strong>struzione ed al deterioramento degli<br />
habitat derivanti dall’espansione <strong>del</strong>le aree coltivate e dall’intensificazione <strong>del</strong>le pratiche agricole, che ha<br />
comportato, tra l’altro, l’incremento <strong>del</strong>l’uso dei pestici<strong>di</strong>. Anche il clima può essere un fattore che ha<br />
influenzato il declino e la contrazione <strong>del</strong>l’areale in Europa occidentale, poiché estati più umide e fredde<br />
possono avere ridotto l’attività e l’abbondanza degli insetti <strong>di</strong> cui si nutre. A scala globale le variazioni<br />
climatiche possono influire notevolmente sull’andamento <strong>del</strong>le popolazioni regolando l’abbondanza <strong>del</strong>le<br />
risorse trofiche sia nei quartieri <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione sia in quelli <strong>di</strong> svernamento (Bani, 2008).<br />
STATO DI CONSERVAZIONE<br />
La specie è inclusa nell’allegato I <strong>del</strong>la Direttiva Uccelli (79/409/CEE). Spec 3. Il declino generale,<br />
accompagnato da estinzioni locali, la rarefazione e scomparsa <strong>del</strong>l’ambiente idoneo alla specie conseguente<br />
all’intensificazione <strong>del</strong>l’agricoltura e all’abbandono <strong>del</strong>le attività agro-pastorali <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale, definiscono<br />
nell’insieme un quadro critico per la specie. A livello nazionale lo stato <strong>di</strong> conservazione <strong>del</strong>la specie è<br />
considerato cattivo (LIPU, 2009). Anche a livello locale lo stato <strong>di</strong> conservazione è considerato cattivo.<br />
Accipiter nisus – Sparviere<br />
Non favorevole - Cattivo<br />
(rosso)<br />
U2<br />
HABITAT E BIOLOGIA<br />
L’habitat ideale <strong>del</strong>lo sparviere vede l’alternanza <strong>di</strong> spazi aperti, utilizzati per la caccia, e boschi misti o <strong>di</strong><br />
conifere, ideali per la ni<strong>di</strong>ficazione, effettuata su alberi maturi. Legato alle fasce collinari e montane, può<br />
anche occupare residui <strong>di</strong> boschi planiziali. Per quanto riguarda le quote, la preferenza <strong>del</strong>la specie è per la<br />
fascia altimetrica compresa tra i 700 m e i 1600 m; si può tuttavia spingere anche al limite dei 2000 m per<br />
cacciare nella stagione invernale (Vigorita e Cucè, 2008).<br />
DISTRIBUZIONE E FENOLOGIA<br />
La popolazione italiana è sedentaria, ma ad essa si aggiungono, nel periodo migratorio (settembre-novembre<br />
e marzo-maggio), in<strong>di</strong>vidui provenienti dall’Europa settentrionale. In Lombar<strong>di</strong>a la presenza <strong>del</strong>lo sparviere è<br />
legata alla fascia alpina e prealpina e alla zona <strong>del</strong>l’Oltrepò pavese (Vigorita e Cucè, 2008).<br />
CONSISTENZA E TENDENZA DELLA POPOLAZIONE<br />
In Europa la stima <strong>del</strong>la popolazione varia tra le 340.000 e 450.000 coppie con una lieve tendenza alla<br />
crescita, in seguito a un decremento numerico <strong>del</strong>la specie negli anni ’90 a cui è seguito un’espansione<br />
<strong>del</strong>l’areale. La popolazione italiana è stimata intorno alle 2000-4000 coppie ni<strong>di</strong>ficanti. Dagli anni ’80 ad oggi<br />
si è verificato un aumento <strong>del</strong>la popolazione italiana che attualmente è considerata stabile, con fluttuazioni<br />
locali e recente espansione <strong>del</strong>l’areale nella Pianura Padana. La stima per la popolazione lombarda è <strong>di</strong> 350-<br />
500 coppie ni<strong>di</strong>ficanti (Vigorita e Cucè, 2008). La specie ni<strong>di</strong>fica nell’area <strong>del</strong> SIC in Valle Bagnoli.<br />
CONSERVAZIONE, FATTORI DI IMPATTO E AZIONI GESTIONALI<br />
Le cause <strong>del</strong> declino sono la <strong>di</strong>struzione e il deterioramento degli habitat, l’uso <strong>di</strong> pestici<strong>di</strong> e il bracconaggio.<br />
Per la conservazione <strong>del</strong>la specie è necessario mirare alla salvaguar<strong>di</strong>a dei boschi <strong>di</strong> conifere mature,<br />
preferiti per la ni<strong>di</strong>ficazione e tentare, ove possibile, <strong>di</strong> promuovere una gestione forestale che converta i<br />
boschi cedui in boschi ad alto fusto. A questo bisogna aggiungere la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le fasce ecotonali e<br />
degli spazi aperti che sono necessari alla specie come territorio <strong>di</strong> caccia (Vigorita e Cucè, 2008).<br />
STATO DI CONSERVAZIONE<br />
Buteo buteo - Poiana<br />
Favorevole<br />
(verde)<br />
FV<br />
HABITAT E BIOLOGIA<br />
La poiana ni<strong>di</strong>fica in ambienti forestali e boscosi eterogenei, nelle fasce marginali, in prossimità <strong>di</strong> aree<br />
aperte che utilizza come territorio <strong>di</strong> caccia. Nei settori collinari e montani ni<strong>di</strong>fica in boschi maturi <strong>di</strong> faggio e<br />
castagno, con radure erbose e affioramenti rocciosi. In pianura la specie si è <strong>di</strong>ffusa nei pioppeti coltivati in<br />
prossimità <strong>del</strong>le golene dei corsi fluviali o in aree con alberi sparsi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. La <strong>di</strong>stribuzione<br />
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