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carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet

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la stessa senza il giardino”. un suggestivo garden zen di<br />

1.400 metri quadrati, nel cuore di Milano, che un tempo<br />

ospitava la scuola per giapponesi in Italia e poi un centro di<br />

meditazione buddista, a cui si deve il grande acero giapponese,<br />

pianta sacra per i buddisti. “Ci sono voluti due anni di<br />

restauri, unitamente alla scelta di mantenere l’architettura<br />

degli edifici, che rimanda alla razionalità volumetrica degli<br />

anni ’60 ma che è stata stemperata con le decorazioni a<br />

spray, capaci di rendere gli ambienti volutamente illusori ed<br />

evanescenti”. Le vedute prospettiche di paesaggi giapponesi<br />

rievocano infatti terre lontane, giochi di ombre e luci che<br />

dal grande tatami al centro del locale finiscono per allontanare<br />

concretamente l’ospite dalla frenesia della città, fino ad<br />

alleggerirne lo spirito.<br />

Ma la cucina? è lo specchio primo di tutti gli elementi fino<br />

a qui descritti. è contaminazione, condivisione. evoluzione<br />

di tecniche ed esperienze apprese in giro per il mondo e al<br />

contempo felicissima espressione della più autentica anima<br />

giapponese. okabe è un ponte fra tre culture, tre continenti:<br />

suggestioni gastronomiche brasiliane, <strong>rigore</strong> filosofico<br />

giapponese, creatività mediterranea. nei suoi piatti, sushi e<br />

nigiri incontrano la burrata e il foie gras, l’olio extravergine<br />

e il Kobe, la cottura a bassa temperatura - che predilige ad<br />

esempio per le uova o per l’astice - e la piastra d’ispirazione<br />

francese o il forno a vapore. Accolgono nuove tecniche,<br />

come nuovi ingredienti (anche se - confessano - il ripieno<br />

del raviolo, così come il metodo di cottura del riso per il<br />

sushi, sono punti fermi). Il <strong>rispetto</strong> per la materia prima del<br />

resto è palpabile: una cella solo per la lavorazione del pesce,<br />

una stanza dedicata alla pulizia, il totale abbattimento del<br />

crudo come richiede la normativa (del resto parliamo di una<br />

tonnellata di tonno al mese). Ci tiene a sottolinearlo roberto,<br />

a cui chiediamo infine, come sta cambiando la sua cucina.<br />

“Mi muovo con misura, diciamo così. Il mio menù evolve<br />

al 30 per cento perché ho scelto di farlo con calma, mixando<br />

vecchio e nuovo insieme, secondo il mio stato d’animo e<br />

le risposte del pubblico. Avrei novità pronte che potrebbero<br />

bastare per i prossimi tre anni, ma posso introdurle solo<br />

gradualmente”. Anche questa è una delle chiavi del successo<br />

del Finger’s garden, un “giardino delle delizie” in cui<br />

amore per il bello e cucina d’eccellenza trovano il perfetto<br />

completamento senza lasciarsi sopraffare dagli eccessi,<br />

chiudendo il cerchio di una proposta di accoglienza capace<br />

di esprimersi con misura e semplicità.<br />

Si ringrazia CHS Group per le eleganti porcellane e i raffinati<br />

monouso forniti per il servizio<br />

g www.chsgroup.it<br />

FInger’S gArDen<br />

Via giovanni Keplero, 2<br />

20124 Milano<br />

tel. 02 606544<br />

cHef: roberto oKabe<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 115

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