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carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet

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ma all’inizio del suo “viaggio”, che<br />

vide la sua prima annata in commercio<br />

con il millesimo 2000, il Sangiovese<br />

recitava una parte non secondaria<br />

all’interno del blend.<br />

testare la tenuta di alcune versioni<br />

dei primi anni è stata l’occasione per<br />

verificare non solo lo stato dell’arte,<br />

ma anche per capire meglio il cambio<br />

stilistico che, a un certo punto, ha segnato<br />

la strada di uno dei protagonisti<br />

più rappresentativi di quella categoria<br />

sui generis rappresentata, per l’ap-<br />

punto, dai cosiddetti supertuscan. Ad<br />

ospitare l’evento, il neo stellato ristorante<br />

Vun del Park Hyatt di Milano,<br />

che vede in cucina il talento dello chef<br />

napoletano Andrea Aprea. A condurre<br />

le danze, l’estro e il palato del miglior<br />

sommelier del mondo: Luca gardini.<br />

Sei le annate degustate, tutte in versione<br />

magnum: tre antecedenti il cambiamento<br />

del blend e quindi con la<br />

presenza del Sangiovese (2001, 2003<br />

e 2004; tre con la ricetta definitiva,<br />

l’arrivo del Petit Verdot e l’abbandono<br />

del nobile autoctono toscano (2007,<br />

2008, 2010). e, com’era prevedibile,<br />

la sanguignità del Sangiovese, al di là<br />

delle diverse annate, timbra il carattere<br />

dei vini in modo abbastanza netto<br />

e con incisività. A partire dalla prima<br />

annata degustata, la 2001, terrosa, con<br />

il classico sentore fruttato di prugna<br />

in primo piano e la ricchezza di note<br />

di tabacco e di goudron a completare<br />

un quadro olfattivo di ottimo pregio.<br />

La 2003 non è stata la bottiglia più<br />

entusiasmante della verticale, ma<br />

certamente una delle più sorprendenti.<br />

Circa l’infuocata vendemmia di<br />

quell’estate si è oramai scritto a iosa,<br />

non così frequente è invece trovare<br />

vini non solo vivi e vegeti, ma soprattutto<br />

non caratterizzati da note cotte<br />

e un po’ stanche. Compatto e integro,<br />

don raffinate note di macchia mediterranea<br />

e, in bocca, nonostante la<br />

presenza di una trama tannica non di<br />

grandissima grana, ha dalla sua struttura<br />

e un piacevole dinamismo. Con il<br />

2004 si entra in un’altra dimensione:<br />

struttura e avvolgenza, compattezza<br />

e ottima finezza espressiva. è un vino<br />

che riesce a coniugare quel timbro<br />

mediterraneo caratterizzato da note<br />

di timo e rosmarino (cifra stilistica di<br />

un po’ tutte le annate testate) insieme<br />

alla stoffa dei grandi vini.<br />

Con il 2007 entriamo nel terzetto<br />

che abbandona il Sangiovese: meno<br />

irruenza, meno austerità, ma più dolcezza<br />

e rotondità, senza mai, però, cadere<br />

nella prevedibilità o ridondanza.<br />

Visciole e amarene, un tocco di selvaticità<br />

e un tannino ancora in divenire<br />

segnano quest’annata. Con il 2008<br />

ritorniamo alla grandezza del 2004,<br />

anche se su registri differenti: ribes, ciliegie<br />

e una gestione del rovere e delle<br />

note erbacee di ottima fattura.<br />

Infine la 2010: la gioventù non gli dona<br />

quell’equilibrio tipico delle altre annate<br />

dell’oreno, ma la cromaticità olfattiva<br />

lascia prevedere piacevoli sviluppi.<br />

g www.tenutasetteponti.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 137

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