Nota dell'Autore Il testo che segue è aggiornato al ... - goldenjackal.eu
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L. Lapini, 2009-2010. Lo sciac<strong>al</strong>lo dorato Canis aur<strong>eu</strong>s moreoticus … nell’It<strong>al</strong>ia nord-orient<strong>al</strong>e (Carnivora: Canidae)<br />
Ragusa (XV secolo). Perciò POCOCK (1936) suppose <strong>che</strong> d<strong>al</strong>matinus WAGNER,<br />
1841 dovesse confluire in anthus CUVIER, 1820 (Terra typica: Seneg<strong>al</strong>, Africa).<br />
Un più recente confronto morfologico tra gli sciac<strong>al</strong>li dorati del Sud Est <strong>eu</strong>ropeo,<br />
quelli africani e quelli asiatici suggerisce invece una discreta affinità morfologica<br />
tra le popolazioni dell'Asia Minore e quelle delle coste adriati<strong>che</strong> orient<strong>al</strong>i,<br />
sostenendo l'ipotesi di una recente colonizzazione natur<strong>al</strong>e della Penisola<br />
B<strong>al</strong>canica avvenuta attraverso un ponte di terre emerse sul Bosforo (KRYŠTUFEK<br />
& TVRTKOVIC', 1990 a). <strong>Il</strong> largo rostro <strong>che</strong> caratterizza le popolazioni croate<br />
(KRYŠTUFEK & TVRTKOVIC', 1990 a), austria<strong>che</strong> (HOI LEITNER & KRAUS, 1989) e<br />
it<strong>al</strong>iane può infatti essersi evoluto an<strong>che</strong> in seguito ad un isolamento relativamente<br />
breve delle popolazioni d<strong>al</strong>mate da quelle bulgare. In attesa di convincenti<br />
chiarimenti di ordine biochimico-genetico, sembra dunque sempre più probabile<br />
<strong>che</strong> i grandi sciac<strong>al</strong>li <strong>eu</strong>ropei debbano confluire in moreoticus GEOFFROY, 1835<br />
(LAPINI & PERCO, 1989).<br />
GENETICA<br />
Le prime indicazioni geneti<strong>che</strong> sui popolamenti di sciac<strong>al</strong>lo dorato b<strong>al</strong>canici<br />
ed austriaci sembrano indicare una impressionante omogeneità genetica di questi<br />
anim<strong>al</strong>i, <strong>che</strong> potrebbe giustificarsi con la recente espansione della specie in tutta<br />
l’Europa sud-orient<strong>al</strong>e (ZACHOS et <strong>al</strong>., 2009). Ulteriori approfondimenti sono<br />
comunque attu<strong>al</strong>mente in corso grazie ad una collaborazione tra lo scrivente e<br />
l’ISPRA (ex Infs, Ozzano dell’Emilia, Bologna), e per la prima volta includono<br />
an<strong>che</strong> tutto il materi<strong>al</strong>e raccolto in It<strong>al</strong>ia nord-orient<strong>al</strong>e fra 1985 e 2010. Queste<br />
indagini hanno un grande rilievo sia per ragioni conservazionisti<strong>che</strong>, sia per<br />
agevolare lo studio e la futura gestione della specie in It<strong>al</strong>ia. In linea più gener<strong>al</strong>e<br />
<strong>è</strong> possibile osservare <strong>che</strong> per quanto la morfologia della specie sia ben<br />
caratterizzata nell'ambito del genere Canis (SPASSOV, 1989), la sua distanza<br />
genetica d<strong>al</strong> coyote (Canis latrans) e d<strong>al</strong> lupo (Canis lupus) <strong>è</strong> piuttosto bassa<br />
(WAYNE, 1989). Ciò pare confermato an<strong>che</strong> d<strong>al</strong>la comparazione dell'attività<br />
elettroforetica di una ventina di enzimi e proteine emati<strong>che</strong> di sciac<strong>al</strong>lo, lupo e<br />
cane (SIMONSEN, 1976).<br />
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