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Prologo La noia di Suzumiya Haruhi - Homepage

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Era soltanto quello che avrei voluto <strong>di</strong>re, purtroppo. Se Nagato avesse iniziato a sembrare inaspettatamente<br />

triste o qualcosa del genere, mi sarei immobilizzato dalla paura, perciò era nel mio interesse non <strong>di</strong>rlo. Ah,<br />

bhè.<br />

In ogni caso, sarebbe stato meglio andarsene velocemente. Dopo aver avvisato Koizumi e Nagato, mi voltai<br />

verso <strong>Haruhi</strong> che <strong>di</strong>vorava i Warabi-mochi.<br />

Quando tutti uscirono dal condominio, <strong>Haruhi</strong> <strong>di</strong>chiarò che per quel giorno eravamo tutti congedati a causa<br />

della fame e si incamminò da sola verso casa. Il lavoro che ci era stato commissionato da Kimidori venne<br />

messo temporaneamente da parte.<br />

“Alla fine si risolverà tutto da solo!” <strong>di</strong>sse irresponsabilmente e smise <strong>di</strong> pari passo <strong>di</strong> pensarci, così i<br />

propositi <strong>di</strong> quella giornata svanirono nell‟aria.<br />

Sembrava che avesse già perso ogni interesse.<br />

<strong>Haruhi</strong> non era l‟unica che non aveva ancora pranzato, ma finsi <strong>di</strong> andare a casa quando tutti si separarono,<br />

poi, dopo aver aspettato per <strong>di</strong>eci minuti in agitazione, tornai nuovamente <strong>di</strong> fronte all‟abitazione del<br />

presidente del club.<br />

Gli altri tre membri della brigata stavano già aspettando lì. Il <strong>di</strong>zionario alieno con le gambe e il maledetto<br />

esper polemico avevano sguar<strong>di</strong> come se sapessero già tutto, ma Asahina chiese: “Um… Che succede? Mi<br />

avete detto che ci dovevamo ritrovare qua senza che <strong>Suzumiya</strong> se ne accorgesse…”<br />

Mi stava guardando con un‟espressione confusa. Quando i miei occhi si posarono su Nagato e poi Koizumi,<br />

la mia ansietà crebbe. Quella che mi stava aspettando <strong>di</strong> più era Asahina, o per lo meno è quello che voglio<br />

pensare.<br />

“Questi due sembrano preoccupati dalla stanza in cui siamo appena stati.” risposi, “Non è vero?”<br />

<strong>La</strong> persona sorridente e quella senza espressione annuirono contemporaneamente.<br />

“Credo che capiremo se torneremo là dentro. Giusto, Nagato?”<br />

Senza <strong>di</strong>re nulla, Nagato iniziò a camminare. <strong>La</strong> seguimmo da <strong>di</strong>etro. Superando le scale senza neanche il<br />

suono <strong>di</strong> un passo, Nagato aprì quietamente la porta, si tolse silenziosamente le scarpe e avanzò al centro<br />

della stanza.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, che non era per nulla spazioso, era già pieno con quattro persone in fila.<br />

“Qua dentro,” Nagato cominciò a parlare, “una localizzata, non corrosiva amalgamazione <strong>di</strong> spazio asincrono<br />

sta avvenendo in<strong>di</strong>pendentemente in modalità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione ristretta.”<br />

…<br />

Aspettammo un pò, ma sembrava che quella sarebbe stata l‟unica spiegazione.<br />

Se parli con frasi che sembrano formate da parole che hai scelto a caso da un <strong>di</strong>zionario e le hai messe <strong>di</strong><br />

fila come ti capitavano sotto gli occhi, io, che non ne ho uno, sono senza speranza.

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