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Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

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L’epifania del sacro nel dossello <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong> ad Acireale<br />

Si tratta <strong>di</strong> un baldacchino maestoso eseguito da maestranze locali su <strong>di</strong>segno del pittore <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong> 121 e completato<br />

nei primi <strong>anni</strong> del nove<strong>cento</strong>; è un “tosello” o dossello 122 che suscita nello spettatore stupore ed ammirazione<br />

per la sua straor<strong>di</strong>naria bellezza.<br />

Negli <strong>anni</strong> ‘50 e ‘60 il compianto prof. Enzo Maganuco 123 non mancava <strong>di</strong> recarsi ad Acireale , durante il periodo<br />

della festività <strong>di</strong> san Sebastiano, accompagnando amici, allievi e visitatori stranieri, per gustare con loro la gioia <strong>di</strong><br />

ammirare il “meraviglioso dossello”, così lui lo chiamava, esposto in onore del Santo.<br />

Il termine dossello, con cui Maganuco denominava l’opera d’arte in questione, non esiste quasi più nei <strong>di</strong>zionari<br />

e nelle enciclope<strong>di</strong>e, ma non si trova neppure il termine “tosello” con cui lo <strong>Sciuti</strong> in<strong>di</strong>cava il paramento in questione<br />

all’amico acese Gaetano Raciti; l’oblio del termine testimonia, purtroppo, la <strong>di</strong>menticanza ed il <strong>di</strong>suso della conoscenza<br />

dell’oggetto in questione anche come elemento <strong>di</strong> valore artistico. Infatti nell’elenco delle opere dello <strong>Sciuti</strong><br />

non è neppure citato.<br />

Il fatto addolora, specialmente se comparato all’interesse, all’entusiasmo, all’ammirazione tributati da uno stu<strong>di</strong>oso<br />

ed artista del calibro <strong>di</strong> Maganuco nei confronti dello splen<strong>di</strong>do dossello.<br />

Esso oggi non gode buone con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> mantenimento anche se, negli <strong>anni</strong> ‘90 è stato avviato<br />

un restauro per il consolidamento delle fodere affidato al signor Camillo Tarda 124 . Il dossello è in realtà un grande<br />

baldacchino che in arte prende il nome <strong>di</strong> “cappello”, unito ad uno schienale della stessa larghezza del cappello che<br />

si prolunga dall’alto verso il basso fino a <strong>di</strong>etro l’altare che sovrasta, decorandolo. Di solito la grandezza è proporzionata<br />

alle <strong>di</strong>mensioni della chiesa e dell’altare da adornare;sia il cappello che lo schienale sono impreziositi da<br />

ricchi ricami in seta, misti ad altri in filo d’oro e d’argento. Al centro del cappello quasi sempre lo Spirito Santo sotto<br />

le sembianze <strong>di</strong> mistica colomba, circondato da una grande raggiera; nello schienale si trovano ricamate in oro le<br />

lettere M. SS. se la chiesa è de<strong>di</strong>cata alla Madonna o le iniziali dei santi patroni, ma, in qualche caso, anche i simboli<br />

<strong>di</strong>stintivi o le armi particolari degli stessi santi.<br />

Il dossello veniva realizzato in velluto o in stoffa serica, talvolta anche in broccato; un’armatura lignea interna con<br />

la duplice funzione <strong>di</strong> sostegno e <strong>di</strong> regolamentazione della forma quadrata o rettangolare ne garantiva la stabilità e<br />

la forza <strong>di</strong> sospensione, una volta assicurato con ganci e corde dentro l’abside contenente l’altare. Anticamente, ma<br />

anche ai giorni nostri, durante le solenni processioni rituali si usavano baldacchini mobili <strong>di</strong> velluto, <strong>di</strong> raso e seta,<br />

ricamati in oro, sostenuti da quattro o sei aste metalliche; le aste impugnate da personale esperto, permettevano <strong>di</strong><br />

accompagnare, proteggendolo, il cammino del Santissimo Sacramento, le statue oggetto <strong>di</strong> venerazione particolare o<br />

gli Officianti <strong>di</strong> una certa importanza.<br />

121<br />

gIusePPe sc I u t I, insigne pittore, Zafferana Etnea 26 febbraio 1834, Roma nel 1911. Cfr. M. Calvesi, A. Corsi ,<strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong>, Ilisso;<br />

M. Donato, Ancora sull’attività <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong>, Acireale 1986 in Atti e ren<strong>di</strong>conti, Accademia Zelantea.<br />

122 Le misure del Tosello sono state rilevate dal signor Camillo Tarda, restauratore, negli <strong>anni</strong> ‘90 e sono: cappello, m. 2,50 x 4,60; schienale,<br />

m. 9,00 x 4,60 ; balza m. 11 <strong>di</strong> lunghezza x cm. 70 <strong>di</strong> larghezza. La lunghezza totale del parato è <strong>di</strong> m. 11,00 <strong>di</strong> cui due non lavorati.<br />

123<br />

en z o Ma g a n u c o ( Acate, 1896- Catania 1968 ), Docente <strong>di</strong> Storia dell’arte e <strong>di</strong> Tra<strong>di</strong>zioni popolari presso le Università <strong>di</strong> Messina e<br />

<strong>di</strong> Catania.<br />

124<br />

gIusePPe co n ta r I n o, Acireale ed il suo Barocco, Acireale 2008<br />

113

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