Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

La visione del paramento già di per sé,
costituisce un “simbolo” nella sua caratterizzazione
di “phantasma” 127 e definisce lo
spazio privilegiato nel quale e per il quale
avviene l’incontro dell’immagine figurativa
con la logica del pensiero e della conoscenza
umana; essi divengono, nella fusione operata
dall’occhio di colui che contempla, sintesi
immaginaria unica del “meraviglioso”, e del
“divino”. Questo è il momento dell’epifania
del religioso e dell’eterno che l’uomo può
conquistare attraverso la contemplazione
simbolica della bellezza, attraverso la catarsi
spirituale, attraverso la liberazione sia pure
temporanea della caducità mortale.
Nell’ambito religioso perciò la rappresentazione
simbolica assume un compito necessario,
ma sempre nuovo e dinamico 128 ; essa si
dona, ma esige la partecipazione di colui che
guarda, escludendo che egli possa mantenere
il ruolo di semplice spettatore. Il symbolon
dell’iconografia religiosa assolve una specifica
funzione che permette al fedele, sia pure
semplice ed incolto, di ricomporre mediante
la contemplazione, la riflessione e la preghiera
all’interno del tempio, luogo sacro alla
divinità e separato dalle coordinate spaziotempo
che potrebbero interferire, il vincolo
d’amore e di filiazione che lo lega indissolubilmente
a Dio.
Non si tratta solo di speranza, ma di una
vera e propria certezza che riesce a donare
127 Phantasma, viene definito così un prodotto di notevole capacità rappresentativa sensibile. Cfr. Gerd Heinz Mohr, Lessico di iconografia
cristiana.
128 Schlesinger, Geschichte des symboles, 1912.
L’epifania del sacro nel dossello di Giuseppe Sciuti ad Acireale
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