Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...
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un’apposita galleria. Col ricavato dei biglietti d’ingresso – circa 50.000 sterline –contribuì all’erezione <strong>di</strong> un ospedale.<br />
L’inconfutabile potenza espressiva <strong>di</strong> <strong>Sciuti</strong>, unita a una forma <strong>di</strong> megalomania pittorica, causarono, talvolta, stupore<br />
nei critici, i quali, per un verso concordavano sul fatto che nessuno meglio <strong>di</strong> lui sapesse generare spazi pittorici<br />
enormi dove ambientare ragguardevoli masse, ottenute con sapienti pennellate, per altro verso cominciarono a<br />
rilevare che la determinazione dei corpi non è volumetrica, corporea, ma si svolge in maniera epidermica. Da qui,<br />
un <strong>di</strong>sorientamento, e un verdetto senza appello. Sarebbe sciocco negare la fondatezza dell’appunto, ma lo sarebbe<br />
altrettanto accomunare nel biasimo tutta questa tipologia. Ci sono, infatti, <strong>di</strong>verse opere che si sottraggono al rilievo<br />
e si propongono con grande <strong>di</strong>gnità.<br />
Quella <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong> fu una carriera ricca <strong>di</strong> successi, ma non <strong>di</strong> quattrini. Le sue opere sono centinaia e centinaia,<br />
a volte, riproposte con alcune mo<strong>di</strong>fiche. Vinse <strong>di</strong>verse medaglie d’oro, ma non sapeva che farsene perché non<br />
gli consentivano <strong>di</strong> mantenere la propria famiglia. Tra i riconoscimenti più significativi, il primo premio all’Esposizione<br />
universale <strong>di</strong> Vienna del 1873 per ”Pindaro che esalta un vincitore dei giochi olimpici”; il primo premio<br />
all’esposizione <strong>di</strong> Roma per Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> canto; la medaglia d’oro a Melbourne per Le gioie <strong>di</strong> una buona mamma, e il<br />
primo premio al concorso nazionale ban<strong>di</strong>to dall’Accademia <strong>di</strong> San Luca per il progetto degli affreschi <strong>di</strong> Sassari.<br />
LE TENTAZIoNI IMPRESSIoNISTE.<br />
L’ultima battaglia <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong><br />
L’eco del successo ottenuto in Francia dagli “Impressionisti” dopo un periodo <strong>di</strong> aspra critica, lascia <strong>Sciuti</strong> sorpreso<br />
e ammirato. Non è soltanto la novità ar<strong>di</strong>ta delle forme, dei colori, delle luci a sorprenderlo, ma l’emozione che<br />
essi suscitano <strong>di</strong>nanzi a episo<strong>di</strong> or<strong>di</strong>nari e talvolta banali della vita, che, sulla tela, si caricano <strong>di</strong> insospettabile vitalità.<br />
Manet e gli altri artisti della sua corrente sembrano a lui il frutto maturo <strong>di</strong> una lunga e profonda evoluzione del<br />
gusto, alla quale egli si era accostato nel corso della sua frequentazione coi “Macchiaioli” a Firenze. In lui nessuna<br />
esperienza andò mai perduta; <strong>di</strong> contro, nessuna riuscì a monopolizzare la sua attenzione. Pittore della storia assetato<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong>osità e <strong>di</strong> monumentalità, <strong>Sciuti</strong>, all’occasione, seppe trarre dalle sue esperienze insospettabili risorse e stupire<br />
con tele <strong>di</strong> eccellente qualità.<br />
La sua Altalena trae forse ispirazione dall’analoga opera <strong>di</strong> Renoir, che ha uno svolgimento tutto <strong>di</strong>verso, sia per<br />
il numero <strong>di</strong> personaggi, sia per la <strong>di</strong>namica della composizione, sia per la tecnica impiegata. Renoir ha soprattutto<br />
cercato <strong>di</strong> rappresentare gli effetti del sole che filtra tra il fogliame degli alberi e <strong>di</strong> imprigionarli, come una istantanea,<br />
nei suoi rutilanti colori ver<strong>di</strong>, blu, ocra. <strong>Sciuti</strong>, invece, riprende un gruppo variamente impegnato a trascorrere<br />
piacevolmente ore <strong>di</strong> svago sotto gli alberi. Una scenetta borghese, senza attacchi e tempeste, appagante, piacevole.<br />
La grande tela (cm 590 per 354) della Prefettura <strong>di</strong> Catania esula nettamente <strong>dalla</strong> produzione precedente, e recupera,<br />
con un riuscito gioco <strong>di</strong> linee e rifrazioni <strong>di</strong> colori, passatempi dell’infanzia. La scena, en plein air, mostra,<br />
infatti, due ragazze, l’una seduta, l’altra in pie<strong>di</strong>, volteggiare sull’altalena.<br />
Le loro vesti sono piene <strong>di</strong> vento. Al loro fianco, i genitori. La madre, con un vestito rosso e un ombrellino, asseconda<br />
col corpo il movimento delle giovani; il padre, in abito borghese, sembra non con<strong>di</strong>videre le preoccupazioni<br />
della consorte. I due fanno da baricentro alla composizione, che continua con un grande albero, alla cui ombra quat-