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Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

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ANToNIo PATANÈ*<br />

GIUSEPPE SCIUTI E ZAFFERANA ETNEA<br />

<strong>Giuseppe</strong> Sciuto, poi <strong>Sciuti</strong>, nacque a Zafferana Etnea (Catania) il 26 febbraio 1834. Da giovane si sentì portato<br />

verso l’arte pittorica che cominciò a perfezionare a Catania presso gli stu<strong>di</strong> artistici dei pittori <strong>Giuseppe</strong> Rapisar<strong>di</strong> e<br />

<strong>Giuseppe</strong> Gandolfo e dello scenografo <strong>Giuseppe</strong> Di Stefano. Tutti questi artisti, pur nella loro <strong>di</strong>versità, ebbero un<br />

grande influsso nello sviluppo della personalità del pittore. A venire a Catania era stato convinto dal Rapidar<strong>di</strong> mentre<br />

questi era intento a completare il quadro <strong>di</strong> Maria SS. della Provvidenza nella Chiesa Madre <strong>di</strong> Zafferana. Esaurito<br />

il periodo catanese anche per la successiva <strong>morte</strong> dei due pittori catanesi, lo <strong>Sciuti</strong> iniziò a cercare commesse che<br />

trovò nella vicina Giarre e a Riposto dove affrescò la casa Tabuso. Nel 1857 <strong>di</strong>ede una svolta alla sua vita sposando<br />

la giovane Antonietta Torrisi che lo accompagnerà nei suoi spostamenti in tante città della Penisola ed estere sino alla<br />

<strong>morte</strong> <strong>avvenuta</strong> prematuramente nel 1888.<br />

A partire <strong>dalla</strong> fine del 1862, per acquisire maggiori esperienze ed anche per migliorare la sua non proprio florida<br />

posizione economica, si spostò a Firenze dove affinò la sua arte a contatto con i “macchiaioli ed i naturalisti toscani”<br />

e dove <strong>di</strong>pinse “La vedova” e “La tra<strong>di</strong>ta” , quadri che poi furono acquistati dal Municipio <strong>di</strong> Catania. Sempre avido<br />

<strong>di</strong> nuove tecniche pittoriche, nel 1867 lo <strong>Sciuti</strong> si spostò a Napoli presso lo stu<strong>di</strong>o del pittore Domenico Morelli. Qui<br />

incontrò pure l’altro pittore Filippo Palizzi e completò la sua personalità artistica in<strong>di</strong>rizzandosi soprattutto verso il<br />

genere storico ed epico-celebrativo. Esaurito il periodo napoletano e dopo essere stato in altre città d’Italia ed anche<br />

all’Estero, nel 1875 si stabilì definitivamente a Roma da dove si spostò temporaneamente in altre città italiane tra le<br />

quali ricor<strong>di</strong>amo Sassari. Poi tornò in Sicilia e specificatamente a Catania dove nel 1883 <strong>di</strong>pinse il sipario del Teatro<br />

Massimo Bellini. Stessa cosa fece poi con quello del Massimo <strong>di</strong> Palermo nel 1894. Due <strong>anni</strong> dopo, sempre a Catania,<br />

affrescò il presbiterio della Chiesa Collegiata e poi nel 1898 <strong>di</strong>pinse la grande tela “La Madonna dei bambini”<br />

nella chiesa <strong>di</strong> Sant’Agata La Vetere, opera che poi gli procurò, pur senza volerlo, una lunga <strong>di</strong>atriba giu<strong>di</strong>ziaria con<br />

il canonico Caff ed in<strong>di</strong> i suoi ere<strong>di</strong> per il mancato pagamento della commessa.<br />

Nel 1907 fu ad Acireale dove affrescò palazzi signorili (Calanna) e poi la volta della Cattedrale. Inizialmente<br />

per il bisogno e poi per una sua innata capacità <strong>di</strong> lavoro, fu un artista molto prolifico per cui <strong>di</strong>pinse moltissimo e<br />

parecchie sue opere <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>verso ( ìsipari, pale d’altare quadretti, quadri ecc.) si trovano in molte città italiane<br />

(Palermo, Sassari, Giarre, Catania ecc.) ed estere (Londra ecc). Chiuse la sua avventura terrena nella Capitale il 13<br />

marzo 1911.<br />

Uno degli aspetti meno conosciuti della sua vita e della sua personalità e <strong>di</strong> cui si sono avute negli <strong>anni</strong> passati<br />

ripetute e purtroppo poco documentate interpretazioni, è senza dubbio quello che riguarda i rapporti con il suo paese<br />

natale ossia la citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Zafferana Etnea. Da una breve ma oltremodo interessante documentazione reperita presso<br />

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