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Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

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L’ultima battaglia <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong><br />

parato architettonico, che, nel bozzetto, avevano un ruolo importantissimo. A farne le spese, soprattutto lo sfondo che,<br />

nell’affresco appare costipato, perché a <strong>Sciuti</strong> è stato imposto <strong>di</strong> rispettare la realtà dei luoghi, mentre nel bozzetto, si<br />

apre alla fantasia, accentua la profon<strong>di</strong>tà, e fa posto a palazzi fieramente moderni. Altre <strong>di</strong>fferenze che risultano dal<br />

bozzetto sono: al posto dell’arco con gli angeli e la croce, si trova un’ampia strada sulla quale prospettano alti palazzi<br />

su entrambi i lati; Giommaria Angioj non saluta tenendo il cilindro in mano e viene accompagnato da 10 cavalieri a<br />

cavallo; dei tre uomini che portano la ban<strong>di</strong>era, il primo ha un berretto non più scuro, ma rosso e porta in mano non<br />

più una sciabola, ma un moschetto con la baionetta innestata; l’e<strong>di</strong>ficio dell’affresco coi pilastri lascia il posto, sulla<br />

sinistra, a un possente palazzo patrizio, che rigira sul corso principale, mentre nella parte opposta, troviamo un nuovo<br />

palazzo alle spalle del monumento a San Nicola. Il lavoro risulta complessivamente più elastico, più <strong>di</strong>namico, più<br />

omogeneo <strong>di</strong> quello realizzato su precise richieste dei committenti, più propensi alla fotografia, che alla fantasia. Il<br />

presidente del Consiglio provinciale <strong>di</strong> Sassari, A. Mannuto – Manca. scriverà il 16 settembre 1880: “Mi gode l’animo<br />

<strong>di</strong> doverle esprimere a nome <strong>di</strong> questo Consiglio provinciale il pieno e generale gra<strong>di</strong>mento che hanno incontrato gli<br />

stupen<strong>di</strong> affreschi della S.V. nel salone destinato alle maggiori adunanze dei Rappresentanti della Provincia. Nell’ultima<br />

sessione or<strong>di</strong>naria, <strong>di</strong> recente chiusa, ho proposto ed adottato all’unanimità un voto <strong>di</strong> lode e <strong>di</strong> ringraziamento<br />

alla S.V. per le leggiadre ed ammirabili opere le quali, mercé la valentia del Suo pennello, costituiscono il maggior<br />

lustro e decoro del nostro palazzo provinciale e pongono questa provincia in grado non inferiore alle altre d’Italia,<br />

anche per rapporto al pregio in cui vengono tenute le Belle Arti, affinché il sentimento e l’ispirazione al bello facciano<br />

prova <strong>di</strong> avanzata civiltà e gentilezza in popoli che le coltivano e le incoraggiano”. Il bozzetto è quello pubblicato;<br />

la gigantografia è l’affresco. Nella parete <strong>di</strong> fronte a quella in cui è stata affrescata l’Entrata <strong>di</strong> Giommaria Angioj in<br />

Sassari, trova posto La repubblica sassarese, mentre la volta ospita una sintesi della storia d’Italia.<br />

La repubblica sassarese si rifà all’approvazione degli statuti sotto Cavallino de honestis. L’opera esalta,<br />

come è consuetu<strong>di</strong>ne dell’artista, non soltanto i valori cromatici e quelli architettonici, ma anche quelli sociologici<br />

espressi, tra l’altro, dai costumi dell’epoca. L’ampio salone è preso <strong>di</strong> scorcio. Cavallino de honestis, assiso<br />

a un tavolo posto tra due finestre, incoraggia la <strong>di</strong>scussione. In prima fila, la teoria dei gentiluomini. Soldati<br />

con le alte picche inastate conferiscono un movimento ascensionale, riproposto da <strong>di</strong>eci alte finestre, quasi<br />

interamente coperte da tendaggi, che lasciano filtrare luminosità. L’idea <strong>di</strong> riprodurre solo metà del salone,<br />

lasciando intendere la presenza dell’altra metà, risulta opportuna, perché <strong>di</strong>lata lo spazio e facilita la <strong>di</strong>namica.<br />

Scrive Pinella <strong>Sciuti</strong>: “Questi due gran<strong>di</strong> affreschi hanno una vera importanza nella storia della decorazione ottocentesca;<br />

basterebbero per se stessi, con la ricchezza dei loro smaglianti colori, a dare fama a un artista e a porlo in primo<br />

piano tra gli affreschisti dell’epoca” (op. cit. pag. 63).<br />

La singolare perizia <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong> nell’inserire nel contesto delle sue opere delle costruzioni architettoniche<br />

è comprovata ripetutamente, sia nelle gran<strong>di</strong> tele ispirate alla civiltà greco – romana, sia in quelle, anche <strong>di</strong> modeste<br />

<strong>di</strong>mensioni, che trattano, invece, temi meno impegnativi. È stupefacente notare come un artista che non ha tratto vantaggio<br />

dagli stu<strong>di</strong> compiuti, prematuramente interrotti, riesca a impadronirsi perfettamente dei volumi, dei prospetti,<br />

dei colonnati, dei balconi, inserendoli nella composizione non come corpi estranei, ma come elementi importanti<br />

della narrazione. Per Maria Accascina (cfr. Otto<strong>cento</strong> Siciliano – Pittura, Palermo 1938, pag.63): “<strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong><br />

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