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Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

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l’ignoranza e tutti i mali della politica e della società che essa comporta possono essere efficacemente combattuti e<br />

vinti soltanto <strong>dalla</strong> luce della cultura.<br />

A Catania esiste un’altra e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Io sono la luce del mondo. Le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> quest’opera sono la metà <strong>di</strong><br />

quelle della tela <strong>di</strong> Acireale, cioè <strong>di</strong> cm 44 per 56. Ma non sono le misure che <strong>di</strong>fferenziano i due lavori; è la raffigurazione.<br />

Nel quadro catanese, la Madonna, oltre al velo che le copre la testa, ha un braccio e le gambe coperti da un<br />

ricco mantello <strong>di</strong> tessuto pregiato, mentre il bambino ha un’aureola con la quale interagiscono dei raggi che formano<br />

una croce luminosa. Niente sole e niente paesaggio alle loro spalle, ma soltanto uno sfondo scuro. La <strong>di</strong>fferenza<br />

qualitativa è notevole.<br />

IL TRIoNFo DI LoNDRA<br />

L’ultima battaglia <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong><br />

Non sempre i risultati ottenuti appagavano le attese e i bisogni del pittore. Alcune tele, sulle quali <strong>Sciuti</strong> avrebbe<br />

giurato, non incontrarono i favori <strong>di</strong> chi doveva comprarle. È il caso dell’Hic manebimus optime. Vi viene rievocato<br />

il momento solenne in cui il Senato fu chiamato a decidere se metà dei citta<strong>di</strong>ni dovessero trasferirsi a Veio. Nel<br />

momento centrale dell’ accesa <strong>di</strong>scussione giunse l’eco della voce <strong>di</strong> un centurione che ingiungeva al porta- insegne<br />

<strong>di</strong> fermarsi con le parole passate alla storia. In realtà, attraverso l’antico episo<strong>di</strong>o, <strong>Sciuti</strong> riecheggiava fin troppo da<br />

vicino le parole del re Vittorio Emanuele: “Qui siamo e qui resteremo”, allorché Roma <strong>di</strong>veniva capitale d’Italia. Il<br />

sovrano si compiacque del bozzetto. L’episo<strong>di</strong>o spinse l’artista a sacrificare tutti i suoi risparmi e a impiegare tre <strong>anni</strong><br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, <strong>di</strong> lavoro continuo, incessante, ostinato, per realizzare il quadro. Malgrado il plauso <strong>di</strong> Sua Maestà Umberto,<br />

del Consiglio superiore dell’arte, del pubblico e della critica, il Ministro della Pubblica Istruzione, Coppino, si rifiutò<br />

<strong>di</strong> acquistare l’opera. <strong>Sciuti</strong> si rivolse, il 23 Giugno 1886, al Ministro De Pretis, ma la decisione non mutò. Furono<br />

due <strong>anni</strong> <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> sacrifici.<br />

La rivincita arrivò nel maggio del 1888. A Londra venne organizzata una grande esposizione in omaggio<br />

all’arte italiana. Più <strong>di</strong> mille i quadri e quattro<strong>cento</strong> le statue. <strong>Sciuti</strong> inviò <strong>di</strong>eci tele, che colpirono subito gli<br />

organizzatori. “I miei quadri – scriveva al Tomaselli – sono esposti con molta <strong>di</strong>stinzione in una sala, dove vi è<br />

un tappeto rosso mentre nelle altre sale come in tutto il locale i pavimenti sono coperti <strong>di</strong> stuoie; <strong>di</strong> rimpetto al<br />

quadro la Battaglia <strong>di</strong> himera vi è una piattaforma con un sofà lungo quanto tutta la parete, che sarà 12 metri, e<br />

un velario per nascondere la luce agli occhi dei visitatori, insomma meglio <strong>di</strong> come sono stati esposti non poteva<br />

desiderare. Giovedì p.p. il Direttore terrà (sta per: ha tenuto) un banchetto a tre<strong>cento</strong> giornalisti: dopo il pranzo<br />

l’ha condotto nella mia sala e hanno applau<strong>di</strong>to fragorosamente. Ieri, giorno dell’apertura, il successo è stato<br />

completo, tutta Londra parla dei miei quadri”. Era proprio vero: la capitale inglese era ai suoi pie<strong>di</strong>. “La Battaglia<br />

d’himera - si legge in una corrispondenza <strong>dalla</strong> capitale inglese del Capitan Fracassa - è stata salutata dal consenso<br />

unanime dei visitatori come un capolavoro; ma per essere giu<strong>di</strong>cato tale ha dovuto passare montagne e mari. In<br />

Italia l’arte si fa a esclusivo uso e consumo degli artisti: essi fanno i quadri e ne adornano le pareti dello stu<strong>di</strong>o”.<br />

“Il Secolo” <strong>di</strong> Milano, da parte sua definiva lo <strong>Sciuti</strong> “pennello sicuro e ingegno forte come un pezzo <strong>di</strong> granito”.<br />

Il presidente del Comitato organizzatore, il colonnello I. S. North, indeciso su quale quadro dovesse acquistare, finì<br />

col comprarli in blocco con un’offerta irrinunciabile: 25.000 lire sterline. Tra i quadri esposti, due erano <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>

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