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Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...

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L’ultima battaglia <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Sciuti</strong><br />

Alla penombra che domina una parte della composizione, si contrappone la luce attraverso la quale vengono<br />

messiin rilievo il centro delle operazioni <strong>di</strong> conferimento e le autorità presenti. Tutto vuol essere vero: la grandezza<br />

della sala, le mattonelle del pavimento, le proporzioni dei soggetti in primo piano, spesso <strong>di</strong> spalle, la spontaneità<br />

delle offerte: è come se la scena venisse guardata e registrata dall’alto con evidenza assoluta. Il Diritto commenterà.<br />

“Lo Sciutti è un veterano della grande arte storica che tanto ha contribuito al risorgimento politico dell’Italia. Egli<br />

battendo una via audace e pericolosa, nella quale tanto è facile dar <strong>di</strong> cozzo nello ammanierato e nel falso, sa riuscire<br />

bene. Nel quadro dello <strong>Sciuti</strong> la gamma pittorica è tale da sbalor<strong>di</strong>re per la potenza grande della luce”. “Lo <strong>Sciuti</strong> –<br />

aggiunge Vita Italiana <strong>di</strong> Palermo – il pittore delle tinte smaglianti, intinge il pennello nel sole, nei fiori, nell’azzurro<br />

infinito del cielo”. Il Ministro della pubblica istruzione, Guido Baccelli, acquistò il quadro e lo destinò alla Galleria<br />

d’Arte Moderna <strong>di</strong> Roma. San Sebastiano dopo il martirio, cm.295 per 210, è un altro olio su tela custo<strong>di</strong>to nel Municipio<br />

<strong>di</strong> Catania. “Se è vero che viene rimproverata la mancanza <strong>di</strong> sentimento religioso, nel “S. Sebastiano” <strong>Sciuti</strong><br />

riuscì a evitare il rischio <strong>di</strong> aulicità in cui è incorso quando ha voluto, a tutti i costi, esprimere un misticismo sublime<br />

a lui sconosciuto. Pacato l’effetto coloristico, minuta l’osservazione dei particolari dell’ambiente,curatissima, come<br />

sempre, l’impostazione prospettica”. (Così Antonella Corsi, op. cit. pag. 177). La guarigione delle ferite riportate dal<br />

santo nel corso del supplizio non rimanda a nessun tipo <strong>di</strong> miracolo <strong>di</strong>vino, appare, piuttosto, il risultato dell’intervento<br />

<strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> lunga esperienza, che ha la barba bianca, i capelli lunghi e un’espressione intelligente: sa quello<br />

che va fatto in simili circostanze. Accanto a lui, tre donne dai <strong>di</strong>versi atteggiamenti: una, sull’uscio della porta, ha una<br />

mano nei capelli, mentre con l’altra tiene gli indumenti <strong>di</strong> Sebastiano; un’altra, segue con attenzione quanto accade;<br />

la terza, con un fazzoletto in testa, reca una bacinella con l’acqua. C’è, infine, la figura <strong>di</strong> un giovane inginocchiato<br />

accanto al letto. La testa del santo è abbandonata in<strong>di</strong>etro. Sembra non aver retto. Tutta l’opera, non priva <strong>di</strong> ritmo, ha<br />

un colore predominante: il bianco, che mette in evidenza i protagonisti e li fa emergere da uno sfondo grigio verdastro.<br />

Nella collezione privata <strong>di</strong> una famiglia catanese c’è un bozzetto con lo stesso titolo. È un olio <strong>di</strong> cm 100 per 70.<br />

Esso è dominato <strong>dalla</strong> statuaria figura del santo guerriero, il cui corpo è adagiato su un sofà basso e lungo. La testa,<br />

reclinata all’in<strong>di</strong>etro, è priva <strong>di</strong> vita. Un giovane me<strong>di</strong>co, chino su <strong>di</strong> lui, è intento a estrargli le frecce conficcate nel<br />

costato, nella spalla sinistra e nella coscia. Una serva tiene la bacinella con l’acqua. Vengono accennati altri due personaggi<br />

privi <strong>di</strong> testa. Evidentemente, <strong>Sciuti</strong> era più preoccupato <strong>di</strong> fissare l’idea, che <strong>di</strong> soffermarsi sui particolari.<br />

L’Adultera si <strong>di</strong>stacca nettamente dal clima eroico della battaglia e chiama tutti i presenti a partecipare <strong>di</strong>rettamente<br />

alla scena non da spettatori, ma come destinatari <strong>di</strong>retti delle parole <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Nazareth. Il racconto, pur restando<br />

definito dentro una cornice architettonica <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, ne evade per rivolgersi a tutta l’umanità. Al centro della scena,<br />

che si <strong>di</strong>lata fino a comprendere l’entrata del tempio, la tunica rossa del Nazareno. Accanto a lui, il Sommo Sacerdote,<br />

dal volto truce, determinato: <strong>di</strong> chi ha scoperto un peccato mortale e intende a tutti i costi punirlo esemplarmente. Le<br />

sue mascelle serrate, la mano destra chiusa a pugno, la veste can<strong>di</strong>da con ricchi bor<strong>di</strong> dorati per mostrare la sua purezza<br />

<strong>di</strong> sentimenti, sono emblematici annunci <strong>di</strong> una lapidazione che non può tardare. Il Maestro ha una espressione<br />

mite. Il contrasto è evidente. In primo piano, l’adultera, con i vestiti stracciati, i lunghi capelli <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nati sul volto, le<br />

palme delle mani aperte sulla fronte, quasi ad allontanare l’imminente punizione. Gesù <strong>di</strong> Nazareth rivolge al sacerdote<br />

e a tutti i presenti, pronti a colpire, la celebre frase: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.<br />

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