Sono trascorsi cento anni dalla morte di Giuseppe Sciuti, avvenuta a ...
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120<br />
Pinella Musmeci<br />
or<strong>di</strong>naria; alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> poco meno <strong>di</strong> due<strong>cento</strong> <strong>anni</strong>, si rinnovava, nella basilica <strong>di</strong> san Sebastiano, una artistica<br />
epifania del sacro, nata <strong>dalla</strong> fede e dall’impegno <strong>di</strong> un intelligente lavoro; un’opera d’arte <strong>di</strong> carattere religioso<br />
portata avanti con entusiasmo, con pazienza, umiltà e fatica: un vero e proprio miracolo <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> arte. Allu<strong>di</strong>amo<br />
a quello “stupore” che pervase l’animo degli Acesi quando furono “svelate”, nel 1737, le pitture <strong>di</strong> P. Paolo Vasta e<br />
quelle <strong>di</strong> Venerando Costanzo detto Varvazza, eseguite nel transetto della stessa basilica <strong>di</strong> san Sebastiano, come prova<br />
per superare il bando del concorso <strong>di</strong> appalto per il ciclo pittorico del santo martire. L’apparizione dell’opera del<br />
Vasta, una epifania pittorica del sacro, lasciò sbalor<strong>di</strong>ti gli Acesi; il <strong>di</strong>segno dello <strong>Sciuti</strong> e la sua perfetta esecuzione<br />
nel dossello <strong>di</strong> san Sebastiano, altra epifania del sacro, suscitarono nei fedeli presenti espressioni ed esclamazioni <strong>di</strong><br />
stupore, sentimenti <strong>di</strong> meraviglia e <strong>di</strong> reverenza <strong>di</strong> fronte al messaggio che il dossello <strong>di</strong>stintamente porgeva; esso<br />
con splen<strong>di</strong>da fusione <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> colori colpiva l’animo dei fedeli ed imponeva me<strong>di</strong>tazione e riflessione attraverso<br />
l’ammirazione della bellezza. L’autore del <strong>di</strong>segno e le sue esecutrici erano riusciti a collegare mirabilmente l’opera<br />
manuale dell’uomo alla conoscenza del cammino storico religioso dell’umanità cristiana ed al percorso millenario<br />
della Chiesa attraverso simboli ed immagini, in una sorta <strong>di</strong> apostolato offerto con delicata <strong>di</strong>screzione, ma con potente<br />
fascino suasorio del pensiero.<br />
Straor<strong>di</strong>naria per l’effetto artistico, ma anche per il valore simbolico, quella delle quattro allegorie della Fede,<br />
presenti nel cappello del baldacchino, che raffigura due pavoni <strong>di</strong>sposti specularmente mentre bevono dal Vaso della<br />
vita.<br />
Il pavone, oggi sinonimo <strong>di</strong> falsa vanità 133 , fin dall’antichità greco romana, a causa della coda a ruota, era inteso<br />
come simbolo della luce solare che dà vita. Nella prima tra<strong>di</strong>zione cristiana si trovano molte allusioni alla ruota solare<br />
e al cielo stellato simboleggiati appunto <strong>dalla</strong> coda del pavone. I Cristiani videro in questo animale il simbolo della<br />
resurrezione del corpo umano dopo la <strong>morte</strong>; sant’Agostino spiegò inoltre che la carne del pavone è incorruttibile e<br />
<strong>di</strong>ede motivo a molte rappresentazioni simboliche che si avvalgono del duplice significato 134 . Con questo significato<br />
<strong>di</strong> eternità e <strong>di</strong> incorruttibilità troviamo rappresentato il pavone in affreschi catacombali, su sarcofagi, su lastre decorative<br />
a rilievo, negli epitaffi e nei mosaici bizantini <strong>di</strong> iconografia cristiana 135 .<br />
In particolare, nel dossello <strong>di</strong> san Sebastiano l’allegoria dei pavoni vuole significare che chi muore per la Fede<br />
vivrà in eterno. Un messaggio chiaro e forte che lo <strong>Sciuti</strong> ha saputo integrare in tutto il contesto generale proposto; le<br />
esecutrici materiali dell’opera, maestre Maugeri e Leotta, lo hanno realizzato con pazienza ed amore, ponendo la loro<br />
schietta spontaneità d’animo e la fede semplice e sincera al servizio della esecuzione ottimale del capolavoro.<br />
Il risultato, a più <strong>di</strong> <strong>cento</strong> <strong>anni</strong> dall’inaugurazione è quello che ammiriamo ancora oggi e che trasporta noi, esseri<br />
imperfetti non più avvezzi ed esercitati alla vera me<strong>di</strong>tazione, sul cammino della riflessione e della preghiera apportatrici<br />
<strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong> pace.<br />
133 A.A.V.V., Simboli, Garzanti 2003; Lessico dei simboli me<strong>di</strong>evali Jaka Book.<br />
134 ge r D he I n z Mo h r, Lessico <strong>di</strong> iconografia cristiana, pag. 8.<br />
135 gI l l I s re n é, Le symbolisme dans l’art religieux, 1943.<br />
*Socio corrispondente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici.