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matilde di canossa - Provincia di Reggio Emilia

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inse<strong>di</strong>amento stabile.<br />

Questa fase si protrasse per parecchio tempo, fino circa al VI secolo dopo<br />

Cristo, quando anche in queste zone le orde dei barbari del Nord, penetrarono<br />

massicciamente nell’or<strong>di</strong>to del tessuto territoriale romano.<br />

I barbari che per il territorio emiliano, ebbero il volto crudele e feroce dei<br />

Longobar<strong>di</strong> guidati da Alboino, che scesero per la prima volta intorno al 568,<br />

elessero il Nord Italia e quin<strong>di</strong> anche il reggiano come loro nuova residenza,<br />

presentandosi come i nuovi conquistatori, convinti <strong>di</strong> soppiantare in toto la cultura<br />

romana, della quale si doveva salvaguardare solamente il <strong>di</strong>ritto e la legislazione,<br />

che essi guardavano con rispetto ed ammirazione. Il carpinetano e la fascia<br />

territoriale sopra descritta, tornarono a <strong>di</strong>ventare una zona strategicamente<br />

troppo importante per essere abbandonata facilmente, anche perché <strong>di</strong>venne<br />

la linea <strong>di</strong> confine tra le popolazioni romane, ormai fortemente influenzate<br />

dalla cultura bizantina e dalla Roma rinchiusa in Ravenna e le nuove genti<br />

longobarde, con le loro tra<strong>di</strong>zioni germaniche e nor<strong>di</strong>che.<br />

Tale zona <strong>di</strong>venne quin<strong>di</strong> un campo <strong>di</strong> battaglia, non solo per eventi bellici, ma<br />

anche e soprattutto un territorio dove inse<strong>di</strong>are ra<strong>di</strong>calmente gli influssi culturali<br />

delle due tra<strong>di</strong>zioni, per cercare <strong>di</strong> mantenere saldo il legame con le proprie<br />

ra<strong>di</strong>ci.<br />

Analizzare quin<strong>di</strong> il carpinetano e la valle del Tresinaro, vuole <strong>di</strong>re vedere uno<br />

spaccato perfetto dell’evoluzione storica del reggiano, con le varie successioni<br />

<strong>di</strong> etnie e culture, che poi hanno portato la tra<strong>di</strong>zione reggiana ad essere quello<br />

che è ora.<br />

Non è un caso come spesso viene ricordato, che anche gli e<strong>di</strong>fici cultuali cristiani<br />

più antichi, dopo la profonda fatica che la religione cristiana fece per inserirsi<br />

in una cultura fortemente pagana, abbiano trovato origine in questa zona,<br />

con le chiese <strong>di</strong> S. Vitale <strong>di</strong> Carpineti e <strong>di</strong> S. Apollinare <strong>di</strong> Casteldaldo, oltre<br />

a varie cappelle quale quella del monte Varigolo, <strong>di</strong> cui rimangono solo poche<br />

tracce. Queste chiese de<strong>di</strong>cate ai santi <strong>di</strong> Ravenna, Apollinare e Vitale, sono<br />

quasi un’eccezione nel territorio reggiano e stanno ad in<strong>di</strong>care un tentativo <strong>di</strong><br />

salvaguardare tale area dall’attacco della nuova influenza longobarda, <strong>di</strong> eresia<br />

ariana, che de<strong>di</strong>cava le chiese ai santi Giorgio e Michele. La contrapposizione<br />

tra Longobar<strong>di</strong> e Bizantini si legge molto bene semplicemente andando a vedere<br />

le chiese ed i loro santi, posti spesso uno da una parte e l’altro dall’altra del<br />

crinale, quasi a fronteggiarsi su <strong>di</strong> un’ipotetica linea <strong>di</strong> fuoco.<br />

La contrapposizione fu così netta, che in questa zona la reazione longobarda fu<br />

feroce e non è un caso che proprio qui a tutt’oggi possiamo trovare tantissime

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