matilde di canossa - Provincia di Reggio Emilia
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SAVURET<br />
Il Savuret, o Savoretto, o Saporetto, è un prodotto della tra<strong>di</strong>zione gastronomica<br />
reggiana non semplice da trattare, in quanto è presente trasversalmente al<br />
territorio provinciale, dal monte al piano, ma sotto il medesimo nome a volte si<br />
celano <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti e <strong>di</strong> preparazioni non <strong>di</strong> piccolo conto.<br />
Innanzi tutto il Savurett rientra in pieno fra i prodotti matil<strong>di</strong>zzabili, in quanto<br />
nasce dall’esigenza antica <strong>di</strong> conservare la frutta ed evitare la sua <strong>di</strong>spersione<br />
con la marcescenza. A tale bisogno si deve la nascita <strong>di</strong> marmellate, conserve,<br />
confetture e sciroppature, consumate poi nella dolciaria come ripieni <strong>di</strong> torte<br />
ed altre pietanze da farcire, oppure in accompagnamento. In tale modo per<br />
tutto l’anno, risultava possibile avere quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> consumare frutta,<br />
spesso affiancata a miele, che offriva oltre al consueto apporto vitaminico, anche<br />
un notevole numero <strong>di</strong> calorie, in un periodo <strong>di</strong> fame atavica. Non si deve poi<br />
tralasciare, l’importanza <strong>di</strong> simili preparazioni dolcificanti a trecentosessanta<br />
gra<strong>di</strong>, in un momento storico, nel quale oltre al miele, era molto <strong>di</strong>fficile avere<br />
<strong>di</strong>fferenti preparazioni che favorissero il gusto dolce.<br />
Il settecentesco Libro della famiglia Cassoli, non parla <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> Savoretto,<br />
ma elenca fra le varie ricette, nella sezione de<strong>di</strong>cata ai dolci, il metodo per<br />
confettare la frutta, unendola al mosto cotto, <strong>di</strong> qualsiasi tipologia, metodologia<br />
che, opportunamente trattata sta alla base della preparazione del Savoret, quasi<br />
a sottolineare, la profonda conoscenza <strong>di</strong> tali pratiche già nell’Età dei Lumi:<br />
“…confettare tutti i frutti con mosto, dopo lessati i frutti e asciutti, metteteli nel<br />
mosto già passato per staccio, quasi cotto e terminatelo <strong>di</strong> cuocere a consistenza<br />
<strong>di</strong> conserva e si metta in vasi…”<br />
In modo <strong>di</strong>fferente tratta l’argomento La cuciniera maestra del 1884, che fa<br />
riferimento a molti sapori (alla moda, alla turca, <strong>di</strong> cedro, <strong>di</strong> anici, <strong>di</strong> erbe<br />
odorose, <strong>di</strong> finocchio, <strong>di</strong> fragole, <strong>di</strong> granati, <strong>di</strong> limone, <strong>di</strong> mirto, <strong>di</strong> moscadella,<br />
<strong>di</strong> prugne, <strong>di</strong> uva passa, alla reale), che prevedono preparazioni simili, alcune<br />
con l’aggiunta <strong>di</strong> senape, altre che dopo avere confettato la frutta, provvedono a<br />
cuocere il tutto nel vino, ma in nessuno dei casi si parla mai <strong>di</strong> mosto cotto.<br />
Chi descrive accuratamente la preparazione del Savurett, ne analizza gli<br />
ingre<strong>di</strong>enti ed i suoi impieghi, anche quelli che esulano dalla sfera gastronomica<br />
è Luigi Camparini, che nel 1944 ricorda: “…ma dove la sapienza, giustamente<br />
orgogliosa delle massaie, particolarmente le collinari, si manifesta è nell’abilità<br />
spiegata a fare il cosìddetto savurett (specie <strong>di</strong> savore analogo alla mostarda,<br />
cosìddetta perché si ricava dal mòst e dalla saba), fatto da tutte su per giù con