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matilde di canossa - Provincia di Reggio Emilia

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infornare per 20 minuti, lasciando girare. Potete sostituire il semplice ragù con<br />

una finanziera o pollo alla cacciatora, oppure facendo lo stampo imburrato e<br />

impanato con fette <strong>di</strong> prosciutto cotto che richiuderete con il riso, formando con<br />

una scatola…”<br />

TORTA DI RISO<br />

Limitatamente al riso si può fare lo stesso <strong>di</strong>scorso riferito alla bomba anche<br />

per la torta, un dolce ra<strong>di</strong>cato da tantissimo tempo nella cultura gastronomica<br />

locale, al quale per lo stesso motivo si potrebbe affiancare il marchio del prodotto<br />

matil<strong>di</strong>zzabile o la certificazione S.T.G.<br />

Di tale preparazione ne esistono <strong>di</strong>fferenti versioni, ma già il libro <strong>di</strong> Famiglia<br />

dei Cassoli del Settecento, <strong>di</strong> oltre tre secoli fa, ricorda fra le sue pagine la torta<br />

<strong>di</strong> riso: “…si cuoci il riso nell’acqua, si pesti mandorle scorzate e vi si metta una<br />

scorzetta <strong>di</strong> limone e cannella in polvere e si unisca tutto assieme con zucchero,<br />

tuorli d’uovo e si faccia la pasta frolla e si formi la torta senza coprirla sopra e<br />

si cuoci…”<br />

Compare poi nella Cuciniera Maestra, <strong>di</strong> Leopoldo Bassi del 1884, “…prendete<br />

una libra <strong>di</strong> riso, mettetela in una casseruola con un litro <strong>di</strong> latte e una libbra<br />

<strong>di</strong> panna ed un poco <strong>di</strong> scorzetta <strong>di</strong> limone grattugiato e fatelo bollire sino che<br />

sia ben cotto spanto e che resti piuttosto molle; poi levatelo e mettetelo in un<br />

tegame e poi prendete una libra <strong>di</strong> mandorle, pelatele e pestatele nel mortaio con<br />

sei amaretti, poi unite tutto nel tegame aggiungendovi mezza libra <strong>di</strong> zucchero,<br />

otto uova e quattro tuorli e poi sbattete tutto assieme per mezz’ora, in<strong>di</strong> ungete<br />

la padella da torta e fatevi la pasta frolla <strong>di</strong> sotto e vuotatevi il vostro composto<br />

e cuocetelo al forno…” A testimoniare che questo dolce è uscito dai confini<br />

provinciali ed è entrato a fare parte del novero della culinaria italiana, esso<br />

appare nel 1891 nel libro <strong>di</strong> Pellegrino Artusi, come torta <strong>di</strong> riso: “…latte 1 litro,<br />

riso grammi 200, zucchero grammi 150, mandorle dolci con 4 amare grammi<br />

100, cedro can<strong>di</strong>to grammi 30, uova intere 3, rossi d’uovo 5, odore <strong>di</strong> scorza<br />

<strong>di</strong> limone, una presa <strong>di</strong> sale. Le mandorle sbucciatele e pestatele nel mortaio<br />

con due cucchiaiate del detto zucchero. Il can<strong>di</strong>to tagliatelo a piccolissimi da<strong>di</strong>.<br />

Cuocete il riso ben sodo nel latte, versateci dopo il con<strong>di</strong>mento e quando sarà<br />

<strong>di</strong>accio, le uova. Mettete il composto in una teglia unta col burro e spolverizzata<br />

<strong>di</strong> pangrattato, assodatelo al forno o tra due fuochi, il giorno appresso tagliate la<br />

torta a mandorle e solo quando la mandate in tavola spolverizzatela <strong>di</strong> zucchero<br />

a velo...”

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